«Il lupo va gestito, non idealizzato»: l’accusa dell’associazione per la tutela dell’ambiente e della vita rurali

29 marzo 2025 | 07:21
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«Il lupo va gestito, non idealizzato»: l’accusa dell’associazione per la tutela dell’ambiente e della vita rurali

Dopo l’incidente a Santo Stefano al Mare, continua il dibattito

Milano. «Disinformazione sul lupo da parte di pseudo esperti». Questo è quanto afferma l’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali replicando alle dichiarazioni pubblicate il 25 marzo scorso dal nostro giornale nell’articolo Il lupo tra miti e paure: il “Centro Studi” interviene dopo l’incidente a Santo Stefano al Mare. Al centro della contestazione ci sono le affermazioni di  Alessandro, portavoce del “Centro studi La quercia e il lupo”.

Nella nota stampa, l’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali smonta le dichiarazioni dell’intervistato, a partire dall’affermazione secondo cui «solo l’1,03% delle aziende agricole italiane ha subito almeno un episodio di predazione accertato». Un dato fuorviante, secondo l’associazione, perché non considera che il 57% di ovini e caprini – le specie più colpite dai lupi – è allevato in Sardegna e Sicilia, dove i lupi non sono presenti. Il restante 43%, distribuito nel resto d’Italia, ha subito predazioni così gravi da far perdere quasi 20.000 aziende in un solo anno, secondo il censimento dell’Anagrafe zootecnica al 31 dicembre 2023. Solo in Toscana, Coldiretti segnala in dieci anni 65mila capi predati e 800 allevamenti chiusi.

«Altre cifre impressionanti riguardano il bestiame sul Monte Amiata: un’azienda da 3000 pecore e 400 bovini è oggi ridotta a 1000 capi, e ha perso 28 cani da guardiania sbranati dai lupi. Da novembre 2022 ad agosto 2023 sono stati documentati in Italia oltre 400 casi di attacchi a cani da parte dei lupi, di cui 280 mortali» commentano dall’associazione.

Quanto all’idea che «non vi sia alcuna invasione», l’associazione replica con casi concreti di lupi entrati nei centri abitati, e persino sulle spiagge in estate, come accaduto a Vasto. Il concetto secondo cui il lupo si autoregola viene definito errato: in territori con molte prede, i branchi si moltiplicano e si riducono gli spazi, con densità che arrivano fino a 5 lupi su 30 km². In alcune zone del Parmense-Piacentino si registrano quasi 11 lupi ogni 100 km²: una densità che supererebbe quella di Russia, Canada o Mongolia.

Sul censimento ISPRA 2020-2021, che stimava 3.307 lupi (poi ricalcolati a 3.600), l’associazione aggiunge: «oggi potrebbero essere 1500-2000 in più. Con questi numeri, l’Italia ha la più alta popolazione lupina d’Europa. E proprio per questo motivo, il 3 dicembre 2024, il Comitato Permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento della protezione del lupo, già classificato da IUCN nella categoria Minore preoccupazione».

L’affermazione secondo cui il lupo «non ci considera una preda» viene smentita citando episodi di attacchi a persone: a Sassello nel 2023 una donna fu aggredita davanti a casa e salvata dal marito; l’11 agosto 2024, un tredicenne fu attaccato in un campeggio a Varigotti, e salvato dal padre. Il video di quell’episodio è stato analizzato da esperti internazionali come Marco Apollonio e Sandro Lovari, che hanno confermato trattarsi di un lupo.

L’associazione ricorda inoltre che l’abbattimento in deroga è previsto anche in Italia dall’art. 16 della Direttiva Habitat, come accade già legalmente in molte altre nazioni. Infine, contesta l’affermazione secondo cui «non ci sono stati attacchi mortali da oltre un secolo»: la nosta stampa cita un caso avvenuto nel 1923 in Toscana e uno in Spagna nel 1974. In tempi più recenti, nel 2024, tre persone sarebbero state uccise in Turchia in tre diversi episodi.

L’associazione chiude con un appello alla corretta informazione e alla gestione razionale e legale del fenomeno: «Il lupo deve esserci e vivere libero, ma gestito dall’uomo».