#Sanremo2020, Rula Jebreal: «Non si chieda mai più a una donna come era vestita quando è stata stuprata»

5 febbraio 2020 | 00:09
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#Sanremo2020, Rula Jebreal: «Non si chieda mai più a una donna come era vestita quando è stata stuprata»
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«Uomini lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere, noi donne vogliamo essere musica», ha concluso la giornalista palestinese

Sanremo. «Noi donne non siamo mai innocenti, abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, siamo troppo belle o troppo brutte, troppo disinibite e ce la siamo cercata». Un discorso profondo, sentito, dedicato alle donne, quello di Rula Jebreal, stasera al fianco di Amadeus sul palco del 70° Festival di Sanremo.

«Venendo da luoghi di guerra ho imparato a credere alle parole e non ai fucili, per rendere il mondo un posto migliore per le donne. I numeri in Italia sono spietati: oltre tre milioni di donne hanno subito violenze sessuali sul posto del lavoro, in media 88 donne al giorno subiscono violenze, ogni tre giorni viene uccisa una donna e il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta perchè ha le chiavi di casa», ha proseguito la giornalista palestinese.

Un argomento che la tocca da vicino, avendo perso la figura più importante della sua vita proprio a causa di una violenza: «Mia mamma si è suicidata quando avevo cinque anni dandosi fuoco, il dolore aveva iniziato a salire quando era solo un’adolescente. Voleva liberarsi del suo corpo perché fu stuprata due volte, la prima a 13 anni e poi dal sistema che non le ha permesso di denunciare».

“La donna cannone” di Francesco De Gregori, “La cura” di Franco Battiato, “Sally” di Vasco Rossi, “C’è tempo” di Ivano Fossati, sono queste le canzoni citate dalla Jebreal nel suo monologo e c’è una ragione ben precisa per cui sono state scelte: «Sono tutte scritte da uomini quindi è possibile trovare le parole giuste per raccontare l’amore e il rispetto. Uomini lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere. Non si chieda mai più a una donna come era vestita quando è stata stuprata, noi donne vogliamo essere musica», ha concluso Rula davanti alla figlia, in lacrime per la commozione, seduta tra il pubblico.