Il lupo tra miti e paure: il “Centro Studi” interviene dopo l’incidente a Santo Stefano al Mare

«Ci evita, non ci insegue»: il racconto di chi osserva la natura ogni giorno
Santo Stefano al Mare. «Se i lupi fossero davvero così pericolosi per l’uomo, io non sarei qui a scrivere queste righe». Inizia con questa riflessione il racconto di Alessandro, che da quasi dieci anni, insieme alla sua famiglia, studia, monitora e censisce la fauna selvatica dell’entroterra ligure attraverso il Centro studi La quercia e il lupo. Una passione che, col tempo, si è trasformata in impegno quotidiano e ricerca scientifica sul campo.
Il centro interviene all’indomani dell’investimento di un lupo avvenuto nei pressi di Santo Stefano al Mare, un episodio che ha generato allarme tra i cittadini e ha riacceso il dibattito su un animale che spesso divide, solleva paure e alimenta tensioni. «Sempre più spesso ascolto persone preoccupate, ma la maggior parte di queste paure nasce da informazioni scorrette, non supportate da dati scientifici» spiega Alessandro.
I numeri aiutano a rimettere le cose nella giusta prospettiva. Secondo i dati ufficiali, solo l’1,03% delle aziende agricole italiane ha subito almeno un episodio di predazione accertato da veterinari. Una percentuale molto bassa, che smentisce l’idea di un’emergenza nazionale. «Le perdite sono concentrate in un numero molto ristretto di aziende. Eppure si continua a raccontare di una minaccia dilagante, di un’invasione fuori controllo. Ma non è così».
Il ritorno del lupo nei nostri territori non è un fenomeno casuale né allarmante: è regolato da leggi naturali. La sua espansione segue la disponibilità di prede e la presenza di habitat idonei. «Stava quasi scomparendo, e ora semplicemente sta riconquistando spazi. Ma presto la crescita si stabilizzerà».
E il monitoraggio? C’è e viene portato avanti proprio da ricercatori come Alessandro. «Il problema è che spesso non viene ascoltato chi lavora sul campo. Si preferisce dar voce a opinioni non supportate dalla scienza. E intanto si dimentica che il lupo ci teme, ci evita, e non ci considera una preda: non siamo parte della sua dieta». Non a caso, in oltre un secolo, in Italia e in Europa non si registrano attacchi mortali da parte del lupo nei confronti dell’uomo.
I dati parlano chiaro anche su un altro fronte. «Dal 2007 al 2024, la caccia in Italia ha causato 446 morti. Una media di 6,5 decessi al mese nei periodi di apertura venatoria. Se c’è un rischio reale nei boschi, non è certo rappresentato dal lupo». Il suo ritorno non è solo naturale: è anche utile. Il lupo occupa un ruolo fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi, regola le popolazioni di ungulati, influenza positivamente anche la flora, e rappresenta un presidio ecologico prezioso.
La conclusione è un invito alla convivenza. «Con le giuste conoscenze e un comportamento consapevole, possiamo coesistere in modo pacifico con la fauna selvatica, lupi compresi. Io e la mia famiglia ne siamo la dimostrazione». Per chi volesse maggiori informazioni è possibile contattare il centrostudilupo@libero.it – il canale Telegram è @SirAle5 o il profilo Instagram @centrostudilupo