L’astronauta Paolo Nespoli ad Imperia: «Seguite la vostra passione e fate di essa il vostro lavoro»
«Puntate in alto, perché le stelle sono lontane, ma non sono così irraggiungibili»
Imperia. «Dovete trovare la cosa che vi piace, la vostra passione, il vostro hobby, e farlo diventare un lavoro, perché non c’è niente di più bello che fare la cosa che amate». E Paolo Nespoli, astronauta di professione, lo ha fatto. Da bambino sognava il famoso viaggio “dalla Terra alla Luna” e, circa trent’anni dopo, si trovava nello spazio a osservare la Terra da lontano, riflettendo: «Dall’alto, i problemi sembrano più piccoli».
Uno dei più grandi astronauti italiani è stato ospite ieri mattina a “Orientamento Dreamers“, presso la Camera di Commercio di Imperia e introdotto dall’assessore regionale Marco Scajola. Nespoli, con 313 giorni di attività nello spazio, ha raccontato ai 900 ragazzi presenti come il detto “Per aspera ad astra” possa diventare realtà, qualunque sia la stella che decidiamo di seguire.
«Quando vedo i giovani, in un certo senso li invidio, perché vedo delle persone che possono crescere, esprimersi, fare tante cose. Trovare la propria strada in questa “foresta” non è facile, non bisogna perdersi, non andare a sbattere contro il primo albero, non restare intrappolati per tutta la vita. E può essere spaventoso. Quello che consiglio ai giovani è di trovare la cosa che vi piace, la vostra passione, il vostro hobby, e farlo diventare un lavoro. Perché non c’è niente di più bello che fare ciò che si ama, e magari alla fine del mese ti pagano anche».
E se qualcuno le chiedesse se da grande volesse fare l’astronauta? «Puntate in alto, perché le stelle sono lontane, ma non sono così irraggiungibili. Fare l’astronauta è una professione speciale, non esiste una scuola specifica per diventarlo. Oggi è un po’ più complesso. Bisogna anche considerare la capacità di lavorare in team, la capacità di vivere in un ambiente isolato e relativamente piccolo, con persone di diverse culture, lingue, religioni. Non è semplice, perché sei in quel posto per mesi, lavori 12 ore al giorno e non puoi semplicemente dire ‘Voglio fare una passeggiata, andare al cinema, o cenare fuori’. Sei sempre con le stesse persone, quindi bisogna imparare a lavorare come un team».
E’ vero che, dall’alto, i problemi sembrano più piccoli? «Quando sei sulla Terra, guardi intorno e capisci, apprezzi ciò che ti sta attorno, è come se fossi in un museo e l’unica possibilità che hai di osservare un quadro è metterci il naso sopra. La vista della Terra da 400 km dalla Stazione Spaziale Internazionale è completamente diversa, perché riesci a osservare le cose da una distanza più ampia».
Quali sono le sfide psicologiche nello spazio? «In passato, gli astronauti venivano selezionati per le loro capacità scientifiche e tecniche, per la loro abilità di seguire operazioni complesse senza creare disagi. Ma oggi è fondamentale anche la capacità di vivere in un luogo isolato e ristretto con persone di caratteri, sesso, religione, e cultura diversi. Non è facile. Sei in quel posto per mesi, lavori intensamente, e non puoi uscire a fare una passeggiata, incontrare amici o andare al ristorante».
Un ricordo? «Uno solo è difficile da scegliere. Ce ne sono tanti. Stare sei mesi in un posto ti lascia una serie di ricordi, non è semplice metterli in ordine. Ma sicuramente uno dei ricordi più belli è scoprire che cose che sembrano complesse, possono essere fatte. Ci sono cambiamenti fisici notevoli, come l’esperienza della microgravità, che cambia completamente il modo in cui funzionano le cose normali».