Morte di ospite a Casa Serena a Sanremo, per il pm «poteva essere evitata». Chiesta condanna per due medici

Per le difese, direttore sanitario e medico della struttura non hanno responsabilità
Imperia. Il pubblico ministero del tribunale di Imperia, Enrico Cinnella Della Porta, ha chiesto una condanna a 6 mesi di reclusione per il dottor Franco Bonello, e una condanna a 9 mesi di reclusione per il dottor Ezio Magrino: rispettivamente direttore sanitario di Casa Serena a Sanremo e medico della struttura, accusati di omicidio colposo per la morte di Francesca G., anziana ospite deceduta per asfissia meccanica nel settembre 2021 presso residenza sanitaria assistita di Sanremo dove era ricoverata.
La donna è stata trovata morta da un infermiere, che stamani, ultimo teste sentito a processo, che all’una di notte tra il 6 e il 7 settembre di quattro anni fa trovò l’anziana già morta. «La signora ha cercato di levarsi in qualche modo la cintura di contenzione – ha detto il teste in aula – Sfilandosela le è rimasta al collo, girandosi è caduta poi dal letto perché le sbarre non erano presenti perché erano rotte, e lei si è strozzata. Questo è successo. Per conto mio la signora era troppo magra per la cintura di contenzione che aveva».
Nella sua requisitoria, il pm ha sottolineato come tutti i testi sentiti nel corso dell’istruttoria dibattimentale «avevano visto i letti danneggiati: erano una costante della struttura. Tutti si erano accorti dei letti rotti. L’unica persona che non se ne era accorta era il dottor Magrino che, o non faceva le visite che diceva di fare o le faceva con gli occhi chiusi».
Infatti, come ricordato dal magistrato, anche un’altra paziente era stata trovata in una posizione simile a quella in cui venne rinvenuta, purtroppo già morta, Francesca G.
«La signora era appena tornata il 1 settembre dall’ospedale dove era stata ricoverata ad agosto in quanto era caduta e si era rotta il femore. E prima ancora, a giugno, era caduta e si era rotta il bacino», ha aggiunto Cinnella Della Porta, parlando dei fatti gravi che già, nei mesi immediatamente precedenti alla morte, avevano coinvolto l’anziana ospite.
E non è tutto. Prima delle rovinose cadute, la donna, «approfittando della sua magrezza», si era più volte sfilata la cintura utilizzata per contenerla, costringendola a letto. «Solo guardando ai mesi immediatamente precedenti alla prima caduta – ha detto il pm – La signora si era sfilata la cintura di contenzione il 1 aprile 2021, e ancora: il 15, il 17, il 18, il 19 aprile, il 20, il 22 e il 23 aprile. E poi ancora l’8, il 9, il 10, il 13, il 14, il 15, il 21 e il 23 maggio. Ora, vogliamo veramente credere che con tutte queste date che ho letto, ogni volta le operatrici sanitarie (os) avevano messo male la cintura sempre allo stesso ospite? Erano davvero così incapaci? E nessuno ha mai detto alle os che la cintura non era messa bene, spiegando come metterla? O forse la cintura non era adatta alla signora? Ridurre il grave episodio a una cintura messa male quel giorno a una persona che da mesi se la toglieva, anche cascando, non mi sembra possibile. Andava fatta una rivalutazione sulle misure di contenimento». «A fronte di questi episodi ci sentiamo dire dall’imputato dottor Magrino che la contenzione “bastava e avanzava” – ha affermato il pubblico ministero -. Questa purtroppo è l’attenzione che è stata portata agli ospiti. Se gli episodi delle cadute, che hanno portato alle fratture di bacino e femore, fossero stati portati all’attenzione della Procura, avremmo aperto un fascicolo».
Una morte terribile, quella a cui è andata incontro la donna, come sottolineato dal legale della parte civile (la figlia della vittima), avvocato Luigi Patrone: «La donna si è resa conto che stava soffocando e prima di morire sono passati almeno dieci minuti. Con l’adozione di provvedimenti idonei, il fatto non si sarebbe verificato. La signora non è stata trattata, seguita e curata come avrebbe dovuto esserlo». Per questo, il legale ha chiesto una condanna in solido al risarcimento di danni materiali e morali per 100mila euro.
Diverse le conclusioni delle difese. L’avvocato Andrea Vernazza del Foro di Genova legale di Franco Bonello, ha sottolineato come «la fascia di contenimento era ben più larga di quanto avesse dovuto essere, visto che aveva diverse fessurazioni che consentivano di stringerla. La morte è stata causata da questo. Se come si è voluto far intendere, tutti i letti fossero stati rotti, con tutti questi pazienti contenzionati, la situazione sarebbe stata ben più critica. La morte è stata causata dall’errore di chi ha messo la cintura. Credo che non possa addebitarsi al dottor Bonello di non aver previsto un evento che, in base alle conoscenze che aveva nel momento che avrebbe posto in essere la condotta omissiva, non poteva in alcun modo prevedere». Per questo, sottolineando come «l’evento sia stato
imprevedibile ed eccezionale», l’avvocato ha chiesto per Bonello «l’assoluzione perché il fatto non sussiste».
L’avvocato Gabriele Cascino ha chiesto invece «l’assoluzione per non aver commesso il fatto» per il suo assistito, il dottor Ezio Magrino. «Si contesta al Magrino di non aver rivisto la propria prescrizione (la cintura di contenzione), si dice che non poneva in essere delle prescrizioni mediche di cautela ulteriore che potessero evitare quello che poi è capitato. Ma non ci viene data un’alternativa, non ci dice cosa dovesse fare. “La cintura non basta? Dovevi fare quest’altro”. In tutta l’istruttoria questo “qualcos’altro” non credo che sia emerso». «Mi sono fatto l’idea – ha aggiunto – Che la cintura non era stretta nel modo giusto, tant’è che la signora è riuscita a infilare un braccio, e questa cintura ha fatto da cappio alla povera signora. Se riesce a infilare un braccio, questa cintura probabilmente presentava un gioco troppo ampio, soprattutto per la notte, momento in cui gli ospiti della struttura sono oggettivamente meno controllati, perché diminuisce il personale. E la diminuzione del personale non è imputabile di certo ai sanitari».
Il giudice monocratico Marta Bossi ha rinviato l’udienza al prossimo 24 aprile per repliche e sentenza.
[Nella foto il pm Enrico Cinnella Della Porta]