Si finse medico al Saint Charles di Bordighera, disposta perizia psichiatrica
Il dottor Carlini: «Non era palesemente in grado»
Imperia. Il giudice monocratico del tribunale di Imperia Eleonora Billeri ha disposto una perizia psichiatrica su Enrica Massone, finita a processo con l’accusa di falso ideologico, esercizio abusivo della professione medica e truffa, per essersi finta come medico e ad aver lavorato all’ospedale Saint Charles di Bordighera.
Per la perizia, volta ad «accertare la capacità di intendere e di volere dell’imputata al momento del fatto, nonché l’eventuale sua pericolosità sociale», verrà conferito l’incarico nel corso della prossima udienza, il 14 maggio.
A chiedere l’esame è stato il legale della difesa, l’avvocato Massimo Davi. Richiesta accolta anche dalla Procura ma respinta dalle parti civili. «E’ stata accolta una richiesta difensiva legittima – spiega Davi – Perché secondo me è opportuno valutare questo profilo di capacità di intendere e di volere, in termini di massima garanzia. Apprezzo molto la disponibilità del giudice e del pubblico ministero, perché è un accertamento che comunque va a svelare un tema rilevante». «La condotta della signora Massone è molto particolare – ha aggiunto – Se tu vai a fare il medico in un ospedale, ti aspetti che qualcuno se ne accorga». Tra l’altro, nel corso del processo, è emerso che la Massone si era già dichiarata medico un anno prima: «Ci sono documenti in cui risulta questo, ma sono valutazioni che rimettiamo completamente ai tecnici».
Ad accorgersi per primo che Enrica Massone non era un medico, è stato il dirigente di Asl1 Imperiese, dottor Simone Carlini, che in aula, sentito come teste del pubblico ministero Lorenzo Fornace, ha ricordato il suo primo incontro con l’imputata: «Era una persona assolutamente tranquilla, vantava un’esperienza in medicina penitenziaria. Io le ho dato la massima disponibilità. Era un po’ strano il rapporto che si era instaurato, perché di solito, tra medici, ci si dà immediatamente del ‘tu’. Invece continuava a darmi del lei, ed essendo anche più grande, mi sembrava strano ma magari poteva trattarsi di un fatto di insicurezza».
Ma che ci fosse qualcosa che non andava, al di là della formalità nei rapporti, il medico se n’è poi accorto “sul campo”: «Nei giorni successivi l’ho vista lavorare e non era palesemente in grado. Ad esempio, non era capace di suturare, ma questo può capitare a chi abbia svolto una specializzazione di medicina interna, di non essere in grado di svolgere piccole cose chirurgiche, ma poi parliamo di una interpretazione base di medicina». Ad esempio, la donna «confondeva ematocrito con emoglobina».
Carlini ha poi racconta di aver riceve uno anche dei report da parte degli infermieri, i quali hanno riferito che non era in grado di gestire nulla. «Quindi, l’ho presa da parte e le ho detto, “guarda sarebbe meglio che tu non venissi più” e lei stessa mi ha detto, che non sarebbe più tornata». Ma a differenza di quanto promesso, la Massone torna al punto di primo intervento dell’ospedale Saint Charles per una sostituzione. A quel punto Carlini inizia a controllare se davvero la donna è medico e scopre che non è iscritta a nessun ordine. «A quel punto ho riferito tutto sia alla mia dirigenza in Asl 1 che al dottor Bergantino di Gvm».
Il giudice ha rinviato l’udienza al prossimo 14 maggio. Quel giorno, oltre al conferimento dell’incarico peritale, verrà esaminata anche la teste.