A ottant’anni dall’eccidio di Grimaldi, Ventimiglia ricorda i civili uccisi dai nazisti
Vennero uccisi anche tre bambini e una donna incinta
Ventimiglia. Dodici civili, di cui tre erano soltanto bambini. E’ il lungo elenco delle vittime dell’eccidio di Grimaldi: una vera e propria strage avvenuta il 7 dicembre 1944, esattamente ottant’anni fa. Quel giorno tre famiglie vennero sterminate dai nazisti nel corso, come ha scoperto recentemente lo storico Sergio Pallanca, di una tentata rapina.
Oggi, proprio presso l’albergo “Vittoria” da tempo chiuso, al civico 77 di corso Mentone, la Soms (società di mutuo soccorso) di Grimandi, con il patrocino dell’amministrazione comunale di Ventimiglia, ha ricordato quella tragedia, posando una lapide in memoria dei caduti. Presenti le massime autorità provinciali: il prefetto di Imperia Valerio Massimo Romeo, il questore Andrea Lo Iacono, il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, colonnello Simone Martano, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Omar Salvini. Regione Liguria era rappresentata dal vice presidente Alessandro Piana e dai consiglieri regionali Veronica Russo ed Enrico Ioculano.
Da tutta Italia sono giunti numerosi i discendenti delle vittime: nei loro occhi, così come in quelli degli abitanti di Grimaldi, la commozione per l’orrore perpetrato dai soldati tedeschi, che fucilarono, senza pietà, una donna incinta di sette mesi, tre bambini di 2, 4 e 6 anni, e i loro familiari, testimoni scomodi del piano criminale dei nazisti. I loro corpi vennero gettati in una fossa e coperti con terra, paglia e rifiuti. Solo alla fine della guerra, nel giugno del 1945, le salme furono riesumate e gli esami necroscopici rivelarono la causa della uccisione, avvenuta tramite fucilazione. La responsabilità venne così attribuita ai nazisti, in quanto numerosi testimoni affermarono di aver visto la pattuglia tedesca salire sulla Rocca di Grimaldi, per poi sentire da lontano il rumore degli spari.
«Per molto tempo quanto accaduto rimase un mistero – spiega lo storico Sergio Pallanca, che di una di quelle vittime innocenti porta il nome -. Poi grazie a due processi, nel 2000 e 2006, vennero ritrovate le carte dell’epoca, con verbali molto precisi e dettagliati». «Dopo la guerra, per motivi politici, tantissimi faldoni rimasero nascosti nel cosiddetto “armadio della vergogna” nella sede del tribunale di Roma – aggiunge Pallanca -. Solo nel 1998 fu scoperto questo armadio e vennero riesumati i vari fascicoli degli eccidi, tra cui il faldone relativo all’eccidio di Grimaldi. Emerse che fu un vero e proprio omicidio a seguito di una tentata rapina: una pattuglia tedesca compì questo eccidio, uccisero tutti per non lasciare testimoni. Le famiglie Lorenzi e Pallanca erano benestanti, e questi soldati pensavano di trovare chissà che cosa».
«E’ uno degli episodi più cruenti non soltanto della nostra provincia ma di tutta Italia – ha dichiarato il vice presidente di Regione Liguria Alessandro Piana -. Vennero uccisi anche dei bambini. Questo ci fa riflettere molto su quanto sia importante tenere sempre acceso il faro sugli aspetti fondamentali della nostra democrazia, tra i quali la libertà che il popolo italiano si è conquistato a caro a prezzo. E sull’importanza di mantenere la pace, che non è una cosa scontata, come dimostrano le guerre alle porte dell’Europa, ma un bene da preservare».
«Dobbiamo oggi sottolineare l’importanza che riveste la nostra Costituzione – ha detto il prefetto Valerio Massimo Romeo – L’importanza che rivestono i principi di libertà e di democrazia. E’ oggi l’occasione per ricordare che il nostro credo è dire “no” a tutte le forme di dittatura».
«Tra voi ci sono numerosi parenti e discendenti di quelle persone che ci hanno lasciato in un momento cruento della storia del nostro paese – ha affermato il primo cittadino, Flavio Di Muro – E forse questo momento storico non è mai stato ricordato prima di oggi e quindi mi fa molto piacere come sindaco, a nome di tutta la città di Ventimiglia, ricordare un fatto che era rimasto dimenticato e che oggi simbolicamente con questa targa andiamo a ricordare non tanto per fare una manifestazione fine a se stessa ma per evitare che gli errori del passato vengano commessi in futuro».
Le vittime:
Chiodin Angela, anni 37
Chiodin Maria
Lorenzi Alberto, anni 64
Lorenzi Battistina, anni 62
Pallanca Rosalba, anni 2
Pallanca Sergio, anni 6
Pastorino Giovanni, anni 80
Pittaluga Rinaldo, anni 52
Plank Antonia, anni 22
Trovato Giovanna, anni 2
Trovato Salvatore, anni 37