Ventimiglia celebra il Giorno della memoria, Di Muro: «Abbiamo il dovere di smuovere nostre coscienze»

27 gennaio 2025 | 10:05
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Ricordate le vittime ventimigliesi del nazifascismo in occasione dell’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz

Ventimiglia. Il Comune di Ventimiglia ha celebrato questa mattina presso piazza Bassi il Giorno della memoria, l’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e le vittime ventimigliesi del nazifascismo.

«Ancora oggi siamo chiamati non soltanto a ricordare coloro che sono stati perseguitati, uccisi e barbaramente trucidati dal regime nazista in uno dei periodi più bui della storia recente, ma abbiamo il dovere di smuovere le nostre coscienze e far “memoria”, per l’appunto, del male che gli uomini sono stati in grado di generare verso altri uomini. Solo in questo modo potremo evitare che esso possa tornare a travolgerci – ha dichiarato il sindaco Flavio Di Muro nel suo discorso – . In quei terribili anni milioni di donne, uomini, bambini – innocenti – furono fucilati, sterminati nei lager e nelle camere a gas, bruciati nei forni crematori o fatti sparire nelle fosse comuni. La memoria delle vittime di quelle atrocità è patrimonio dell’intera Nazione: va onorata, preservata e trasmessa alle nuove generazioni perché quegli orrori non avvengano mai più».

«Ricordare anno dopo anno il Giorno della Memoria non vuol dire solo rievocare storicamente ciò che accadde, ma avere la consapevolezza che, ogni giorno, siamo chiamati a fare scelte per non restare indifferenti ai tanti tentativi di negazionismo -ha proseguito il primo cittadino – . E lo dobbiamo fare soprattutto adesso, in un periodo storico in cui il sentimento antisionista e la caccia all’ebreo, complice il conflitto in medio-oriente, si sta facendo pericolosamente risentire soprattutto da chi si riempie la bocca di equità, uguaglianza e antifascismo».

Nel corso dell’evento sono stati ricordati Ettore e Marco Bassi, commercianti ebrei che vennero tratti in arresto il 26 novembre 1943 e poi deportati ad Auschwitz, dove persero la vita solamente pochi giorni dopo, l’11 dicembre. «Oggi siamo simbolicamente qui, in Piazza Ettore e Marco Bassi, un luogo intitolato 10 anni fa a due concittadini benemeriti che si sono distinti per il loro operato in quegli anni bui, e che in quegli stessi anni hanno tragicamente perso la vita. A pochi metri da qui, in un vecchio edificio, situato nella centrale via Cavour, vicino al Convento Aprosiano, era infatti presente la nota merceria gestita dalla famiglia Bassi, attiva sino all’emanazione delle leggi razziali. La generosità e la disponibilità dei Bassi nel prestare soccorso a poveri e bisognosi valsero a loro la gratitudine e il rispetto della popolazione ventimigliese – ha affermato il sindaco Di Muro – . Nel 1939, benché colpito dalle leggi razziali, Ettore Bassi assunse, con grande senso di responsabilità, il delicato e gravoso compito di rappresentante in città dell’organizzazione di soccorso ebraica italiana “Comasebit”, diventando importante punto di riferimento a livello europeo. Con il suo impegno umano e materiale, costruì una vera e propria struttura finalizzata ad organizzare ed attuare in modo determinante il salvataggio di numerosissime vite umane, favorendo, con il supporto di diversi cittadini ventimigliesi, l’emigrazione verso la Francia di centinaia di ebrei costretti a lasciare l’Italia per effetto della persecuzione da parte del regime fascista.

Questa attività proseguì intensamente sino al mattino del 26 novembre 1943, quando Ettore e Marco Bassi furono arrestati dalla polizia italiana e consegnati alle SS tedesche. I Bassi furono poi deportati nel campo di concentramento di Auschwitz, da dove non fecero più ritorno. La signora Ester Segrè, moglie di Ettore e mamma di Marco, riuscì miracolosamente a sfuggire dalla caccia all’ebreo, grazie all’attività di alcuni religiosi attivi nella zona di ponente. A queste persone, per il loro estremo sacrificio, ad eterna memoria è dedicato questo luogo. Primo Levi scriveva che “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Vi lascio quindi con queste parole, affinché siano di monito per tutti noi».

Alla cerimonia hanno preso parte le massime autorità civili e militari cittadine.