Imperia, si uccise lanciandosi da un balcone: medico psichiatra accusato di omicidio colposo
La donna era ricoverata in una struttura psichiatrica
Imperia. Un medico psichiatra imperiese è finito a processo, davanti al giudice monocratico di Imperia Marta Maria Bossi, con l’accusa di omicidio colposo per la morte di una sua ex paziente di 47 anni, che il 18 agosto 2020 si uccise lanciandosi dal balcone della struttura, sita nell’entroterra della provincia, in cui era ricoverata da diversi anni.
Secondo la pubblica accusa, sostenuta dal pm Enrico Cinnella Della Porta, il medico, che all’epoca dei fatti era il direttore sanitario della struttura psichiatrica, «non avrebbe adottato gli opportuni strumenti di valutazione del rischio suicidario della paziente, nonostante quest’ultima avesse più volte compiuto gesti autolesionistici». Ma come emerso durante l’udienza, erano almeno due anni che la paziente, affetta da un deficit intellettivo e con alle spalle seri problemi di tossicodipendenza, non compiva atti autolesionistici. Anche perché, come affermato da un secondo testimone, da quando lo psichiatra aveva assunto il ruolo di direttore sanitario della struttura, le condizioni di tutti gli ospiti, comprese quella della vittima, erano notevolmente migliorate.
L’accusa sostiene inoltre che lo psichiatra non avrebbe «fornito adeguate disposizioni per fronteggiare e controllare il rischio, consentendo, ad esempio, che la paziente svolgesse attività della vita quotidiana, anche rischiose, come il ritiro della biancheria stesa ad asciugare sui balconi della struttura».
Ed è proprio durante questa attività che la donna ha compiuto il gesto. Sotto la supervisione di un educatore, infatti, aveva steso la biancheria sul terrazzo al primo piano della struttura. Dopo essere rientrata, la paziente era nuovamente uscita e, all’improvviso, si era lanciata dal balcone, «impattando sulla strada e morendo dopo circa trenta minuti per le lesioni riportate».
Il medico è difeso dagli avvocati Giorgio e Azzurra Valfrè, mentre la parte civile (la madre della vittima) è rappresentata dall’avvocato Sandro Riceputo.