Natale: realtà esaltata vs disagi emotivi, l’analisi della psicoterapeuta familiare Patrizia Sciolla
«Questo periodo può accentuare la sensazione di abbandono e di vuoto in coloro che vivono momenti di difficoltà»
Bordighera. Nella narrazione comune, Natale coincide con quel periodo dell’anno in cui gioia e spensieratezza regnano sovrane: un momento in cui la felicità è, o meglio, deve essere, all’ordine del giorno.
Ma siamo sicuri che sia proprio così? In realtà, dietro al Natale e agli ultimi giorni dell’anno si cela un rovescio della medaglia che sicuramente si discosta dal modo usuale di interpretare questo lasso di tempo: se per qualcuno il 25 dicembre e i giorni seguenti rappresentano l’opportunità perfetta per rilassarsi e godersi ogni momento all’insegna dell’allegria, per altri, questo periodo coincide con un vero e proprio momento di tristezza che può aggravare ulteriormente il proprio disagio, specialmente se già non si sta bene.
«Durante le festività, vi si introduce, purtroppo, un confronto inevitabile tra coloro che hanno uno stato emotivo non adeguato per i più svariati motivi, dalla depressione alla rottura di un legame personale, e una realtà che viene esagerata ed esasperata nella gioia che può, sostanzialmente, accentuare la sensazione di abbandono e di vuoto di coloro che vivono momenti di difficoltà», afferma la psicoterapeuta familiare Patrizia Sciolla che aggiunge: «Generalmente, la prima cosa che i soggetti fanno è quella di isolarsi, aumentando ancora di più quelle sensazioni angoscianti che tendono a dominare in quel momento».
Dunque due modi completamente differenti di intendere il Natale, dove a differenza di coloro che contano i giorni affinché questi si avvicinino, altri tengono la conta speranzosi che tutto passi in fretta:
«Quando a isolarsi è un adulto, se in cura, solitamente si infittiscono le sedute oppure si mette in atto una cura farmacologica più intensa finché non si giunge al termine del periodo», dichiara Sciolla che precisa: «Quando invece, questo avviene a una persona più fragile, come ad esempio, a un adolescente, allora la questione diventa più delicata anche perché i ragazzi si dovranno confrontare, a loro volta, con quelli della loro età. Una situazione che diventa ancora più tragica nel momento in cui le dinamiche familiari non sono ottimali.
Se questo si verifica, un genitore attento deve, prima di tutto, smettere di forzare il proprio figlio a uscire perché così facendo nega il disagio del giovane e, di conseguenza, chi vive questo momento potrebbe non sentirsi accolto e ascoltato nel suo problema. Nel momento in cui l’adolescente si ritira nella propria camera, cerca di evitare qualcosa che lo fa soffrire stando nel luogo più facilitante per lui, anziché affrontare la difficoltà di quel momento. Sostanzialmente, così come la famiglia ha insegnato al figlio di non stare nella difficoltà, così il figlio, davanti a questo momento di difficoltà, scappa, creando in un circolo vizioso».
A rientrare tra le situazioni che possono accentuare il disagio delle persone nel periodo natalizio, vi è anche quella di coloro che non godono di fonti economiche abbondanti: «Il Natale non è più visto come qualcosa di religioso o spirituale, ma come qualcosa strettamente legato all’aspetto materiale. Mentre una volta si sperava nella divulgazione della bontà attraverso questa festa, oggi questa condizione viene a mancare: si tende ad essere più generosi con le persone che sono più vicino a noi e poco si fa invece, verso chi ha realmente bisogno», dichiara la Psicoterapeuta che aggiunge: «L’aspetto materialistico del Natale, inoltre, ha condotto a due estremi sempre più concreti: è come se ci fosse una classe sociale altissima e una bassissima, una condizione che, in una società che pensa alla comunità non dovrebbe esistere».
Il fatto è che, volente o nolente, le richieste di aiuto e di ascolto da parte di coloro che vivono situazioni difficili, in questo periodo dell’anno aumentano sempre di più: «In questi giorni nessuno sposta gli appuntamenti, si avvicina un momento delicato. E’ quasi come se ci fosse una sorta di ansia da prestazione, dove tutti devono forzatamente partecipare, o meglio, è come se ci fosse una pressione da parte della società che spinge questi soggetti a stare bene per forza, minimizzando le loro difficoltà. Durante questi momenti di frenesia inoltre, anche coloro che sono soliti dare aiuto vengono chiamati ad assolvere ai loro impegni rituali e dare supporto diventa ancora più difficile», dichiara Patrizia Sciolla, che aggiunge: «Bisogna considerare, inoltre il fatto che, gran parte delle violenze sessuali e domestiche avvengono proprio durante le festività natalizie a causa delle riunioni famigliari. Per qualcuno può diventare davvero il momento più tragico dell’anno».
Non è solo il Natale ad acuire i momenti di difficoltà, ma anche lo scoccare del nuovo anno: «Capodanno è il momento delle grandi aspettative e dei grandi progetti però quando si arriva alla fine dell’anno e bisogna fare i conti con quanto effettivamente raggiunto, capita, a volte, di accorgersi di non aver ottenuto proprio tutto. In un mondo che mira sempre più alla perfezione, questo potrebbe far sentire inadeguati. Bisogna lavorare sulla capacità di riconoscere, accettare e migliorare i propri limiti senza associarli alla perdita di valore personale. Se si pensa di non valere, non si può ispirare a qualcosa di migliore», continua la psicoterapeuta familiare Patrizia Sciolla che conclude dichiarando:
«Il mondo evoluto dovrebbe essere un mondo in cui si riesce costantemente a mettersi nei panni dell’altro: in questo modo si esaurisce il bisogno di sentirsi perfetti, perché anche l’altro potrebbe non esserlo. Nel momento in cui si è in grado di riconoscere la propria completezza, allora il lato superficiale delle cose non conta più, ciò che assume importanza è ciò che si è e non ciò che si fa».