Combattimenti cani, la difesa smonta l’inchiesta: sentenza a febbraio
Se non si considera l’aggravante, i reati sono già prescritti
Imperia. «La contestazione dell’aggravante è infondata. E allora, facendo i calcoli, i reati sono ampiamente prescritti». Gli avvocati di Maurizio e Alessandro Accardo, Maurizio Vicinanza, Stefano Bassanese e Domenico Surace, finiti a processo, a vario titolo, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e all’organizzazione di combattimenti tra cani, aggravata dalla transnazionalità, nell’ambito di un’inchiesta condotta nel 2015 dalla squadra mobile di Imperia, hanno smontato, stamane, l’inchiesta stessa, chiedendo l’assoluzione nel merito per i propri assistiti o, almeno, quella dovuta all’intervento della prescrizione.
I fatti contestati sono avvenuti nel 2015: quasi dieci anni fa. «Non vi sono evidenze di rinvii di udienze che giustifichino la sospensione alla prescrizione – hanno spiegato i legali – Abbiamo avuto quattro udienze preliminari e 18 dibattimentali. Solo nella prima udienza preliminare, il 13 aprile 2022, furono presentate istanze di rinvii per legittimo impedimento». Sette anni dalle accuse formulate per fissare l’udienza davanti al gup: troppo. Per alcuni imputati il reato risulta prescritto il 5 maggio del 2023, per altri il 5 agosto 2024.
Questo, ovviamente, se il tribunale collegiale non riterrà sussistere l’aggravante della transnazionalità, contestata dalla Procura, per presunti combattimenti tra cani che si sarebbero svolti in Serbia.
Ma questa ipotesi, hanno ribadito gli avvocati Alessandro Mager, Angelo Panza e Giovanni Passero, «non trova alcun riscontro». «Il reato viene contestato in forma aggravata per la transnazionalità che consisterebbe nella organizzazione e partecipazione a combattimenti tra cani in Serbia. Non si parla di altri Stati. Dobbiamo verificare se agli atti vi sia qualche elemento per dire che gli imputati abbiamo avuto qualche contatto con la Serbia. Ma non c’è nulla. Eppure il capo di imputazione parla della Serbia. Ma i riferimenti sono dei precedenti imputati che non fanno più parte di questo processo. E’ dunque una contestazione risalente, che andava aggiornata, ma in questo caso l’aggravante sarebbe caduta».
Per quanto riguarda la contestata associazione, la difesa ha sottolineato più volte come questa non sia mai stata definita: «Non c’è un’organizzazione verticistica piramidale, manca una data di quando si sarebbe fondata, manca un accordo, manca il fine pecuniario».
Opposta, evidentemente, la tesi della pubblica accusa, rappresentata dal pm Salvatore Salemi, che al termine della sua requisitoria, la scorsa udienza, aveva chiesto condanne complessivamente per oltre 14 anni. Nel dettaglio, la richiesta di pena era: tre anni e sei mesi, oltre a 6mila euro di multa, per Maurizio Accardo e Maurizio Vicinanza; tre anni per Stefano Bassanese; un anno e otto mesi per Alessandro Accardo e Domenico Surace.
Il tribunale collegiale di Imperia, presieduto dal giudice Carlo Indellicati, ha rinviato l’udienza al prossimo 25 febbraio per la sentenza.