Anziana morì per asfissia a Casa Serena, in tribunale a Imperia ricostruita la tragedia
Nel processo per omicidio colposo sono stati ascoltati i testi della pubblica accusa, tra questi poliziotti e infermieri
Imperia. «Il 7 settembre 2021 sono stato chiamato dal funzionario di turno della questura, per il rinvenimento di una cadavere. Ho preso il materiale necessario e mi sono recato presso Casa Serena a Poggio, dove si trovavano già i miei colleghi. Nella stanza, il letto era addossato ad una parete e il cadavere di una donna era appeso ad una fascia di contenimento» questo quanto affermato dall’ispettore Salvatore Sergio Florio, in servizio all’epoca presso il gabinetto di polizia scientifica di Imperia, ascoltato oggi in tribunale ad Imperia, dove si è aperto il processo per la morte di Francesca G., ospite deceduta nel settembre 2021 presso Rsa Casa Serena di Sanremo.
Una morte terribile, sulla quale gli inquirenti hanno voluto far luce. A denunciare l’accaduto erano stati i parenti della donna, in particolare la figlia, parte offesa al processo. Questa mattina davanti al giudice i testi della pubblica accusa, rappresentata dal pm Enrico Cinnella Della Porta e gli imputati sono Franco Bonello, 73 anni, in qualità di direttore sanitario della Rsa e il medico della struttura Ezio Magrino, 75 anni, accusati di omicidio colposo.
«Il medico legale ha eseguito l’ispezione cadaverica, quindi abbiamo tagliato la cinghia di contenimento. Il cadavere è stato adagiato e sono estate effettuate le foto. Sul cadavere erano presenti ematomi, dovuti ad un intervento femorale. Ricordo il solco da compressione dovuto al sistema di contenimento e la relativa contusione dovuta al fatto che il cadavere era rimasto appeso. Abbiamo inoltre riscontrato la presenza di formiche sulla gamba della signora. La stanza è stata sigillata e quindi messa sotto sequestro» ha proseguito l’ispettore Florio.
«Al primo piano della stanza 66 ho accertato che all’interno si trovavano due letti e in quello contraddistinto dalla lettera A c’era la signora G. inginocchiata con il petto appoggiato al lato del letto. Aveva attorno alla vita una cinta di contenzione» ha dichiarato l’ispettore Roberto Scionti commissario di Polizia a Ventimiglia e all’epoca responsabile dell’unità investigativa di Sanremo. «Nella stanza c’era un’altra degente. Erano presenti l’infermiere della struttura, Simone Bottini e due Oss, Fabio Barbara e Francesco Protti. Il medico legale è intervenuto in un secondo momento unitamente al collega della polizia scientifica. Abbiamo immediatamente acquisito la cartella clinica della paziente e ho verificato che non vi erano state richieste di aiuto, tramite apposito ausilio posto sul letto, da parte della vittima a partire dalle ore 16 del 6 settembre. La donna era caduta già due volte dal letto, la prima procurandosi una frattura del bacino scavalcando le sbarre. Nella seconda caduta aveva invece riportato la frattura del femore, sempre con la stessa dinamica». Il commissario ha inoltre dichiarato che «Sono state registrate 38 annotazioni da parte di infermieri che attestavano come la donna si trovasse in stato di agitazione e che aveva, più volte, scavalcato le sponde del letto o lo aveva scavalcato. Era in quella stanza dal mese di giugno. Il letto appariva in condizioni particolarmente vetuste».
La causa del decesso sarebbe dovuta ad una asfissia meccanica violenta, secondo la dottoressa Sara Lo Pinto, in servizio presso il reparto di medicina legale di Genova ascoltata questa mattina in aula. «L’asfissia è stata dovuta ad alcuni elementi combinati, come la compressione toracica da parte della sbarra e la trazione collo dovuta alla cintura di contenzione in un soggetto molto magro. Il decesso sarebbe avvenuto dopo 6-8 ore dal sopralluogo del dottor Leoncini sulla paziente». La signora deceduta presso la Rsa soffriva di patologie diverse e combinate, come sottolinea ala dottoressa Lo Pinto: «Si trattava di un soggetto di 89 anni, di corporatura minuta, residente a Casa Serena dal 18 aprile 2018. Erano presenti patologie tipiche dell’età ed una demenza molto grave oltre a delle problematiche di natura psichiatrica non meglio specificate. Nel diario clinico si legge che la paziente aveva atteggiamenti di wondering, ovvero girovagava senza meta per l’istituto ed erano frequenti i tentativi di svicolare dalla sbarra di contenzione».
Ascoltati in aula tre testimoni Oss, di cui una ancora oggi attiva presso Casa Serena. Fabio Barbara era di turno la notte in cui la signora è deceduta ed era presente quando l’infermiere di turno ha lanciato l’allarme. «Ci siamo resi conto che qualcosa non andava intorno all’una di notte quando abbiamo iniziato il giro di controllo. Sono stato chiamato dall’infermiere ed entrato nella stanza ho visto la signora la signora girata verso terra con le ginocchia rivolte al muro. Il letto era il classico con le tre sbarre di legno. Quando siamo entrati la prima era in posizione alta, la seconda come se si fosse staccata, la terza normale». La situazione dei letti era già stata segnalata: «Lavoravo a Casa Sanremo dal 2010, le condizione dei letti non erano ottimali. Bastava rifare il letto e cedeva la sbarra. Non ricordo quanti ma ce ne erano rotti. Le cose si possono aggiustare finché è possibile ma quando sono rotte penso vadano sostituite».
Teresa Salomone, che tuttora lavora a Casa Serena e una collega di nazionalità rumena erano entrambe di turno il pomeriggio del 6 settembre, poco prima del decesso della signora. «Lavoro nella struttura da 21 anni, quel pomeriggio l’ho sistemata ed insieme alla mia collega l’abbiamo preparata per la notte. Aveva protezione ma era libera di muoversi. Le sbarre c’erano ed erano su, non abbiamo notato niente di particolare. I letti talvolta erano rotti ma c’era un manutentore che li sistemava. Succedeva che si staccassero di lato e rimassero una su e una giù». Dello stesso parare anche la collega che ricorda il giorno dell’incidente come un giorno normale: «Quando siamo andate via la signora era viva e non aveva niente. Se ci fosse stato qualcosa che non andava avremmo avvisato. Ho segnalato tante volte agli infermieri il malfunzionamento dei letti».
Salento Rosa Rosita, infermiera, in servizio per oltre 20 anni presso la Rsa «Ricordo la signora. Entravo in servizio il giorno in cui è stata ritrovata deceduta. Ricordo che era il modulo B ma non ricordo che stanza fosse. Noi facciamo le terapie, non rifacciamo i letti, se ho fatto una segnalazione sul letto rotto si vede che mi è stato comunicato e l’ho scritto, ma non ricordo».
A difendere gli imputati sono gli avvocati Gabriele Cascino del foro di Imperia (per Ezio Magrino) e Andrea Vernazza del Foro di Genova (Franco Bonello). La parte offesa è invece rappresentata dall’avvocato Luigi Patrone.