Accusato di calunnie nei confronti dei colleghi, assolto in Appello sottufficiale del commissariato di Ventimiglia

8 aprile 2025 | 18:03
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Accusato di calunnie nei confronti dei colleghi, assolto in Appello sottufficiale del commissariato di Ventimiglia

Soddisfatto l’avvocato Raffaele Tecce: «Sentenza che restituisce dignità all’operato del mio assistito»

Genova. La Prima Sezione della Corte di Appello di Genova, all’esito della Camera di Consiglio svoltasi oggi, ha ribaltato la sentenza di primo grado e assolto il sottufficiale di Polizia Luigi Dessí, difeso dall’avvocato Raffaele Tecce, del Foro di Avellino, con la formula più ampia, «perché il fatto non sussiste».

Il Sovrintendente Capo all’epoca dei fatti in forza al Commissariato di Ventimiglia, e oggi in servizio a Napoli, dove si è trasferito su sua domanda, era stato condannato, dal Tribunale ordinario di Imperia, alla pena di 1 anno e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento di 8mila euro a titolo di risarcimento del danno – che sarebbe stato patito da due ex colleghi, costituitisi parte civile – nonché alla rifusione delle spese processuali.

I fatti risalgono ad alcuni anni fa, quando ancora Dessì lavorava nella città di confine. Il poliziotto, indirizzò tre note riservate al suo dirigente con le quali riferiva di aver ricevuto da un pregiudicato notizie di condotte poco corrette ed illecite che sarebbero state compiute dall’Ispettore capo Alfredo Tiberi e dal Sovrintendente capo Roberto Scionti. Azioni che, però, non corrispondevano al vero: il Tribunale di Imperia, infatti, archiviò l’indagine e ritenne la condotta di Dessì calunniosa ai danni dei due ex colleghi, che in primo grado hanno, sentiti come testimoni, accusato l’imputato.

Di segno contrario è stata invece la valutazione della Prima Sezione della Corte di Appello di Genova che, investita dall’atto di appello proposto dall’avvocato Raffaele Tecce, difensore del Dessì, ha ribaltato completamente la decisione del giudice di primo grado, e ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste, con conseguenziale revoca delle statuizioni civili in favore delle parti civili.

«Una sentenza che restituisce dignità all’operato di Dessì, ingiustamente accusato di aver calunniato i suoi colleghi del Commissariato, solo per aver,  correttamente, agito nell’esercizio della sua funzione – dichiara il legale -. Una sentenza che afferma, in buona sostanza, che Luigi Dessì ha svolto, rispetto ai fatti in contestazione, la sua funzione in maniera esente da censure, smentendo, in maniera netta, quanto affermato da Scionti e Tiberi».