Penitenziario

Protesta di detenuti a Imperia, Sappe: «Serve un carcere nuovo fuori città»

«Altro elemento negativo dei penitenziari italiani. Anche se l’ordine è stato ripristinato l’attenzione deve rimanere alta»

Imperia. «La protesta nel carcere di Imperia lascerà un altro solco di negatività sul quale bisogna ragionare. Anche se la polizia penitenziaria, grazie ai rinforzi giunti da Sanremo e da Genova, ha ripreso il controllo dell’istituto, non bisogna abbassare la guardia, anzi più che mai è necessario predisporre interventi correttivi». E’ quando dichiara Michele Lorenzo, segretario nazionale per la Liguria del Sappe dopo i gravi accaduti la sera e la notte scorsa nel penitenziario di via Agnesi.

«La seconda sezione del carcere di Imperia, – prosegue –, proprio quella interessata dalla protesta collettiva dei detenuti (protesta, non rivolta!), è una sezione a regime aperto: questo vuol dire che i detenuti sono liberi di girare per il reparto avendo le celle aperte sino a tarda serata, vigilati da un solo agente. Quindi, organizzare una protesta così come è avvenuto è molto semplice. Certo è che i detenuti hanno distrutto le telecamere di video sorveglianza, gli estintori, le manichette antiincendio, sgabelli e tavolini, hanno appiccato alcuni incendi in più parti del corridoio ed hanno reso inservibile l’ascensore. I danni sono rilevanti e ci vorrà del tempo per ripristinare i danni causati».

Il Sappe denuncia che «quello di Imperia è un carcere teoricamente a bassa pericolosità ed è anche sottorganico nei ruoli della polizia penitenziaria, ma è grave è che vi è la presenza del direttore solamente un giorno la settimana! La Liguria penitenziaria vive una posizione di svantaggio per la mancanza del carcere di Savona, per la chiusura del Provveditorato regionale, accorpato a quello di Torino e per una consistente carenza di personale. E’ stato un grave errore politico sopprimere, a Genova, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, accorpando tutto a Torino. Genova deve essere messa in condizione di avere un distaccamento, come già c’è oggi, ma con una reale autonomia organizzativa e gestionale da parte di un dirigente, certamente utili ai servizi di polizia penitenziaria ed alla gestione dei detenuti».

Da Roma, il segretario generale del Sappe Donato Capece commenta: «Mi preoccupa questo nuovo grave episodio avvenuto nella casa circondariale di Imperia. Restano inascoltate le nostre segnalazioni al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di Roma sulle disfunzioni e sugli inconvenienti che si riflettono sulla sicurezza e sulla operatività delle carceri liguri e del personale di polizia penitenziaria che vi lavora con professionalità, abnegazione e umanità nonostante una significativa carenza di organico. Ed è incomprensibile che chi ha il dovere di intervenire non intervenga tempestivamente. Certo è che la correlazione tra vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto, la oggettiva carenza di personale di polizia penitenziaria nei vari reparti del Triveneto non porta certo a risultati ottimali per una gestione in sicurezza delle carceri; anzi, gli eventi critici sono cresciuti in maniera esponenziale per questi palesi errori gestionali. Mi appello dunque alla ministra della Giustizia Marta Cartabia perché fermi questa spirale di inaccettabili e quotidiani violenze contro il personale di polizia penitenziaria e definisca, con i vertici del DAP, un piano urgente di intervento per fronteggiare le gravi criticità delle carceri della Liguria».

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