Morì annegato a Ventimiglia, Corte d’Assise condanna nigeriano per omicidio preterintenzionale
Vittima Osakpolor Omoregie che si era gettato in mare per sfuggire a una aggressione
Imperia. La Corte d’Assise di Imperia, presieduta dal giudice Carlo Indellicati con a latere Francesca Di Naro, ha pronunciato stamane una sentenza di condanna a 6 anni e 9 mesi e al pagamento di una provvisionale di 50mila euro nei confronti di Fortune Nworji, nigeriano di 30 anni, finito a processo con l’accusa di concorso in omicidio preterintenzionale in concorso per aver causato la morte del connazionale 26enne Osakpolor Omoregie.
La scorsa udienza, al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Paola Marrali aveva chiesto una condanna 6 anni e 10 mesi.
Omoregie era annegato il 29 maggio del 2019 nello specchio acqueo nei pressi della foce del fiume Roja, a Ventimiglia, dove si era gettato nel tentativo di sfuggire all’aggressione di un gruppo di tre stranieri, di cui due risultano irreperibili e non sono mai comparsi a processo.
La difesa dell’imputato era affidata all’avvocato Elena Pezzetta che ha già annunciato il ricorso in appello. «Ho creduto fino alla fine, che potessi quantomeno aver insinuato un ragionevole dubbio sulla colpevolezza e sulla responsabilità penale dell’imputato. Farò appello e rimango fermamente convinta della mia tesi difensiva – ha dichiarato l’avvocato della difesa a margine della lettura del dispositivo -. Era abbastanza prevedibile la condanna, ma ci speravo. Sin dall’inizio è stato l’unico dei tre indagati, che si è sempre reso disponibile: ha reso dichiarazioni nell’immediatezza dei fatti, sia il giorno stesso, che in sede di incidente probatorio un mese dopo. Non si è mai allontanato dall’Italia, vive fuori da Imperia, in un’altra regione, perché l’avevano mandatovi dalla comunità presso la quale era ospite. Non è mai scappato. E’ venuto anche qui, ha reso testimonianza, può aver detto qualcosa che contrastava, ma ha ribadito ciò che nella globalità dei fatti si è verificato. Due vite sono state rovinate». Le posizioni degli altri due imputati sono state stralciate, perché gli stessi sono irreperibili, ma nel caso in cui venissero individuati dovrebbero sopportare un processo per gli stessi fatti.
A rappresentare la famiglia della vittima, costituitasi parte civile a processo, erano invece gli avvocati Marco e Luca Bosio. «Come difensori di parte civile – ha dichiarato quest’ultimo a nome di entrambi – Siamo soddisfatti della sentenza della Corte di Assise, in quanto è stata accolta appieno la tesi della pubblica accusa e della stessa parte civile. Soprattutto per la qualificazione giuridica: il fatto è stato qualificato come omicidio preterintenzionale, come abbiamo sempre sostenuto e in più è stata anche riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva in favore dei familiari della vittima».