Anci 2024, Claudio Scajola all’assemblea di Torino: «Serve più coesione e politica più responsabile»
L’ex ministro ha parlato del ruolo del sindaco e dell’importanza di mantenere unita la comunità
Torino. «Vi do un dato che è curioso: nella mia città capoluogo di provincia, che è una città piccolina, che ha 45mila abitanti, il 15 percento sono extracomunitari che svolgono il loro compito di cittadini con l’orgoglio di essere diventati cittadini italiani». Lo ha detto il sindaco e presidente della Provincia di Imperia, Claudio Scajola, intervenuto stamani nella sala plenaria del centro congressi Lingotto, a Torino, in occasione di un confronto intitolato “L’Italia senza divisioni”, nell’ambito del 41esimo congresso Anci (Associazione nazionale comuni italiani), che si sta svolgendo nel capoluogo del Piemonte.
Come sottolineato da Andrea Malaguti (direttore de La Stampa) moderatore dell’incontro, che ha visto tra i partecipanti anche il presidente di Libera don Luigi Ciotti, Scajola, pur appartenendo al centrodestra, ha un atteggiamento diverso rispetto ad alcune politiche di accoglienza messe in campo dall’attuale governo, che porta in parte i suoi stessi “colori” politici. Lo dimostra il fatto di aver organizzato, nel Comune di Imperia, una cerimonia per conferire la cittadinanza italiana agli stranieri residenti che l’avevano ottenuta.
Parlando più in generale del ruolo del sindaco, Claudio Scajola, che sindaco lo è stato per quattro volto, ha dichiarato: «E’ il più bello. Lo era quarantacinque anni fa e lo è anche oggi. Era più difficile o meno? E’ sempre uguale perché è vero, lo ha detto bene ieri Manfredi (sindaco di Napoli e presidente nazionale Anci), che il contatto del cittadino con le istituzioni è il sindaco, anche attraverso responsabilità che si assume che non sono proprie, che sono di altri».
« Il tema che ci affidate adesso, quello dell’Italia senza divisioni, ha un’attinenza diretta con il ruolo del sindaco, ma direi della politica, e cioè – ha aggiunto – Chi è che più di tutti recita questo ruolo? I sindaci. Perché i sindaci hanno come primo dovere quello di tenere la coesione del loro territorio attraverso un rapporto di rappresentanza di tutti i cittadini e non soltanto di quanti li hanno eletti. E’ un ruolo difficile anche per questo, ma credo sia il ruolo fondamentale nella tenuta dello Stato: la coesione».
In un Paese come l’Italia dove le divisioni sono molte (geografiche, culturali ed economiche) «il compito che manca il suo assolvimento e che deve essere recuperato è quello della politica che non può essere intesa come la politica di una parte o di un’altra», ha spiegato. «Dobbiamo, secondo me, sforzarci: ci sono degli appelli autorevoli in questo senso, uno degli ultimi è quello del Papa. Non si può pensare che la politica non sia l’esempio di un rapporto corretto dell’utilizzo degli strumenti democratici, e per fare questo, ahimè, si tiene più conto del sondaggio della mattina per svolgere il compito che devi assolvere piuttosto di individuare una strategia del futuro. Si è abituati, in questa fase politica, e da diversi anni ormai, ad una politica dell’uno contro l’altro. Credo che questo sia un grosso pericolo che stiamo vivendo, tanto è vero che il tema di cui siamo ogni giorno testimoni è quello della gente che non va a votare. Questa democrazia sta in piedi, in questo momento, attraverso una maggioranza degli italiani che non vota. Ieri dicevo, con un delegato qui al congresso, che quando tanti anni fa il partito vincente aveva il 30-35%, non lo aveva in assoluto, ma lo aveva sull’85 % degli italiani che votavano. Oggi un partito che ha un consenso ampio del 25-30% lo deve più che dimezzare, ma siccome la rappresentanza la dobbiamo avere nei confronti di tutta la comunità, questo è un fattore ulteriore che fa cogliere la necessità di avere maggiore coesione e di una politica che essendo più partecipata sia anche più responsabile, anche nei toni, nei modi e nei linguaggi che si utilizzano».