Zecca e buffone, il pubblico di Vannacci aggredisce il segretario Dem. Il generale sull’Ucraina: «La vorrei nella Nato ma sarebbe l’autodistruzione»

14 febbraio 2025 | 14:30
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«Trump porterà alla pace, non quella auspicata, ma comunque la pace. E tutti ne trarranno vantaggio»

Sanremo. Bagarre al Teatro dell’Opera in coda alla presentazione del libro di Roberto Vannacci, dove il segretario provinciale del Pd Cristian Quesada, presente tra il pubblico (come promesso nella lunga querelle andata in scena nei giorni scorsi), è stato contestato nel momento in cui ha preso la parola. “Zecca” e“Buffone”: questi alcuni degli epiteti rivolti al rappresentante Dem non appena ha iniziato a parlare, in un clima che si è rapidamente surriscaldato. Un’aggressione verbale, con parte del pubblico che ha reagito in modo veemente alla presenza di Quesada, mentre lui cercava di porre domande al generale su eguaglianza di genere e disabilità. La tensione è salita al punto che la moderatrice dell’incontro è stata costretta a intervenire, tentando, senza troppo successo, di raffreddare gli animi e permettere il confronto.

Nonostante il caos, Quesada ha insistito, portando avanti le sue osservazioni tra le interruzioni e i fischi. In particolare, il segretario ha chiesto conto al generale di alcune dichiarazioni passate sull’opportunità di classi separate per i disabili nelle scuole italiane. Ma il primo tema toccato da Quesada riguarda l’uguaglianza di genere e il diritto all’amore, con il segretario Pd che ha chiesto a Vannacci conto delle sue posizioni in merito ai diritti delle coppie LGBTQ+. Il generale ha risposto con fermezza, negando ogni accusa di discriminazione: «Mai contrastato la libertà di amare, anzi. Se lei avesse letto il mio libro, saprebbe che dico esattamente il contrario: chiunque è libero di fare quello che vuole e i gusti non si discutono. Quello che io critico, come ho già detto, è l’ostentazione, l’esibizione, la prevaricazione».

Poi, affrontando il passaggio della sua opera che ha fatto discutere, ha aggiunto: «La famosa frase ‘gli omosessuali normali non lo siete, fatevene una ragione’ è stata strumentalizzata. Io spiego nel libro che la normalità è un concetto statistico, non morale. La normalità cambia con la società: in Italia mangiare un cane non è normale, in Corea del Sud sì. Gli stessi omosessuali si definiscono una ‘variante non patologica dell’orientamento sessuale’, e il termine variante significa scostamento rispetto a una norma. Se io avessi detto ‘gli omosessuali sono eccezionali’, mi avrebbero applaudito. Ma se dico ‘non sono normali’, allora si indignano. È questo il paradosso».

Poi, un attacco diretto alla società attuale: «Oggi la società occidentale ha creato un modello dove per essere considerati bisogna essere vittime. Oggi si esalta la debolezza, mentre in passato gli eroi erano coloro che intraprendevano qualcosa, non chi la subiva. Abbiamo cambiato il paradigma: per essere un eroe devi essere una vittima. Ma vittime di che cosa?». Quesada ha poi riportato le dichiarazioni di Vannacci sulle classi separate per studenti disabili, chiedendo al generale se avesse riflettuto sull’impatto di queste parole sulle famiglie di ragazzi con difficoltà.

La risposta di Vannacci è stata netta: «Lei ha letto un titolo, non la mia intervista. Quello che ho detto io è ben diverso. Io ho risposto a una domanda su quale scuola frequentino le mie figlie e ho detto che vanno alla scuola pubblica. Sono un fautore della scuola pubblica, ma credo che debba essere molto più selettiva e premiare il merito. Mi è stato chiesto: e i ragazzi con disabilità? Ho risposto che devono essere seguiti da personale specializzato e da strutture dedicate. E questo si è trasformato in ‘Vannacci vuole le classi separate per i disabili’». Infine, una riflessione sul sistema scolastico: «Oggi si fa passare l’idea che le classi omogenee per capacità siano discriminatorie, ma in realtà sono la norma in molti Paesi europei. In Germania, Francia, Inghilterra esistono percorsi differenziati per livelli di apprendimento. Anche da noi, fino a qualche anno fa, chi usciva dalle medie con voti eccellenti finiva nelle sezioni migliori dei licei. E nello sport? Non mettiamo un campione dei 100 metri a correre con uno che li fa in 20 secondi. È lo stesso principio. Le classi omogenee aiutano tutti a imparare meglio».

Ampio spazio, sul finale, al tema della guerra in Ucraina e al ruolo dell’Europa, con Vannacci che ha espresso una visione dura ma realista. «La guerra, come diceva Clausewitz, è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Noi con l’Articolo 11 della Costituzione la ripudiamo, ma non l’abbiamo eliminata. La verità è che dobbiamo accettare che la guerra si interesserà sempre a noi. Oggi vediamo i conflitti ai confini orientali dell’Europa e in Medio Oriente. Dobbiamo essere pronti ad affrontarli».

Sempre sulla guerra in Ucraina, Vannacci si è lasciato andare a una dichiarazione che non mancherà di far discutere: «C’è un solo modo per cambiare le sorti della guerra: fare entrare la Nato. Ma questo significherebbe accettare il rischio di una guerra nucleare. E allora la domanda è: conviene? Secondo me no. L’umanità si muove per convenienza. E oggi non conviene continuare questa guerra. Ha portato decine di migliaia di morti, distruzione, miseria e una spesa enorme che pesa sulle tasche di tutti noi. Dopo tre anni di guerra, nulla è stato raggiunto. Dobbiamo cambiare strategia e puntare alla pace». Chiusa con affondo sul ruolo dell’Europa: «Chi sta trattando la pace? Gli Stati Uniti con Putin. L’Europa non conta più nulla, perché ha seguito una politica della guerra ad oltranza senza risultati. Trump porterà alla pace, non quella auspicata, ma comunque la pace. E tutti ne trarranno vantaggio».

(In copertina, a sinistra in alto Quesada contestato dal pubblico. Sotto il segretario del Pd con Diego Bianchi di Propaganda Live. A destra Vannacci al firmacopie)