Operaio morì a Ventimiglia cadendo da una scala, a processo anche il figlio

15 gennaio 2025 | 18:11
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Operaio morì a Ventimiglia cadendo da una scala, a processo anche il figlio

L’uomo cadde dalla scala su cui era salito per installare una pompa di calore

Imperia. Si è aperto stamane, davanti al giudice monocratico del tribunale di Imperia Eleonora Billeri, il processo per omicidio colposo che vede sul banco degli imputati l’imprenditore Samuele Spanò, figlio della vittima; Marco Garlet, proprietario dell’immobile dove avvenne la tragedia e Stefano Raimondo, titolare della ditta “Dea Costruzioni”.

Carmelo Spanò, 51 anni padre del titolare della ditta ventimigliese “Sc Edilizia Generale Spanò”, aveva perso la vita il 17 dicembre del 2022 a causa delle gravi ferite riportate alcuni giorni prima cadendo da una scala alta circa tre metri nel cantiere in cui stava lavorando insieme al figlio, nel centro di Ventimiglia.

Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal pm Paola Marrali, i tre imputati «in cooperazione colposa tra loro, per negligenza, imprudenza e imperizia», violando le norme «in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, cagionavano la morte di Spanò Carmelo, operaio assunto alle dipendenze della Sc Edilizia Generale di Spanò Samuele incaricata dei lavori relativi all’installazione di impianto di climatizzazione presso l’abitazione di Garlet».

In particolare, per la Procura, Samuele Spanò (difeso dall’avvocato Marco Bosio) avrebbe omesso di provvedere, si legge negli atti, «affinché per la scala a pioli utilizzata da Spanò Carmelo fosse ancorata e trattenuta in modo idoneo al piede da altro operatore». Inoltre, sempre il figlio della vittima è accusato di non aver previsto l’installazione di altri dispositivi che garantissero una presa sicura. Infatti l’operaio, giunto in cima alla scala che poggiava su un muro per collocare la pompa di calore, si aggrappò ad un montante in ferro, posto sulla soletta soprastante la scala, che «cedette immediatamente provocando la caduta a terra del lavoratore che riportava gravi lesioni traumatico-fratturative cranio-encefaliche a seguito delle quali decedeva».
La difesa contesta invece la responsabilità degli imputati, che non avrebbero né omesso di rispettare le normative per la sicurezza sul lavoro, né tanto meno provocato la morte di Carmelo Spanò, ritenendola una drammatica fatalità.

Il giudice ha rinviato l’udienza al prossimo 26 febbraio, quando verranno sentiti i testi del pm e si svolgeranno gli esami dei tre imputati. Nelle udienze successive, già calendarizzate, oltre ai testi della difesa, verrà ascoltato anche un consulente nominato dall’avvocato Bosio.

A difendere Marco Garlet è l’avvocato Silvia Sciandra, mentre Stefano Raimondo è rappresentato dall’avvocato Roberto Vigneri.

[Nella foto l’avvocato Marco Bosio]