‘Ndrangheta nel Ponente, ex procuratore Di Lecce: «Non è più un problema di infiltrazione, ma di presenza costante e continua»
Nell’Imperiese traffico di droga, ma anche riciclaggio di denaro: «Il problema è dimostrarlo»
Diano Marina. «Il quadro dell’imperiese è uno dei quadri su cui bisogna prestare la maggiore attenzione. Ormai è assodato che il Ponente ligure, rispetto alle altre parti della Regione Liguria, è quello dove l’insediamento della mafia è più numeroso». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Imperia, Alberto Lari, intervenuto come relatore nella conferenza “La mafia nel Ponente Ligure”, che si è svolto nel pomeriggio in una sala consiliare particolarmente gremita del Comune di Diano Marina gremita.
Insieme a Lari, ad analizzare l’evoluzione della criminalità organizzata nel Ponente Ligure, approfondirne le dinamiche e discutere le strategie istituzionali per il suo contrasto, era presente nelle vesti di relatore l’ex procuratore distrettuale antimafia di Genova, Michele Di Lecce. L’evento è stato organizzato dalla Commissione Antimafia di Diano Marina e dal Comune, in collaborazione con l’associazione Libera.
«Poi ovviamente – ha aggiunto Lari – Vi è una dislocazione territoriale che, almeno dal punto di vista processuale, non riguarda tutte le località della provincia d’Imperia. Però su diverse, diciamo che ormai c’è un accertamento giudiziario definitivo che attesta la presenza della mafia in questo territorio».
Nell’Imperiese traffico di droga, ma anche riciclaggio di denaro. «Le indagini, alcune sono risalenti nel tempo, altre più recenti, attestano sicuramente un grosso traffico di sostanze stupefacenti – ha spiegato il procuratore capo di Imperia, parlando degli ambiti di interesse della criminalità organizzata -. Credo che in realtà l’obiettivo dovrebbe essere un altro. C’è quello del reinvestimento di capitali, anche di grossi capitali. Il problema è la difficoltà di dimostrarlo, perché ovviamente mentre il traffico di droga ha più traccia, qui stiamo parlando di società prestanome, società che arrivano da fuori, società che arrivano dall’estero. Questa è un’attività d’indagine molto, molto, molto complessa e quindi in quello credo che siamo ancora parecchio indietro. Ci sarebbero da scoprire tante cose, ma forse non ci siamo ancora riusciti».
La provincia di Imperia, in generale, copre «un tassello notevole» rispetto al quadro ligure. A dichiararlo è l’ex procuratore della dda di Genova, Michele Di Lecce: «Una posizione notevole – ha detto – Come sempre direi, dall’origine della presenza mafiosa, delle varie mafie nella Liguria, il Ponente ha sempre avuto una zona di rilievo, già parliamo degli anni ’50, per i primi sintomi. Poi ci sono state fasi di alti e bassi, comunque ormai le varie mafie, soprattutto la ‘ndrangheta, in Liguria è stabile, non è più un problema di infiltrazione, è un problema di presenza costante e continua, con le trasformazioni che anche la ‘ndrangheta e anche in Liguria, questa organizzazione ha avuto con il passaggio molto da una fase, per così dire, più violenta, con più atti eclatanti, a una fase ancora meno visibile di quando non fosse inizialmente, ma molto più pericolosa, perché attacca l’economia e, direi, a volte anche i principi di convivenza civile nelle varie zone, ma in un modo progressivo, partendo prevalentemente da insediamenti medi o piccoli, sia a livello sociale sia a livello imprenditoriale. Quindi senza, ancora una volta, gesti simbolici o motivi. E questo è un dato particolare, poi i procedimenti hanno evidenziato che comunque nell’area del Ponente ovviamente c’erano le locali di Ventimiglia con l’appendice di Bordighera. C’era la camera di passaggio a Ventimiglia per tenere i collegamenti e il coordinamento con le attività illecite dell’area del Ponente e quelle compiute nella Costa Azzurra o comunque nell’area limitrofa francese».
Le indagini e le sentenze, anche recentemente, hanno dimostrato presenza della criminalità organizzata anche nel Dianese. «Certo, anche nell’area Savonese, soprattutto nel settore dell’edilizia originariamente, poi con la trasformazione sempre più forte in società economiche, oltre che produttive, delle organizzazioni mafiose, le caratterizzazioni di area produttiva, per così dire, sfumano un po’, perché si riconduce tutto poi a un livello economico. Però rimane comunque la presenza nei settori più tradizionali, che si sono certamente allargati anche a quello genericamente del turismo: diciamo la ristorazione, l’alberghiero e via dicendo», ha affermato Di Lecce.
Oggi lo Stato ha maggiori strumenti rispetto al passato per contrastare la criminalità organizzata? «Sì – ha risposto l’ex procuratore – Gli elementi ci sono perché sono quelli di cui si è dotato lo Stato, già da un po’ di tempo, almeno dal 1982, prima non c’erano. Però è soprattutto questa trasformazione che oggi consente forse di fare qualcosa di più. Perché in passato, spesso, le organizzazioni criminali, ma non solo in Liguria, di fatto non si sono contrapposte allo Stato, ma si sono affiancate allo Stato. E quindi questo ha reso, in passato, molto più difficile, ovviamente di quanto già non fosse diversa una attività di contrasto a queste forze criminali».
Lei ha detto «c’era una locale a Ventimiglia, l’appendice a Bordighera». Ora che sono arrivate le condanne definitive, possiamo stare più tranquilli o no? «Non direi più tranquilli, nel senso che io non ho elementi oggi per dire che siano ancora attive quelle forme di aggregazione – ha concluso Di Lecce -. Però, per esperienza difficilmente questi nuclei periferici dell’organizzazione chiudono per mancanza di affiliati, normalmente non accade».