Festivaland
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Sanremo.Se il teatro è pieno la musica è finita. E il teatro-città, in questa 75ª edizione del Festival della Canzone Italiana, pieno lo è stato come non mai. Ora, con la vittoria di Olly, della Liguria, delle antiche rivali Genova e Sanremo, cala il sipario su un’altra edizione da record.
Tempo di bilanci. Ogni anno si ha la convinzione che superare il precedente sia impossibile, e ogni volta si viene smentiti. Negli ultimi dieci, il Festival ha smesso di essere solo un evento musicale per trasformarsi in un’industria dello spettacolo a tutto tondo, capace di cannibalizzare palinsesti, social network e persino le previsioni del tempo. Una scalata iniziata con Carlo Conti, che nel 2015 ha preso in mano la cloche dell’astronave Sanremo e l’ha guidata al decollo. Tre edizioni di innovazioni e un avvicinamento ai giovani, poi l’era Baglioni, l’ultimo baluardo di uno spettacolo colto – per quanto possibile nella prima serata di Rai1. Infine, il lungo interregno Amadeus-Fiorello, con il Festival che si è lanciato in orbita. Un’ascesa apparentemente inarrestabile, finché “Ama”, raggiunta la massima quota, ha deciso di saltare giù con la navicella di salvataggio. Così Conti ha ripreso la cloche, con la missione di evitare che l’astronave Festival iniziasse la sua fase discendente. E, incredibilmente, ha trovato una rotta inesplorata, mandando l’evento in iperspazio.
Lontano dallo spazio e molto vicini alla terra, il Festival fuori dall’Ariston – tra palco e città – è letteralmente esploso nelle ultime due giornate. Un sole primaverile, Costa Toscana di ritorno dalla Francia carica di crocieristi, e soprattutto i cantanti, che in questa edizione hanno dato il via a una battaglia a colpi di flash mob, concerti improvvisati e caos organizzato. Il risultato? Un’orda di spettatori incalcolabile. I giovani – quelli che un tempo si pensava disinteressati a Sanremo – hanno riempito i treni speciali e invaso la città, trasformandola in un parco divertimenti musicale a cielo aperto. Ingresso gratuito. Altro giro, altro regalo.

Sanremoland, Festivaland, chiamatelo come volete. Chi non c’è mai stato si prenoti per il prossimo anno, quando sia Rai che Comune dovranno inventarsi qualcosa di nuovo per gestire l’entropia crescente. Una delle idee circolate è la chiusura al traffico di via Roma negli ultimi giorni della kermesse, quando il parco giochi va sold out e la marea umana diventa impenetrabile anche per i mezzi di soccorso. Se proprio bisogna pedonalizzare un’altra zona, tanto vale farlo lì. Il sindaco Alessandro Mager, prima di essere eletto, parlava di riqualificare i marciapiedi, tristi e sconnessi. Occasione perfetta.
Di questa edizione ci ricorderemo tante cose: la folla record, gli eventi collaterali, il delirio mediatico. Ma soprattutto, ci ricorderemo dell’uomo più inquadrato della platea dell’Ariston: Alessandro Il Grande, al secolo il presidente del consiglio comunale di Palazzo Bellevue da 11 anni. Si vocifera che abbia trascorso cinque giorni e cinque notti sulla sua poltroncina rossa, più immobile della scenografia dell’Ariston. Una sorta di stella polare, un punto di riferimento costante da cui stabilire la posizione degli altri ospiti in platea. Mezza Italia, vedendolo inquadrato ogni sera, si sarà domandata: ma chi è? Tranquilli, ve lo abbiamo spiegato noi.
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