Partito Radicale in visita nelle carceri dell’Imperiese: «Situazione al collasso, necessaria amnistia»

7 gennaio 2025 | 10:52
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Partito Radicale in visita nelle carceri dell’Imperiese: «Situazione al collasso, necessaria amnistia»
Partito Radicale in visita nelle carceri dell’Imperiese: «Situazione al collasso, necessaria amnistia»
Partito Radicale in visita nelle carceri dell’Imperiese: «Situazione al collasso, necessaria amnistia»

«La situazione è ingestibile e rischia di peggiorare con un ulteriore aumento di presenze, non resta per riportare nella legalità e nel rispetto della Costituzione le carceri italiane»

Imperia.  Nei giorni scorsi come consuetudine nelle festività una delegazione del Partito Radicale ha visitato le carceri della Liguria.

«Ci siamo recati a Sanremo venerdì 3 gennaio e Imperia lunedì 30 dicembre, Pontedecimo il 27 dicembre e Marassi il 28 dicembre, alle visite hanno partecipato Stefano Petrella, Deborah Cianfanelli, Angelo Chiavarini, Eleonora Serrati e Luca Robustelli.

Sempre difficile la situazione nella Casa Circondariale di Sanremo dove ci hanno ricevuto la comandante Nadia Giordano e l’educatrice Giuseppina Palumbo. 272 i detenuti (su 220 posti di capienza), 213 hanno almeno una condanna definitiva, 9 gli ergastolani, 4 i semiliberi e i detenuti in art. 21 (lavoro esterno), 172 gli stranieri (il 63%) in calo negli altri istituti, ma non qui. 5 gli educatori (su 5 previsti), ma i 2 mediatori (uno culturale e uno linguistico) e 3 psicologhe dal 31-12 hanno cessato il servizio in attesa che la Regione torni a garantire il finanziamento necessario. Le carenze più evidenti sono quelle del personale di custodia con soli 148 agenti sui 202 previsti, 3 gli ispettori e i sovrintendenti (al posto dei 18 e 21 che prevede la pianta organica) . Sanremo è da anni un istituto abbandonato al suo destino e continua ad essere interessato da una micro-conflittualità diffusa e deleteria con episodi di aggressioni (anche al personale medico) e danneggiamenti che si ripetono con troppa frequenza e stanno portando sempre più operatori a chiedere il trasferimento o ad abbandonare il servizio.

L’episodio peggiore sono stati i disordini avvenuti in terza sezione lo scorso 10-9 (non ancora del tutto riparanti i danni, in particolare all’impianto di video sorveglianza) con successiva assenza per malattia di 50 – 60 agenti e l’obbligo per gli altri di sopportare un carico di ore di straordinario insostenibile per mantenere l’istituto in sicurezza.
In diversi casi si tratta di gesti di disperazione o esasperazione da parte dei detenuti, in altri dei normali episodi di prevaricazione e prepotenza che si vedono in ogni carcere, ma per gestirli occorre disporre di personale in numero adeguato e a Sanremo pochi vogliono andare, l’amministrazione dovrebbe inviare personale qualificato e fornire se necessario incentivi economici .
La visita si è limitata a nuovi giunti – isolamento – area medica- prima sezione e padiglione C, ma dovunque abbiamo trovato detenuti con fine pena relativamente prossimo, che non possono o riescono ad accedere alle misure alternative, stranieri che non le ottengono perchè non hanno dove andare e detenuti trasferiti per le ragioni più varie (e non di rado senza) da altre regioni che chiedono un opportuno riavvicinamento ai propri familiari . L’agente che ci accompagna è purtroppo tra quelli che hanno scelto di andarsene dopo aver subito una aggressione, ci fa notare come nell’attuale situazione la presenza di un agente per piano non sia sufficiente a garantire l’ordine e ne sarebbero necessari due.

Il caso più grave riscontrato è quello in prima sezione di Salem M. che prima di essere arrestato è caduto rovinosamente da un muraglione ed è stato operato alla colonna vertebrale, gli hanno messo delle placche, ma non si regge in piedi e a fatica riesce a stare seduto, non parla italiano e non ha parenti, non può rimanere in carcere e ha bisogno di cure ospedaliere o di una struttura che lo accolga, il medico stesso del carcere ha chiesto per lui il differimento della pena, lo segnaliamo al Tribunale di Sorveglianza e al DAP per la sua assoluta urgenza.

Merita invece di essere segnalato per il suo generoso impegno l’anarchico Luca Dolce che trascorre gran parte del suo tempo ad aiutare gli altri detenuti, a scrivere istanze e segnalare le persone in difficoltà. A Sanremo servono soprattutto progetti per il lavoro (non bastano i 4 posti della Coop. Art. 27) che forniscano occasione di reinserimento a fine pena, una ragionevole alternativa all’ozio forzato e un incentivo a comportamenti più ragionevoli, un buon aiuto per spezzare l’isolamento di cui soffre questo istituto potrebbe essere l’istituzione di un Garante Comunale promessa in tempi brevi dal Sindaco Mager, ci auguriamo davvero che voglia rispettare questo impegno.

A Imperia sono 63 i presenti (su 53 posti regolamentari), 29 gli stranieri, 35 detenuti hanno condanna definitiva, 2 i semiliberi e 3 gli art. 21 (uno solo esterno). E’ difficile valutare quanto sia cambiata la situazione in assenza della Direttrice e del Comandante che non erano presenti a illustrarcelo; il clima ci è sembrato relativamente tranquillo, ma in una giornata di cielo coperto e in assenza di attività la struttura mostra meglio i suoi difetti che sono la mancanza di spazi e la scarsa luminosità degli ambienti dovuta ai pannelli esterni. Spazi per il lavoro non ce ne sono, ma il vano seminterrato (l’ex-isolamento) ancora in attesa di destinazione potrebbe offrirne l’opportunità e converrebbe prenderla in considerazione.
Il lavoro esterno è l’altra strada percorribile, potrebbero fornirne occasione i Comuni vicini o altre realtà presenti sul territorio, a

Genova è felicemente avvenuto per l’assistenza disabili in spiaggia e attività di ristorazione, qualcosa del genere sarebbe possibile realizzare anche a Imperia. Anche qui abbiamo incontrato detenuti vicini al fine pena che si sono visti revocare per futili motivi una misura alternativa o non l’hanno mai ottenuta perchè non hanno un posto dove andare, un ragazzo marocchino ci ha mostrato con orgoglio i tre encomi ricevuti in un istituto del Piemonte per il salvataggio sul tetto di un altro detenuto che non gli sono valsi finora alcun aiuto, avrebbe bisogno di una comunità o di una struttura di accoglienza e merita di trovarla . Brilla per la sua assenza il Magistrato di Sorveglianza che non ha mai visitato Imperia e Sanremo nell’intero 2024.

Più serena la situazione a Pontedecimo, dove sono 138 i detenuti (73 uomini e 65 donne) su 96 posti di capienza regolamentare, in genere sono sui 160, ma il piano terra del maschile è inagibile per quanto accaduto giorni fa; ancora nessun semilibero e 6 art. 21 (solo uno esterno), il regime di apertura da mattina a sera di 2 piani su 3 al maschile e al femminile rende più vivibile questo istituto. Il problema più serio qui resta l’assistenza sanitaria, il livello è il più basso degli istituti liguri: la presenza del medico viene a mancare dalle 14 del sabato alle 8 del lunedì, lo psichiatra fa accesso solo una volta a settimana per 2 ore, il dentista soltanto due volte al mese . Una recente interrogazione di Roberto Giachetti chiede siano affrontati questi problemi e nominato un nuovo Dirigente Medico di cui l’istituto manca da anni, essendo attualmente affidato al responsabile del Centro Clinico di Marassi quasi mai presente. Un altro problema sono gli spazi per il lavoro e l’attività trattamentale, assolutamente insufficienti, ma Pontedecimo dispone di una amplissima area esterna, di un campetto da calcio (mai utilizzato dai detenuti) e di fabbricati che potrebbero ospitarli se finalmente si vorrà porre mano a un progetto di ristrutturazione ipotizzato fin dai tempi della sua apertura.

A Marassi siamo stati in una giornata felice in cui si svolgeva il pranzo organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. 677 i detenuti su 450 posti, 364 stranieri, 341 i definitivi, 18 i semiliberi e 16 i detenuti in art. 21 (ma solo 2 esterni), 12 i detenuti ospitati nella nuova sezione creata per il Polo Universitario. Anche qui a mancare clamorosamente è il lavoro interno, il panificio è stato chiuso, la falegnameria non ancora riaperta, di fatto al momento nonostante i molti progetti c’è un solo detenuto che lavora per un datore esterno (il custode del Teatro dell’Arca). L’istituto è stato interessato da tragici episodi nel 2024 anche questi oggetto di interrogazioni: ben 4 i suicidi, 2 le morti per causa da accertare. Molto seri nonostante la presenza di un Centro Clinico i problemi dell’assistenza sanitaria, certamente aggravati dall’afflusso costante di soggetti problematici da altri istituti, ma sono molti i detenuti con gravi patologie non ospitati nel Centro Clinico e l’interpretazione molto ruvida e scostante del proprio ruolo da parte del Dirigente Medico lascia perplessi riguardo alla sua capacità di garantire con imparzialità la salute dei detenuti, dovrebbe essere lui stesso a capire che deve modificarla.

In conclusione parlano da soli i 90 suicidi, i 156 decessi di detenuti per altre cause e i 7 suicidi di agenti registrati nel 2024, sono il numero più alto di sempre . La situazione è ingestibile e rischia di peggiorare con un ulteriore aumento di presenze, non resta per riportare nella legalità e nel rispetto della Costituzione le carceri italiane – come chiesto nel suo discorso di fine anno dal Presidente Mattarella – che un provvedimento di amnistia accogliendo l’invito di Papa Francesco in occasione dell’apertura dell’Anno Santo a Rebibbia e prestando ascolto a quanto fino al 2016 non si stancava di chiedere Marco Pannella».