Corone d’alloro in memoria dei caduti, Vallecrosia celebra il 25 aprile

Deposte presso i monumenti commemorativi presenti sul territorio comunale
Vallecrosia. Questa mattina, in occasione dell’80° anniversario della liberazione d’Italia che si celebra il 25 aprile, l’amministrazione comunale di Vallecrosia ha reso omaggio ai caduti con la deposizione delle corone d’alloro presso i monumenti commemorativi presenti sul territorio comunale.
La cerimonia, iniziata alle 9.45 con la santa messa e il raduno presso la chiesa di San Rocco, ha visto la deposizione della prima corona d’alloro presso il monumento dei giardini pubblici di via San Rocco, dove si è tenuta l’orazione del professor Mamone, docente di storia contemporanea all’Università di Genova e i saluti istituzionali del sindaco facente funzioni Marilena Piardi.
A seguire, gli omaggi sono stati deposti presso il monumento ai Marinai d’Italia sul lungomare Marconi, il monumento dedicato ai Partigiani del mare, il monumento degli Alpini in via Don Bosco, il cippo dei Partigiani nel cimitero cittadino e, infine, presso la lapide dei caduti nel centro storico.
Presenti all’incontro l’associazione Marinai d’Italia, l’associazione Alpini, la croce azzurra, la protezione civile, le forze dell’ordine nonché il candidato sindaco Perri e i consiglieri regionali Russo e Biasi.
Durante la celebrazione, il sindaco facente funzioni, Marilena Piardi, ha ricordato che «Oggi ricorre l’80° anniversario dalla Liberazione che ha portato il nostro Paese verso la libertà, la democrazia e la pace: auspico che questi tre valori rimangano sempre rispettati e soprattutto protetti», e ha ceduto la parola al professor Mamone che, oltre a ripercorrere il passato si è concentrato anche sulle dinamiche storiche attuali, concludendo con una profonda riflessione:
«Per lungo tempo la Resistenza si è fondata su un processo celebrativo ipertrofico che ha finito col depotenziarne l’eredità civile e morale, basti pensare alle molte stagioni commemorative che hanno tassellato il territorio dei monumenti e che hanno ridefinito le nomi delle piazze, delle vie della nostra penisola. Processi virtuosi, in principio anche necessari, ma che con il tempo si sono esauriti i rituali civili privi di un’adeguata conoscenza storica: 80 anni dopo io credo che i tempi siano maturi per un nuovo approccio al 25 aprile. In questo momento la Resistenza ha più bisogno di documenti che di monumenti, possiamo innalzare tutti i cippi che vogliamo, trasformare i luoghi della Resistenza in un parco archeologico fatto di lapidi e nomi muti, cioè non più in grado di parlarci, possiamo farlo; ma il rischio è quello di pietrificare le passioni e le ragioni dei combattenti caduti per la libertà. Solo quando la memoria smetterà di mortificarsi dietro ai muscoli di pietra della commemorazione e tornerà ad essere innervata in una riflessione storica profonda, viva e consapevole, potremo seminare pace e libertà nei terreni non più sterili delle coscienze umane, perché la memoria di pietra è una memoria tanto solida nella sua materialità quanto fragile nella sua persistenza. Ciò che invece rimarrà sempre, come inestimabile sacrificio dei Partigiani sono i 139 articoli della Costituzione Italiana, in particolare il 139° che chiude la carta costituzionale: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. Buona festa della Liberazione a tutti».
Durante la celebrazione, non sono mancate letture di poesie e l’intonazione di “Bella ciao”.