Ergastolo a Salvatore Aldobrandi, la mamma di Sargonia: «Sono sollevata, finalmente è stato condannato»
«Abbiamo combattuto così duramente. E ora è Natale e questo è un bellissimo dono»
Linköping. Piange di sollievo e gioia, Ghariba, mamma di Sargonia Dankha. Nella sua casa di Linköping, circondata dalla sua famiglia, ha atteso la lettura della sentenza che ha condannato all’ergastolo Salvatore Aldobrandi, il pizzaiolo di 74 anni che per la Corte d’Assise di Imperia è l’assassino della figlia, una bella ragazza di 21 anni.
«Non so cosa dire – ammette ai cronisti -. Voglio ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato. Non ho parole». Sono 29 anni che quella donna, minuta e dallo sguardo triste, attende di conoscere la verità su quanto accaduto alla figlia, sparita nel nulla il 13 novembre del 1995, a Linköping. Anche se fin da subito i sospetti si erano concentrati su Aldobrandi, ex compagno di Sargonia, la mancanza del corpo e di testimoni diretti dell’omicidio aveva impedito agli investigatori svedesi di accusare l’italiano di omicidio.
«Sono sollevata – aggiunge Ghariba -. Abbiamo combattuto così duramente. E ora è Natale e questo è un bellissimo dono. Finalmente ora so che è stato condannato».
Dopo aver ascoltato, venerdì scorso, tutta la discussione in aula, Ghariba e il figlio Ninos, fratello di Sargonia, sono tornati in Svezia. Troppo doloroso, per loro, restare fino ad oggi per ascoltare il verdetto. La donna ancora spera di conoscere il luogo in cui riposano i poveri resti della 21enne, per dare alla figlia una degna sepoltura.