Under water

Esperimento sottomarino a Santo Stefano al Mare per mappare il patrimonio sommerso fotogallery

Archeologia subacquea in collaborazione con Politecnico di Torino e Soprintendenza Liguria

Santo Stefano al Mare. Santo Stefano al Mare ha un vero e proprio patrimonio sommerso, conosciuto solo in parte e che trova il suo apice nel relitto romano, datato 1° secolo. L’imbarcazione romana, all’epoca del suo passaggio, trasportava circa 300 anfore che sono ormai diventate parte del fondale marino e che hanno ricoperto, quasi a proteggerla, la struttura del relitto che si trova a circa 60metri di profondità.

Il relitto romano a cui è dedicato un museo, nella struttura dell’ex stazione ferroviaria, è stato nel corso degli anni oggetto di studi e sperimentazioni di monitoraggio, come la “meda”, una sonda a cui il progetto doveva inizialmente essere collegato. Oggi Santo Stefano ci riprova, come spiega il consigliere Remo Ferretti e prevede un progetto congiunto con il Politecnico di Torino, Soprintendenza Liguria e l’archeologo Claudio Mastrantuono che cura il museo. Oggi è stata infatti sperimentata per la prima volta l’ “Autonomous underwater vehicle”, mezzo autonomo subacqueo che si muove tramite la postazione da banchina.

«Il relitto romano, situato di fronte alle coste di Santo Stefano è legato al nostro museo. L’obiettivo è ampliare non solo l’offerta turistica ma anche dare modo agli studiosi, ai subacquei e agli appassionati di conoscere meglio il patrimonio sommerso, in questa collaborazione. In futuro vorremmo che fosse visitabile, virtualmente, all’interno del nostro museo» commenta il consigliere.

In banchina a Marina degli Aregai questa mattina anche l’ingegner Roberto Mo del Politecnico di Torino: «L’obiettivo del progetto è andare a mappare e verificare la presenza del relitto romano. Stiamo introducendo delle nuove tecnologie operative, utilizzabili senza pilota e che si attivano in maniera autonoma sul fondo del mare. Il nostro compito oggi è provare una nuova tipologia di sensoristica considerando i problemi della profondità in cui si trova il relitto e quindi la luce. Non riusciremo a vedere tutto il relitto ma possiamo riprodurre sinteticamente la presenza della struttura, i suoi contorni e il suo contenuto. Le temperature non hanno permesso di conservare lo scafo però c’è del materiale presente sul fondo e cercheremo di toccarlo di novo “con mano”».

Presente alla “spedizione” anche Stefano Costa di Soprintendenza Liguria: «Questa iniziativa è molto importante perché anche se non è la prima volta che utilizziamo veicoli dotati di impianti tecnologici per esplorare questo relitto, lo facciamo con attrezzature che sono all’avanguardia. La Liguria è una regione dove l’archeologia subacquea trae le sue origini e la soprintendenza è in prima linea con il suo servizio tecnico. La partecipazione di enti di ricerca come il politecnico di Torino è sicuramente un fatto importante dell’attività svolta finora ed è un primo passo per attività che faremo in futuro. Santo Stefano è una perla all’interno di questo panorama».

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