Violenza contro le donne, Chatbot attiva anche sul sito dell’Asl1

1 dicembre 2024 | 09:33
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Violenza contro le donne, Chatbot attiva anche sul sito dell’Asl1
Violenza contro le donne, Chatbot attiva anche sul sito dell’Asl1
Violenza contro le donne, Chatbot attiva anche sul sito dell’Asl1

Collocare il chatbot su un sito non direttamente riconducibile al centro antiviolenza offre alle donne una porta di accesso sicura, discreta e non tracciabile. Questo approccio permette di superare uno dei principali ostacoli per le vittime di violenza: il timore di essere scoperte nel cercare aiuto

Imperia. Vado via di casa? Cosa posso fare, mi potete aiutare? ho bisogno di assistenza psicologica, di assistenza legale, ma se vado via con i bambini che cosa mi succede? Se vado via significa che abbandono il tetto coniugale? Queste le domande più richieste e cliccate dalle donne sul chatbot attivo  dallo scorso 25 novembre anche sul portale dell’Asl1 (www.asl1.liguria.it),) che insieme all’Associazione End Or Fine OdV e all’Associazione ISV – Centro Anti Violenza si schierano uniti contro la violenza sulle donne.

Un luogo virtuale sicuro, anonimo, attivo sette giorni su sette, 24 ore su 24 dove le donne possono chiedere qualsiasi cosa e dove non resterà traccia delle conversazioni ma con la speranza che chi chiede aiuto tramite questo mezzo possa trovare le risposte di cui ha bisogno.

Una locandina multilingue è stata affissa in punti cosiddetti sensibili e di facile visione all’interno degli stabilimenti di Asl1, affinchè le donne vittime di violenza possano trovare primarie informazioni per una richiesta di aiuto. Sulla locandina, c’è un QRCode che se inquadrato dalla fotocamera del telefono cellulare, permetterà alla donna vittima di violenza di poter chiedere informazioni tramite un chatbot (grazie al contributo dell’associazione Save the Woman),  ossia un software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale, in assoluto anonimato e nella completa tutela della privacy di chi chatta.

Collocare il chatbot su un sito non direttamente riconducibile al centro antiviolenza offre alle donne una porta di accesso sicura, discreta e non tracciabile. Questo approccio permette di superare uno dei principali ostacoli per le vittime di violenza: il timore di essere scoperte nel cercare aiuto senza mettere a rischio la loro sicurezza. L’interazione, infatti, non lascia tracce nello storico delle consultazioni del dispositivo e, in questo modo, non è rilevabile con eventuali controlli sugli accessi dal cellulare.

«Asl1 – sottolinea il Dg Dott.sa Maria Elena Galbusera – ha raccolto una sensibilità da parte delle associazioni sul tema della violenza contro le donne e si è attivata con una progettualità concreta: una locandina multilingue che verrà affissa in punti cosiddetti sensibili e di facile visione all’interno dei bagni degli stabilimenti di Asl1, affinchè le donne vittime di violenza possano trovare primarie informazioni per una richiesta di aiuto. Sulla locandina, c’è un QRCode che, se inquadrato dalla fotocamera del telefono cellulare, permetterà alla donna vittima di violenza di poter chiedere informazioni tramite un chatbot (grazie al contributo dell’associazione Save the Woman), ossia un software che simula ed elabora le conversazioni umane – scritte o parlate-, consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale, in assoluto anonimato e nella completa tutela della privacy di chi chatta. Infatti l’attivazione del chatbot non lascerà tracce nello storico delle consultazioni del cellulare e quindi non è rilevabile con un eventuale controllo sugli accessi attivati da cellulare. Il chatbot, inoltre, è disponibile sul sito istituzionale di Asl1»

«Il chatbot è uno strumento utilissimo- spiega Roberta Rota coordinatrice del centro antiviolenza- e dal 25 di novembre è attivo, grazie alla dottoressa Galbusera, sul portale dell’Asl1. Abbiamo inserito molti manifesti e cartelli in tutte le zone le zone dell’asl come per esempio gli ambulatori dove vengono visitate le donne ma soprattutto nei bagni unici luoghi dove si presuppone che le donne vittime di violenza non siano seguite. Questo cartello è stato realizzato dal centro antiviolenza dell’associazione End Or Fine che si è prodigata per far stampare i volantini ed appenderli e per far sì che molte più donne potessero vederlo».

«È stato un grossissimo passo avanti perché essere sul portale dell’Azienda sanitaria vuol dire allungare la mano a  più donne. L’anno scorso- conclude la Rota- il chatbot ha avuto più di 1200 interazioni ma quest’anno ancora di più con 1450 contatti e solo nel mese di novembre ne abbiamo avuto più di 300».

«Il chatobot- spiega la dottoressa Rossella Scalone- nasce durante la pandemia e le donne erano costrette a vivere con chi li maltrattava. La pandemia è stato un momento difficilissimo per molti di noi , c’era chi non poteva lavorare, studiare ma pensate a quante donne non potevano uscire di casa e dovevano stare in casa con il proprio maltrattante. Non solo non potevano uscire di casa ma non potevano neanche contattare i centri antiviolenza sia fisicamente che telefonicamente. Per questo ci siamo consultati  con due centri antiviolenza sul territorio  per trovare delle soluzioni per aiutare le donne vittima di violenza a mettersi in contatto in modo anonimo, silenzioso e discreto con il centro antiviolenza. E da qui nasce la soluzione digitale che è il chatbot e non un’app perché quest’ultima dobbiamo scaricarla sul telefono e rimane traccia. Il chatbot invece è installato all’interno di un sito web non solo in quello del Centro antiviolenza per esempio l’abbiamo installato nei siti dei Comuni, ora sul sito dell’Asl1, sul sito dell’Università e degli ospedali questo perché oltre a dare una maggiore diffusione permette anche di arrivare alle donne in maniera più discreta».

«Il chatbot è un sistema di prevenzione- prosegue la dottoressa Scalone- vogliamo arrivare prima del primo schiaffo e lo facciamo divulgando questo strumento dando la possibilità alle donne di in modo gratuito, senza doversi registrare né lasciare il proprio nominativo, quindi anonimo ma riceve in tempo immediato e tempestivo, sette giorni su sette, 24 ore su 24 le risposte dal centro antiviolenza non con un operatore fisico ma con uno virtuale formato dalle stesse operatrici del centro antiviolenza. È uno strumento importate perché copre tutto il territorio e per noi è fondamentale per dare tempestivamente delle risposte. È importante perché tante donne ancora oggi non si rivolgono fisicamente al centro antiviolenza perché hanno paura, timore, vergogna. Stiamo lavorando ad una seconda versione di questo chatbot dove inseriremo anche la multilingua e daremo la possibilità a tutte di lingua e cultura diversa di poter accedere a questo strumento».

«Abbiamo creato questa realtà unendo le idee e le forze da alcuni anni – alcune di noi non vivono in provincia di Imperia – e spinte dalla volontà di fare qualcosa di concreto nei confronti di una tematica, la Violenza contro le Donne, che sta diventando sempre più impattante. Riteniamo opportuno – evidenzia la presidente dell’associazione End Or Fine Manuela Lupi – che si mettano in atto sempre più iniziative di divulgazione informativa su tutti i livelli ed estrazione sociale oltre ad azioni di supporto concreto»

chatbot asl1