L'opinione

Sanremo, Movimento Imprese Italiane e Civiltà Liberale: «Pochi ristori per bar, pizzerie e ristoranti ridotti sul lastrico»

«Ipocrisia del Governo Conte2 e crisi: denunce penali per chi protesta e chiede di poter lavorare»

Ore 18 si abbassano le saracinesche e si spengono le luci: primi giorno di chiusure anticipate
- Foto d'Archivio

Sanremo. «Ed ecco che il governo Conte2, sostenuto da PD e M5S, passa alle minacce giudiziarie e repressione nei confronti di chi protesta e chiede di poter lavorare….già! non scioperare ma lavorare. Ormai dopo gli operai che scioperano richiedendo di poter lavorare, adesso anche i commercianti.

La grave situazione dei ristoratori, baristi, titolari di attività commerciali collegati alla ristorazione e alberghi, B&B non riguarda solo Sanremo gli altri comuni della provincia di Imperia, dove già alcuni hanno deciso di abbassare le saracinesche per sempre chiudendo la propria attività e portando i registri in Tribunale per non incorrere in un fallimento (che comporterebbe ulteriori problematiche). Il nuovo incomprensibile lockdown deciso dal Governo è destinato a tarpare definitivamente le ali alla ripresa su tutto il territorio nazionale e pone le premesse per un 2021 drammatico per tantissime categorie produttive. Solo per ristoranti e bar le perdite sono stimate in quasi 8 miliardi di euro, per la perdita delle feste natalizie. Ma il governo promette solo 645 milioni di ristori.

Chi governa fa presto a dire che anche in Germania e in altri Stati d’Europa hanno deciso di chiudere tutto. A parte che è vero solo in parte, visto che comunque alcune libertà personali sono garantite più che in Italia e che le limitazioni sono state annunciate per tempo, al fine di consentire ai cittadini di organizzarsi a livello famigliare e professionale. Poi non viene precisato che in quei Paesi la situazione dei conti pubblici è decisamente meno allarmante che in Italia dove il nostro debito pubblico, a causa della pandemia, è schizzato al 170% del Prodotto interno lordo, e prima o poi qualcuno ci chiederà di ripianarlo.

Come sarà ripianato? Dovremo farlo con gravosi sacrifici in termini di tasse e tagli ai servizi. Presto o tardi l’Unione Europea ci presenterà il conto e ci imporrà di rimetterci in regola con i parametri decisi dai Trattati. Peraltro in Germania la cancelliera Angela Merkel anche questa volta ha promesso ed erogato, esattamente come nella prima ondata della pandemia, il 75% delle perdite conseguite dai ristoratori rispetto al fatturato dello stesso periodo dello scorso anno. Il 75% , mentre in Italia …neanche il 25%.

Ecco allora che appare particolarmente offensivo lo stop and go utilizzato dal governo italiano nei confronti di ristoratori, baristi, albergatori e altre categorie che speravano di poter lavorare durante le vacanze natalizie, come solennemente promesso soltanto due settimane fa da Conte e soci, e che invece dovranno stare in casa.

Il primo ministro Giuseppe Conte venerdì sera, durante la conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’ultimo decreto “chiudi Italia”, ha detto che il suo ritardo nell’annunciare le nuove misure restrittive era imputabile proprio al tentativo di reperire risorse per ristori immediati a ristoratori e baristi. Molti di essi hanno infatti già preso prenotazioni per i pranzi di Natale e Capodanno e hanno già ordinato i prodotti alimentari da utilizzare in cucina. Ma quelle dichiarazioni del premier suonano come risibili, visto che i ristori ammonteranno nel loro complesso a 645 milioni di euro, a fronte di un danno stimato di quasi 8 miliardi. Infatti, a tanto ammonta solitamente il fatturato dei ristoranti nel mese di dicembre e quella cifra è il 20% del fatturato annuale, che rasenta i 40 miliardi. L’anno scorso, secondo la Federazione italiana dei pubblici esercizi (Fipe)-Confcommercio, ben 4,9 milioni di italiani sono andati al ristorante la sera di Natale e hanno speso 270 milioni di euro, dando lavoro a 85mila ristoratori e relativo personale di servizio.

Va ricordato che non esiste alcuno studio scientifico che dimostri che i ristoranti sono luoghi di contagio. Di recente è anche emerso, grazie alla pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di un mese e mezzo fa, che i virologi non si erano mai espressi a favore della chiusura dei ristoranti, ma avevano solo suggerito cautela e rigorosa applicazione dei protocolli sul distanziamento. Dunque, la scelta di chiuderli è imputabile esclusivamente all’esecutivo, che ha la totale responsabilità di aver ridotto sul lastrico milioni di lavoratori della filiera agro-alimentare e della ristorazione. Va ricordato che in Italia esistono oltre 330mila locali, tra ristoranti e bar. Per loro il Natale 2020 sarà il più buio e disastroso di sempre. Dovranno sostenere i costi fissi senza guadagnare praticamente nulla, visto che con l’asporto e il delivery non si raccolgono che le briciole dei tradizionali incassi del periodo natalizio.

La chiusura dei ristoranti e dei bar dal 24 dicembre al 6 gennaio è l’ennesimo colpo ad un settore ormai martoriato. I ristori annunciati, seppur importanti, sono parametrati ancora sul delta del fatturato di aprile 2019 su 2020, ma i fatturati del nostro settore nel mese di dicembre sono ben differenti. Occorrono quindi nuovi aiuti ma, soprattutto, una visione sul futuro: Iva agevolata, interventi sulle locazioni e abbassamento del cuneo fiscale”.

In una Repubblica sempre più saldamente fondata sulla virologia anziché sul lavoro, in una Repubblica sempre più fondata sulla divinizzazione del diritto alla salute a scapito di tutti gli altri, c’è un governo che, dopo aver promesso libertà agli italiani per le festività natalizie, non sa far altro che chiudere, vietare, proibire, soffocare. L’impressione è che si voglia aspettare la vaccinazione di massa e tenere in casa per altri mesi gli italiani. Peraltro è semplicemente grottesco parlare di riapertura di piste da sci il 7 gennaio, visto che fino al 6 sarà tutto chiuso ovunque. La misura è colma. La corda si sta spezzando e i malumori della gente presto esploderanno con esiti imprevedibili o, secondo alcuni, prevedibilissimi» – dicono il Movimento Imprese Italiane e Civiltà Liberale.

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