Referendum su lavoro e cittadinanza, a Imperia scende in campo Sinistra italiana – Alleanza verdi sinistra

L’appuntamento è in piazza san Giovanni dalle 9.30 alle 12.30
Imperia. Ecco quanto riportato in un comunicato di Sinistra italiana – Alleanza verdi sinistra Imperia.
«Nei giorni 8 e 9 giugno avranno luogo in Italia cinque referendum che riguardano il lavoro e la cittadinanza. Questo sabato, 12 aprile, dalle 9.30 alle 12.30 Sinistra italiana – Alleanza verdi sinistra sarà in piazza san Giovanni a Imperia Oneglia per informare e promuovere la partecipazione di tutti. Di seguito, una sintesi dei quesiti referendari per i quali abbiamo contribuito, con le nostre raccolte di firme in piazza, al raggiungimento del quorum: cinque sì, la tua rivoluzione comincia così.
Stop ai licenziamenti illegittimi
Il primo dei quattro referendum sul lavoro chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di quindici dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3 milioni e 500mila a oggi, e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto. Abroghiamo questa norma, diamo uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa o giustificato motivo.
Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di sedici dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere sei mensilità di risarcimento, anche qualora una/un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che tiene le/i dipendenti delle piccole imprese (circa 3 milioni e 700mila) in uno stato di forte soggezione. Obiettivo è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato affinché sia la/il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite.
Riduzione del lavoro precario
Il terzo quesito referendario punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. In Italia circa 2 milioni e 300 mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. I rapporti a termine possono oggi essere instaurati fino a 12 mesi senza alcuna ragione oggettiva che giustifichi il lavoro temporaneo. Rendiamo il lavoro più stabile. Ripristiniamo l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.
Più sicurezza sul lavoro
Il quarto quesito interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Arrivano fino a cinquecentomila, in Italia, le denunce annuali di infortunio sul lavoro. Quasi mille i morti, che vuol dire che in Italia ogni giorno tre lavoratrici o lavoratori muoiono sul lavoro. Modifichiamo le norme attuali, che impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro.
Più integrazione con la cittadinanza italiana
Il quinto referendum abrogativo propone di dimezzare da dieci a cinque anni dei tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Nel dettaglio, si va a modificare l’articolo 9 della legge n. 91/1992 con cui si è innalzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
Il referendum sulla cittadinanza Italiana non va a modificare gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza quali: la conoscenza della lingua italiana; il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito; l’incensuratezza penale; l’ottemperanza agli obblighi tributari, e l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Questa modifica costituisce una conquista decisiva per circa 2 milioni e 500mila cittadine e cittadini di origine straniera che nel nostro paese nascono, crescono, abitano, studiano, e lavorano. Allineiamo l’Italia ai maggiori paesi europei, che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero paese.»