Palafestival a Portosole?

Si ragiona sullo svincolo dell’Ariston a patto che la famiglia Vacchino reinvesta gli utili nella nuova struttura. Sindaco Mager: «Ogni iniziativa deve coinvolgere tutti gli interessati»

Sanremo e il Palafestival, una storia infinita. O, meglio, che deve ancora cominciare. Il progetto di una grande arena dedicata al Festival della Canzone Italiana, discusso e ridiscusso per decenni senza mai trovare concretezza, torna prepotentemente al centro del dibattito della città. Dopo anni di silenzio, Palazzo Bellevue e la Rai sembrano voler rimettere sul tavolo la possibilità di realizzare quella struttura per cui la tv di Stato ha versato contributi al Comune per anni senza mai vederne un risultato tangibile.

L’argomento è tornato di stretta attualità proprio nei giorni scorsi, a poche ore dall’edizione 2025 del Festival, presentata ieri all’Ariston dal nuovo sindaco Alessandro Mager e dal direttore artistico Carlo Conti. Se fino a qualche tempo fa il Palafestival era considerato un progetto di cui parlare solo se costretti, ora alcune indiscrezioni suggeriscono che le alte sfere dell’amministrazione stiano esplorando una possibilità mai presa in considerazione prima: Portosole.

Le voci che circolano parlano di uno scambio di contatti volti a instillare il dubbio nel fondo Reuben Brothers, proprietario dell’area dell’ex ecomostro, affinché prenda in esame lo stravolgimento dei propri piani: abbandonare il progetto dell’hotel di lusso – che tra iter burocratici e vicissitudini urbanistiche è rimasto impantanato a lungo – e sostituirlo con un’arena per eventi da 3.500/4.000 posti, per un investimento stimato di almeno 80 milioni di euro. Questi i numeri che circolano tra gli addetti ai lavori.

L’ipotesi nasce dall’esigenza di individuare una location centrale, visto che le precedenti opzioni per il Palafestival sono ormai tramontate. Si era parlato del lungomare Italo Calvino o di piazza Colombo – quest’ultima indicata come sede privilegiata dall’ex sindaco Alberto Biancheri –, ma oggi nessuna di queste soluzioni sembra più percorribile. A rendere il progetto economicamente sostenibile sarebbe un piano finanziario basato su un gettito annuo di almeno 6-7 milioni di euro. Attualmente, la Rai garantisce circa 2,5 milioni l’anno per l’organizzazione del Festival all’Ariston: gli altri 4-5 milioni arriverebbero da eventi di richiamo nazionale, in particolar modo dai concerti. Un’impresa non semplice, considerando che Sanremo dovrebbe attrezzarsi per accogliere un flusso di pubblico ben più ampio rispetto a quello a cui è abituata ora fuori dal periodo della kermesse.

Il vero nodo, però, resta il futuro Teatro Ariston. Per oltre cinque anni di direzione Amadeus, la questione Palafestival è stata accantonata. Dopotutto, il conduttore e l’inseparabile Fiorello hanno dimostrato che, anche nel periodo più difficile della pandemia, l’Ariston è stato all’altezza del compito, portando a casa ascolti record. Il sindaco Alessandro Mager, al suo primo Festival in fascia tricolore, non vuole forzare la mano e riconosce il ruolo storico della famiglia Vacchino, proprietaria dell’Ariston: «L’esigenza di lavorare insieme alla famiglia Vacchino c’è, perché rappresentano la storia del Festival di Sanremo. L’Ariston sarà piccolo, forse insufficiente, però è un’icona. La nostra kermesse canora si identifica con l’Ariston e ogni nuova iniziativa dovrebbe essere il frutto di un accordo tra tutte le parti interessate. Inoltre, credo fortemente che qualsiasi nuova struttura debba rimanere il più possibile vicina al centro città».

Proprio per includere i Vacchino nel progetto, si vocifera che l’Amministrazione civica sarebbe disponibile a discutere lo svincolo urbanistico a fini commerciali dei teatri e cinema Ariston e Cinema Centrale di via Matteotti. In pratica, i Vacchino verrebbero autorizzati a riqualificare e ampliare i propri spazi dedicati alla cultura e allo spettacolo, ottenendo nuove opportunità commerciali, a patto di reinvestire parte degli utili nel nuovo Palafestival. A giocare un ruolo potrebbero essere anche altri investitori di spessore, che di questo periodo nella Città dei fiori non mancano. Se questa soluzione potrà finalmente dare concretezza a un progetto che da decenni resta sulla carta è tutto da vedere. Ma una cosa è certa: Sanremo e la sua manifestazione di punta hanno bisogno di guardare al futuro, trovando un equilibrio tra tradizione e innovazione. E forse, questa volta, il sogno di una nuova casa della musica italiana potrebbe davvero diventare realtà.

Gerry Scotti Antonella Clerici Carlo Conti

(In copertina a sinistra il teatro Ariston, a destra in alto l’area dell’ex ecomostro di Portosole. In basso Conti e Mager in sala stampa)