Camporosso, consiglio comunale sulle scuole: la versione della minoranza

20 marzo 2025 | 15:34
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Camporosso, consiglio comunale sulle scuole: la versione della minoranza

«Il sindaco Gibelli ha costruito una storia del tutto distorta rispetto a quanto effettivamente avvenuto»

Camporosso. «Il 18 marzo scorso i giornali online hanno pubblicato un articolo titolato “Camporosso, la minoranza
chiede un consiglio straordinario e poi abbandona l’aula”. Il testo, evidentemente ispirato dal Sindaco Gibelli, costruisce una storia del tutto distorta rispetto a quanto effettivamente avvenuto».

Inizia così la replica dei consiglieri di minoranza, al sindaco Davide Gibelli, in merito alla notizia dell’abbandono dell’aula consiliare da parte dei consiglieri Morabito, Bertaina e Arsì, che hanno lasciato l’assise prima della discussione dei punti all’ordine del giorno da loro richiesti in merito alle scuole di Camporosso.

«Non è la prima volta e, temiamo, non sarà l’ultima – aggiungono – Il talento di Gibelli nel fornire versioni particolarmente ardite è noto e anche in questa occasione il Sindaco non si è smentito. Oggi vogliamo dare la nostra versione dei fatti, che probabilmente ci troveremo costretti a sostenere anche in altre sedi. Il 26 febbraio, difatti, il nostro Gruppo consiliare ha presentato una richiesta di
convocazione del Consiglio comunale, sottoscritta da quattro consiglieri. La richiesta era accompagnata da un ordine del giorno di cinque punti, con il quale si voleva investire l’Organo consiliare di una serie di problematiche dei plessi scolastici, recentemente emerse a seguito di sopralluogo dei vigili del fuoco e di segnalazioni del dirigente scolastico. Oltre a ciò, si proponeva una
discussione sullo stato di realizzazione dei progetti per la costruzione della nuova scuola elementare di Via Kennedy e dell’asilo nido».

«Si tratta di argomenti evidentemente importanti che, dal punto di vista della minoranza, meritavano un passaggio consiliare con un’adeguata ed approfondita discussione – proseguono i consiglieri – Invece, del tutto inopinatamente, il 7 marzo scorso abbiamo ricevuto una nota a firma del presidente del Consiglio comunale, Davide Grimaldi, che in primo luogo ci comunicava
l’intenzione di tenere il Consiglio il 17 marzo (l’ultima data possibile, ovviamente), dopodiché ci invitava a “specificare le problematiche a cui si fa riferimento nei punti 2 e 3”. Intanto ci tocca osservare che la data (e l’ora) del Consiglio doveva essere fissata dalla Conferenza dei Capigruppo, che invece non si è tenuta».

E ancora: «Sostenere, come è stato fatto in Consiglio che “era sufficiente che la seduta si svolgesse entro venti giorni dalla richiesta” è evidentemente una giustificazione del tutto inconsistente; la seduta poteva essere svolta in uno qualunque dei venti giorni successivi alla richiesta e, ripetiamo, l’unico “soggetto” abilitato a fare questa scelta era la Conferenza dei Capigruppo. Si tratta del primo di una serie di svarioni giuridici che sono stati commessi nell’occasione di cui trattiamo. Per quanto riguarda i “chiarimenti” richiesti riguardo alle “problematiche a cui si fa riferimento nei punti 2 e 3”, lasciamo al lettore il compito di verificare cosa ci fosse da chiarire:
semplicemente nulla!»

«In ogni caso, il 7 marzo stesso rispondevamo via pec che non c’era a nostro avviso nulla da chiarire, confermando il testo dell’Ordine del Giorno già proposto. A questo punto il presidente Grimaldi convocava il Consiglio, per il 17 marzo, formando un ordine del giorno con cui si trasformavano i cinque punti di discussione da noi formalmente proposti in 3 “interrogazioni”, come dire che chiedo al salumiere prosciutto cotto e mi fornisce allegramente pancetta coppata! Tralasciando l’accorpamento di due coppie di questioni in due punti singoli, sul quale si può discutere, per il resto è un evidente stravolgimento del senso dell’ordine del giorno da noi presentato, senza che tale operazione fosse supportata da alcuna norma o logica. Poiché viviamo in uno stato di diritto e non nella
repubblica delle banane, abbiamo deciso di partecipare al Consiglio con il solo scopo di riferire le nostre lagnanze sulle originali (si fa per dire) scelte dell’Amministrazione, abbandonando successivamente la seduta, che si era a quel punto trasformata in una farsa», spiegano.

«Crediamo che chiunque legga questo nostro scritto avrebbe fatto la stessa cosa, davanti ad un comportamento irrispettoso (di noi e della legge) e a dir poco ottuso ed incomprensibile. Nei pochi minuti in cui siamo rimasti in aula, infine, abbiamo sentito di tutto. Il Segretario comunale, arrampicandosi evidentemente sugli specchi, ci ha in modo dotto, efficace ed imparziale (scusate gli eufemismi) illustrato una originale tesi secondo cui: la nostra richiesta sarebbe stata “irricevibile”; l’ordine del giorno che avevamo presentato risultava non inquadrabile in una delle categorie che consentono una discussione consiliare».

«Ci permettiamo di osservare che se la richiesta fosse stata veramente “irricevibile”, il Presidente del Consiglio (ed il Segretario che evidentemente ha supportato questa risibile tesi) avrebbe dovuto non dar luogo ad alcuna convocazione (che a questo punto sarebbe stata illegittima), assumendosi la responsabilità di farlo. Poco cambia se il termine irricevibile utilizzato dal Primo Dirigente del
Comune sia stato utilizzato in modo tecnicamente improprio (forse il Segretario voleva dire improcedibile e, bontà sua, ha usato un termine terra terra davanti ad un consesso che riteneva forse non troppo qualificato) Per quanto concerne invece la qualificazione giuridica dei punti che avevamo proposto, vi invitiamo a leggerli. Persino un gruppo di persone non troppo qualificato non avrebbe avuto alcun dubbio a comprendere il senso delle questioni che avevamo cercato di portare in discussione».

«Una cosa è certa – concludono -: Nessuno (né il Presidente e meno che meno il Segretario) poteva sostituirsi ai Consiglieri di minoranza, formulando “interrogazioni” non richieste e stravolgendo completamente il senso della discussione che si sarebbe dovuta svolgere. Siamo curiosi di conoscere cosa sia rimasto di scritto della divertente discussione a cui abbiamo assistito nei pochi minuti di partecipazione al Consiglio e, pertanto, chiederemo formalmente il verbale della seduta che senz’altro il Segretario comunale ha redatto, non tralasciando (almeno speriamo) di riportare le divertenti tesi anche da lui sostenute. Sarà nostra cura, dopo aver letto gli
atti, investire del problema i soggetti che possono dare una risposta definitiva, seria e veramente imparziale alle questioni di cui abbiamo riferito oggi».