Arena Sanremo, il Tar smonta punto per punto il ricorso della Sanremese

Il ricorso per riaprire l’iter del nuovo stadio a San Martino si è scontrato con le tesi ineccepibili dei funzionari di Palazzo Bellevue
Sanremo. È una bocciatura senza appello quella arrivata oggi dal Tar Liguria per il progetto “Arena Sanremo”, la maxi operazione da oltre 113 milioni di euro proposta dalla Sanremese Calcio per trasformare lo stadio comunale di San Martino in un’arena polifunzionale. I giudici amministrativi della prima sezione del tribunale genovese hanno respinto in blocco il ricorso presentato dal club, riconoscendo piena legittimità all’iter istruttorio portato avanti dal responsabile unico del procedimento, l’ingegnere Danilo Burastero, e demolendo, punto per punto, le tesi del sodalizio biancazzurro. L’atto della prima sezione è tranciante: bocciati tutti gli elementi del ricorso avanzati dagli avvocati della Sanremese: Giacomo Francini, Giuseppe Gallenca e Davide Gallenca di Torino.
Al centro della sentenza odierna ci sono una serie di rilievi che vanno ben oltre il tecnicismo giuridico e che incidono nel merito del progetto. L’organo giudicante ha riconosciuto che la documentazione presentata dalla Sanremese era ampiamente insufficiente, non solo nella forma ma anche nella sostanza. Il piano economico finanziario (Pef), in particolare, è stato ritenuto privo di quegli elementi minimi necessari per attestare la reale fattibilità dell’intervento: mancano, si legge nella sentenza, “analisi di alcune dimensioni fondamentali e ineludibili secondo la prassi corrente”, tra cui il DSCR e altri indicatori chiave di sostenibilità.
Il tribunale ha anche rigettato la contestazione più insistente avanzata dal club, secondo cui il Comune avrebbe richiesto documenti oltre quanto previsto dalla legge. Niente affatto, ribattono i giudici: le modifiche normative entrate in vigore nel 2023 hanno innalzato il livello di approfondimento richiesto già nella fase preliminare, proprio in funzione della “complessità e rilevanza” del progetto. Un intervento da oltre cento milioni, con durata concessoria di 99 anni e impatti importanti su viabilità, acustica e vivibilità urbana, non poteva essere esaminato senza una solida base tecnica e finanziaria.
Anche sul piano procedurale, tutte le accuse mosse dalla Sanremese sono state respinte. Il ritardo nella convocazione della conferenza dei servizi non è stato ritenuto pregiudizievole, mentre la scelta della modalità “asincrona” (anziché simultanea) per lo svolgimento dei lavori è stata giudicata perfettamente conforme alla legge. Lo stesso vale per la convocazione di enti ulteriori a quelli previsti dalla normativa speciale: vista la portata dell’intervento, il Comune ha agito correttamente nell’allargare il tavolo istruttorio.
Uno dei punti più sensibili riguardava la competenza dell’organo politico ad esprimersi sul pubblico interesse dell’opera. Anche qui, il Tar è stato chiaro: è la Giunta, e non i dirigenti comunali, a dover valutare se un progetto così impattante risponda o meno all’interesse collettivo. La delibera n. 67/2024, con cui l’esecutivo di Palazzo Bellevue ha negato l’interesse pubblico dell’intervento, è stata considerata del tutto legittima, motivata sia con riferimento ai rilievi tecnici espressi in conferenza dei servizi, sia attraverso l’indicazione di indirizzi per una futura revisione del progetto. “Non si può prescindere – scrivono i giudici – da una valutazione con un sufficiente grado di approfondimento in ordine alla sostenibilità economico-finanziaria e urbanistico-sociale dell’iniziativa, anche nella fase preliminare”. Una frase che sintetizza l’intero impianto motivazionale della sentenza e che lascia poco margine a ulteriori interpretazioni.
La Sanremese Calcio, che nei mesi scorsi aveva duramente criticato l’atteggiamento dell’ex amministrazione comunale guidata dal sindaco Alberto Biancheri, esce pesantemente ridimensionata dal confronto in sede giudiziaria. I giudici amministrativi hanno respinto anche i motivi aggiunti e non hanno accolto neppure la richiesta di annullamento in autotutela degli atti impugnati. Le spese di lite sono state compensate, ma la pronuncia suona come una sonora sconfessione delle posizioni del presidente del sodalizio biancazzurro Alessandro Masu.
Ora si apre un bivio: archiviare definitivamente l’idea di Arena, oppure rivedere radicalmente il progetto per renderlo compatibile con le norme vigenti e con le esigenze della città. Quel che è certo è che, per il momento, San Martino resterà stadio. E la tanto evocata “cittadella degli eventi” dovrà attendere tempi migliori. La sconfitta al Tar segna un passaggio critico. Per Masu, che aveva puntato forte sull’Arena come volano di rilancio per la società e per la città, il verdetto rappresenta un brusco risveglio, che segue quello altrettanto duro della bocciatura data dal dipartimento per lo Sport del progetto “Arena” trasferito sull’area sportiva di Pian di Poma. Resta da capire ora se la Sanremese tenterà la via dell’appello al Consiglio di Stato o se, al contrario, sarà costretta a ripensare radicalmente l’intero impianto dell’iniziativa.
Nel frattempo, l’Amministrazione matuziana incassa una vittoria giudiziaria che conferma la legittimità del proprio operato e rafforza la posizione di chi, fin dall’inizio, aveva espresso forti dubbi sulla compatibilità urbanistica, ambientale e finanziaria dell’Arena Sanremo. «La sentenza accoglie in toto le tesi del Comune, soprattutto accerta la correttezza dell’operato di tutti i soggetti e le articolazioni che si sono occupate della vicenda, dal responsabile del procedimento, ai consulenti nominati fino alla stessa giunta comunale. Un ok su tutta la linea», – commenta soddisfatto l’avvocato Filippo Scorcucchi, che ha difeso l’ente locale insieme al collega di studio Mauro Vallerga -.