Paziente si uccise lanciandosi dal balcone, tribunale di Imperia assolve psichiatra

28 marzo 2025 | 11:12
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Paziente si uccise lanciandosi dal balcone, tribunale di Imperia assolve psichiatra

Il pm aveva chiesto una condanna a 4 mesi

Imperia. Il giudice monocratico del tribunale di Imperia, Marta Bossi, ha pronunciato stamane una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste nei confronti del medico psichiatra Francesco Longo, finito a processo per omicidio colposo per la morte di una sua ex paziente di 47 anni, O.R., che il 18 agosto 2020 si uccise lanciandosi dal balcone della struttura “Il Faro”, sita nell’entroterra della provincia, dove era ricoverata da diversi mesi.

La discussione

Per il medico, il pubblico ministero, Enrico Cinnella Della Porta, aveva chiesto una condanna a 4 mesi di reclusione. Secondo il magistrato, che si è avvalso della consulenza di esperti, le responsabilità del medico sono di doppia natura «per non avere riconosciuto il rischio di suicidio, non approfondendo i colloqui con la paziente e avendole permesso un’attività pericolosa (la donna si lanciò dal terrazzo mentre stendeva la biancheria in presenza di un operatore, ndr)». «Non si sarebbe dovuto permettere alla paziente di svolgere questa attività», ha sottolineato più volte il pm nella sua requisitoria, che si è svolta stamane.

«Non convincono le considerazione del consulente della difesa, il dottor Marco Lagazzi, seppure si tratti di un luminare – ha aggiunto Cinnella Della Porta – Non ritengo condivisibili le sue conclusioni in quanto vengono travisati una serie di fatti. Il perito dice che allora si sarebbe dovuto proibire alla paziente l’uso delle forchette, così come non bisognava allora consentirle l’uso delle scale perché si sarebbe potuta buttare da lì. Ma non sono state queste le causa della morte. Se non le fosse stato consentito l’accesso al terrazzino, la paziente non si sarebbe lanciata e non sarebbe morta. Se si fosse suicidata in un altro modo, oggi non saremmo qui».

«L’evento suicidiario della donna non è stato né prevedibile né evitabile», ha invece dichiarato la difesa del medico. «”Nessuno avrebbe mai pensato a un epilogo del genere”, ci hanno detto diversi testimoni – ha aggiunto l’avvocato -. Ascrivere al dottor Longo una responsabilità di questo evento, sfiorerebbe quasi una responsabilità oggettiva che è preclusa all’ordinamento penale. La frequenza dei colloqui era corretta e la terapia era congrua, come dichiarato anche dai consulenti della difesa». E ancora: «
Anche le fosse stato privato di andare a ritirare la biancheria stesa sul balcone – ha concluso la difesa – Se nella mente di queste persone malate alberga in maniera latente e nascosta, pur senza mostrare alcun segno, questa progettualità suicidiaria, non sarebbe stato il balcone, sarebbe stato qualcosa d’altro». La difesa ha chiesto dunque l’assoluzione «perché il fatto non sussiste o la formula meglio ritenuta».

Il medico era difeso dagli avvocati Giorgio e Azzurra Valfrè, e dall’avvocato Pietro Obert del foro di Torino, in rappresentanza di Sara Assicurazione Spa (compagnia assicuratrice della struttura Il Faro), mentre la parte civile (la madre della vittima) è rappresentata dall’avvocato Sandro Riceputi.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra novanta giorni.