Sanremo, al liceo Cassini l’astronoma Chiara Ferrari



In onore della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza
Sanremo. Durante questa mattinata il Liceo Cassini ha avuto il privilegio di accogliere l’astronoma Chiara Ferrari in onore della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con il Club Unesco e con il patrocinio del Comune di Sanremo.
La dottoressa Chiara Ferrari, studentessa del liceo scientifico Saccheri ( oggi liceo Cassini ) , laureata in astronomia all’Università di Bologna, ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Nizza ed attualmente è responsabile della partecipazione scientifica, tecnologica ed industriale francese all’organizzazione intergovernativa SKAO, progetto internazionale di rilevamento onde radio in Sudafrica e Australia per lo studio dello spazio profondo. Rappresenta inoltre la Francia nel consiglio di amministrazione di importanti progetti internazionali nell’ambito della radio astronomia.
Chiara Ferrari si presenta al pubblico sottolineando come sia importante che ciascuno, in particolare i giovani, curino e sviluppino i propri interessi e ricorda il motto di Steve Jobs: Stay hungry, stay foolish ed aggiunge Stay free, perché quello che si studia è importante per tenere la mente aperta, per capire ciò che succede intorno a noi e questo è l’unico modo per poter essere liberi. Ricorda poi che ha studiato Astronomia perché le piace il cielo e la affascina la sua bellezza, e a tal proposito cita Kant: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”. Inizia così la sua lezione sull’Universo.
Puntualizza che per ricevere comunicazioni dall’universo bisogna conoscere i suoi messaggeri, ossia la luce, le onde gravitazionali, i raggi cosmici e infine i neutrini. Noi siamo abituati alla luce, ma esistono tanti tipi di luce ( onde radio, microonde, infrarosso, visibile, raggi x, raggi gamma ) e di colori della luce e quella che i nostri occhi vedono è la luce “visibile”, una minima percentuale fra tutti i tipi che la
compongono. Specifica anche che Il termine corretto per indicare la luce è radiazione elettromagnetica, mentre quello per definire i colori è frequenza. Parla poi della nostra galassia, la via Lattea, che contiene centinaia di miliardi di stelle, a testimonianza di come noi uomini siamo nulla nell’universo, ma la nostra galassia non è l’unica nell’universo.
Questa certezza scaturisce alla fine del Grande Dibattito sull’universo iniziato nel 1920 , in cui i due astronomi Curtis e Shapley si sono confrontati appunto sull’unicità della nostra galassia. Fino ad allora infatti si parlava di nebulosa e si pensava che fossero nubi di materiale della nostra galassia; per stabilire l’esistenza di altre galassie oltre la Via Lattea fu necessario capire come misurare le distanze nell’universo.
Grazie agli studi di Henriette Leavitt nell’Osservatorio dell’Haward College, che per prima intuì come brillavano certe stelle e scoprì una relazione diretta tra periodo e intensità luminosa nelle stelle variabili , si aprì la strada agli studi sulla teoria dell’universo in espansione. Le misurazioni della Leavitt permisero a Edwin Hubble di accertare che la nebulosa è più lontana della nostra galassia, ed è perciò una galassia al di fuori della nostra: venne così scoperta la Galassia Andromeda. Nell’Universo ci sono però centinaia di miliardi di galassie, che sono oggetti viventi perché producono stelle; ci sono inoltre ammassi di galassie tenuti inviene dalla forza gravitazionale e tale forza spiega anche perché il sistema solare non si espanda nonostante l’universo sia in espansione. L’astronoma Vera Rubin ha poi dimostrato che circa l’80% della materia delle galassie è oscura . La lezione continua con un altro messaggero nell’universo, le onde gravitazionali, ovvero perturbazioni nella struttura spazio-tempo dell’universo che si propagano alla velocità della luce ogni volta che una massa subisce un’accelerazione e nel 2015 è stato osservato uno scontro tra due buchi neri che ha creato perturbazioni fino a noi.
Nasce così l’astronomia delle onde gravitazionali, che ha dato la prima prova diretta dell’esistenza dei buchi neri, conosciuti fino ad allora in modo indiretto per gli effetti che avevano sulla materia. Ultimo messaggero sono i neutrini, particelle elementari che si muovono circa quanto la velocità della
luce, osservati negli acceleratori di particelle e recentemente è stata annunciata scopetta di un neutrino molto energetico sotto il mare di Sicilia, dove ha interagito con l’ acqua e ha prodotto un cono di luce blu captato da un telescopio.
Al termine Chiara Ferrari ha parlato delle Stelle Pulsar, ossia stelle di neutroni che ruotando con
regolarità inviano ad intervalli fissi il loro segnale, scoperte da Jocelyne Bell. La dottoressa ha
concluso la conferenza parlando del suo ruolo attivo nel progetto SKAO, organizzazione
intergovernativa per l’astronomia e la fisica fondamentale, che ha dato il via alla costruzione del più grande radiotelescopio del mondo , localizzato in Australia e in Sudafrica, che consentirà ai ricercatori di osservare e misurare l’universo con una precisione mai raggiunta prima. Ha anche fatto menzione dello Shared Sky, ossia Sotto lo stesso cielo mostra itinerante che nasce dalla collaborazione fra artisti aborigeni dei lughi dove sorge SKA e scienziati a dimostrazione di quanto il cielo stellato sia il medesimo per ogni uomo dall’antichità ad oggi ovunque egli si trovi.