Povero mercato annonario

20 marzo 2025 | 11:40
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Povero mercato annonario

Deve essere salvato da se stesso: tra degrado e inerzia, il futuro è un bivio

Sanremo. Il mercato annonario di Sanremo torna al centro delle strategie del Comune, che entro la fine dell’anno deve cogliere un’opportunità storica offerta dalla tanto vituperata direttiva Bolkestein. La norma impone la messa a gara di tutte le concessioni pubbliche, bloccate in Italia da decenni e, nel caso del mercato, ferme addirittura dal 1992. Il tema è emerso ieri a Palazzo Bellevue, durante un incontro tra l’assessore alle Attività Produttive Lucia Artusi, il sindaco Alessandro Mager, gli assessori Fulvio Fellegara e Alessandro Sindoni da una parte, e i rappresentanti di Confesercenti dall’altra: Sergio Scibilia, Mimmo Alessi e Maurizio Taggiasco.

Un confronto schietto, senza giri di parole. L’Amministrazione ha messo sul tavolo il tema ineludibile del rinnovo delle concessioni, che potrebbe anche rappresentare una grande opportunità per risolvere una situazione ormai insostenibile. Il problema non è solo economico – ogni anno il Comune deve coprire un deficit di gestione di almeno 200 mila euro – ma anche e soprattutto di degrado. Ed è questo secondo aspetto a fare più male, perché l’Annonario di Sanremo è divenuto tristemente un simbolo di cosa significhi non avere cura della cosa pubblica.

Questa mattina la scena era impietosa. E dire che l’incontro in Comune si era concluso con una reciproca ammissione di colpa: l’ente locale deve fare la sua parte per rilanciare la struttura e farlo velocemente, ma anche i concessionari dovrebbero mantenere il mercato pulito e decoroso, rispettando le numerose direttive che arrivano in questo senso dagli Uffici preposti. Parole che, a giudicare dallo stato attuale del mercato, suonano vuote.

Lo raccontano le signore con i sacchetti della spesa, che ricordano quando il mercato era il cuore pulsante del commercio cittadino. Lo raccontano le commercianti che da 40 anni lavorano lì, testimoni di un declino che mai si sarebbero aspettate. E lo raccontano anche i dettagli raccapriccianti: un cestino di mirtilli ammuffiti, preda di insetti e scarafaggi, abbandonato su un banco vuoto da mesi. Nessuno – custode comunale, commercianti, addetti alle pulizie – si è preso la briga di gettarlo via. Ma il vero scandalo sono i banchi vuoti trasformati in discariche abusive, alimentate dagli stessi concessionari che vi gettano cassette di legno pur di non smaltirle regolarmente. E poi c’è lo spazio che dovrebbe ospitare un bar, già assegnato ma mai aperto: una cartolina indegna con una panchina rossa contro la violenza sulle donne impolverata e scarpette rosse rovinate, simbolo di una protesta che sembra disprezzata più che sostenuta.

Mercato annonario Sanremo degrado banchi

Un tempo eccellenza del mercato, oggi la pescheria è dimezzata nel numero di operatori e animata da una rabbia palpabile. Cristina Alfredo, storica commerciante, non nasconde la delusione e ci mette la faccia: «Era un fiore all’occhiello. Tutti venivano a fare la spesa qui, dal più umile a chi è diventato sindaco o dirigente. Prima delle elezioni a chiedere i voti ci vengono, poi spariscono. Capisco che chi ha preso il posto del sindaco passato ha ereditato una patata bollente, ma non possiamo accettare di andare avanti così. Vogliamo essere considerati e ascoltati». Cristina mostra alcune criticità che si potrebbero risolvere con poco: telecamere non funzionanti, mattonelle alle pareti da sostituire, chiusure delle porte da aggiustare. Anche qui, torna sempre lo stesso concetto: l’amor proprio, che però dovrebbe essere dimostrato anche da chi sovrintende al mercato e forse qui non ci mette piede da troppo tempo.

Mercato annonario Sanremo degrado banchi

Continuando a girare nell’immenso edificio progettato da Grossi Bianchi a metà degli anni ’50 del secolo scorso, ci si domanda più volte: perché? Perché un potenziale così notevole non venga sfruttato. E non si può nascondere che la risposta debba contemplare un elemento: il privilegio delle concessioni. Da 30 anni, i banchi sono stati assegnati a canoni irrisori – in alcuni casi appena 24 euro al mese – permettendo ai concessionari di abbandonarli senza troppi problemi o, peggio, subaffittarli a prezzi da negozio su strada. Una storia italiana di tante, in cui a rimetterci sono tutti: cittadini e turisti, costretti a un servizio indegno. Il Comune, che spende risorse senza incassare il giusto per coprire le spese e i commercianti stessi, che operano in un ambiente fuori dal mondo.

Tutti concordano su una cosa: così non si può andare avanti. Riscrivere i regolamenti e ripensare la gestione non è più un’opzione, ma un imperativo. Serve tutelare chi ancora crede in questo mercato e impedire che una risorsa venga ridotta a un relitto urbano. L’Annonario potrebbe essere un’eccellenza come lo è in tante altre città italiane ed europee, un luogo vivo e pulsante. Invece, oggi è il simbolo di un fallimento collettivo, dove ognuno ha le proprie colpe ma nessuno sembra volerle davvero affrontare.