Carcere, agente aggredito e ferito. Pagani (UIL): «A Sanremo dilagano violenza e aggressioni»

«Quanto sta avvenendo nei penitenziari, certifica la crisi del sistema e il fallimento complessivo della sua organizzazione e gestione»
Sanremo. Un agente è stato aggredito e ferito nel carcere di Sanremo. «È successo sabato pomeriggio intorno alle 17 , in quarta sezione dove un detenuto italiano classe 2003 giudicabile per reati di rapina ha preso a pugni in petto l’Agente di Polizia penitenziaria addetto alla sezione , in quanto non riusciva a telefonare per un blocco alla linea telefonica» dichiara Fabio Pagani , Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria.
«Il poliziotto soccorso nell’immediatezza ha riportato una prognosi di 6 giorni – aggiunge il sindacalista della UIL . Ancora tensioni e disordini nelle carceri , ancora Sanremo. Quanto sta avvenendo nei penitenziari, certifica la crisi del sistema e il fallimento complessivo della sua organizzazione e gestione. Peraltro, la Polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi. Non è raro, ormai, che le donne e gli uomini del Corpo, solo per fare il proprio dovere, si sentano dire da ristretti che faranno la fine dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia, etc–Allora è di tutta evidenza che una situazione emergenziale, anche per il sovraffollamento detentivo, sono 14mila i detenuti in più, e l’insufficienza di operatori, al Corpo di Polizia penitenziaria mancano 18mila unità, non possa essere efficacemente affrontata con misure e strumenti ordinari» sottolinea il sindacalista.
«Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Governo Meloni e il Parlamento tutto ne prendano atto e varino un decreto carceri per affrontare le questioni preminenti e, parallelamente, si avvii un percorso di riforme complessive per l’intero apparato d’esecuzione penale e, particolarmente, per quello inframurario. Presto, nostro malgrado, si toccherà un punto di non ritorno», – conclude Pagani.