Il nuovo Puc di Sanremo non rilancia l’edilizia, per i tecnici è un flop
Dopo 5 anni di applicazione del nuovo piano urbanistico comunale, il monitoraggio stabilisce che lo strumento “fatica ad assumere un ruolo di volano nella trasformazione governata del territorio”
Sanremo. Trascorsi cinque anni dall’approvazione definitiva in Regione del nuovo piano urbanistico comunale della Città dei fiori, il Comune di Sanremo certifica il sostanziale insuccesso di uno strumento che avrebbe dovuto ridefinire e rilanciare l’assetto del territorio. A pesare su questa situazione, secondo il monitoraggio periodico 2022-2023 approvato nei giorni scorsi dalla giunta Mager, sono stati l’incidenza di norme regionali che si pongono in deroga al nuovo puc di Sanremo e i vincoli imposti durante l’iter approvativo, che ne hanno indebolito radicalmente l’efficacia.
Già durante la sua approvazione, avvenuta dopo quarant’anni di attesa allo scadere dell’amministrazione Biancheri uno, non mancarono critiche e polemiche. La Regione Liguria, con le sue revisioni dello strumento urbanistico, aveva stravolto diversi aspetti del piano, portando il Comune di Sanremo a presentare un ricorso al Tar per contestare le modifiche imposte da Genova. La battaglia legale tra i due enti pubblici coinvolti nell’iter approvativo si concluse con il Consiglio di Stato che riconobbe in ultima istanza il corretto operato degli uffici dell’assessorato ligure all’Urbanistica, condannando Palazzo Bellevue alle spese legali. In sintesi, la giunta Biancheri accusava Regione di aver stravolto d’imperio il proprio piano urbanistico, cassando le osservazioni dei privati che il municipio invece aveva accolto, pur senza pubblicarle come la procedura avrebbe voluto, e sostituendo alcune norme, con particolare riferimento agli incrementi di cubatura applicabili nelle zone agricole, con quelle del piano casa regionale, più limitativo rispetto alle premialità che Sanremo avrebbe voluto concedere ai proprietari.
Dai documenti di monitoraggio relativi agli anni 2022 e 2023 emerge con chiarezza il fallimento del puc nel generare un reale impulso all’attività edilizia e alla trasformazione urbana. In un’analisi dettagliata, gli Uffici del municipio evidenziano come il “volano dell’attività edilizia” sia stato sostenuto quasi esclusivamente dalle normative regionali sul “Piano Casa” (L.R. 49/2009) e sul “Recupero dei sottotetti” (L.R. 24/2001), che operano in deroga. Secondo la relazione redatta dal dirigente del settore Edilizia privata, Giambattista Miceli, il puc della Città dei fiori “fatica ad assumere un ruolo di volano nella trasformazione governata del territorio” per due motivi principali: le maggiori opportunità offerte dal panorama normativo nazionale e regionale, che rendono più appetibili interventi basati su deroghe rispetto a quelli regolati dal puc, e le limitazioni imposte al piano durante il suo iter approvativo, che hanno radicalmente inibito i meccanismi trainanti dello strumento urbanistico. A conferma del quadro, la relazione di Palazzo Bellevue mette nero su bianco che nel primo periodo di applicazione, 2019-2020-2021, il nuovo puc ha portato risultati “nulli”.
Il monitoraggio comunale sottolinea come i principali indicatori di sviluppo urbanistico, basati su 34 parametri, non abbiano registrato progressi significativi. Tra le criticità rilevate: la mancanza di nuove superfici agibili create grazie agli indici edificatori del piano; un’attività edilizia concentrata quasi esclusivamente su interventi in deroga; l’assenza di un impatto visibile sull’ambiente urbano e sulla qualità della vita. Sul fronte ambientale, non sono stati rilevati risultati né positivi né negativi, a conferma di una sostanziale immobilità.