Esame al cuore provoca la morte della paziente, Asl1 risarcisce 900 mila euro

5 novembre 2024 | 10:53
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Esame al cuore provoca la morte della paziente, Asl1 risarcisce 900 mila euro

I fatti nel 2017. La vittima una 67enne di Soldano

Imperia. L’Asl1 Imperiese ha recentemente liquidato un maxi risarcimento di circa 908 mila euro alla famiglia di una donna originaria di Soldano, M.G., deceduta presso l’ospedale di Imperia nel 2017, a seguito di un esame coronarico che, per un errore medico, ha causato la lesione fatale di un’arteria. La vicenda risale a una visita programmata della paziente, 67 anni all’epoca dei fatti, per sospetta ischemia coronarica. Durante l’indagine cardiologica si verificò l’errore che portò al tragico epilogo.

La famiglia, rappresentata dal marito, dalle figlie e dalle nipoti, aveva avviato il contenzioso legale dopo l’accaduto, chiedendo giustizia per il danno parentale subito. Il tribunale ha emesso la sentenza a maggio, condannando l’azienda sanitaria locale al risarcimento e al riconoscimento delle spese, sulla base di una perizia del consulente tecnico d’ufficio. L’importo complessivo è coperto dalla polizia assicurativa regionale.

«La coronarografia è stata eseguita non durante un ricovero d’urgenza, ma era stata programmata mesi prima. È questa la prima delle contestazioni che abbiamo mosso all’operato medico», – spiega l’avvocato della parte lesa, Giovanni Giorgino -. «Inoltre, abbiamo contestato di aver prescritto un esame estremamente invasivo e gravato da complicanze irreversibili senza che vi fossero particolari necessità di urgenza e tanto meno di emergenza. Ossia, soltanto dopo una semplice visita cardiologica e un test da sforzo nonché senza aver prima aver proposto alla paziente degli esami strumentali per immagini meno invasivi e meno rischiosi».

«Altra contestazione mossa all’operato medico, quella di aver comunque proseguito l’esame coronografico malgrado l’arteria coronaria della paziente presentasse una conformazione anatomica che imponeva di interrompere l’operazione. Quindi l’aver adottato delle manovre operatorie incaute, causa diretta della lesione che poi ha condotto alla decesso della paziente. Preme precisare che, con la loro iniziativa giudiziale, i miei assistiti hanno voluto evidenziare alla azienda sanitaria ciò che è successo affinché non accada mai più», – conclude il legale -.