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Mercato coperto, i coltivatori in via Aprosio: «Soddisfatti, ma abbiamo perso un mese di lavoro»

1 ottobre 2024 | 09:41
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«Speriamo che i nostri clienti tornino da noi»

Ventimiglia. I coltivatori diretti e i floricoltori di Ventimiglia sono potuti tornare a vendere i propri prodotti dopo un mese dall’incendio che, lo scorso 1 settembre, è divampato a causa del cortocircuito di un frigo all’interno del mercato coperto dove erano ospitati. Una decina i gazebo messi a disposizione dall’amministrazione comunale che, a partire da oggi, ospitano gli stand dei produttori nella pedonale via Aprosio, a ridosso della struttura ancora chiusa per lavori.

A controllare che tutto funzioni per il meglio, stamani, c’era l’assessore Domenico Calimera: «Siamo molto contenti – ha detto – Quella di spostare all’esterno i coltivatori era una proposta che l’amministrazione aveva già fatto, ma i produttori per senso di solidarietà nei confronti dei commercianti si erano rifiutati di fare. Visto che purtroppo i tempi di riapertura del mercato, che non dipendono dall’amministrazione, si stanno allungando più del previsto, a questo punto abbiamo dato l’autorizzazione ai produttori di poter vendere la propria merce, anche perché altrimenti andrebbe sprecata. Penso che questo sia già un buon punto di partenza».

Soddisfatti i produttori, una decina, che hanno potuto esporre frutta, verdura e fiori. Anche se tra i cittadini c’è il sospetto che non tutto venga effettivamente prodotto a Ventimiglia, vista l’ampia scelta di merce, anche non di stagione.

Ma tra chi coltiva davvero la terra, come Demetrio Caccamo, la felicità di poter tornare a vivere del proprio faticoso lavoro è mista a un senso di amarezza per la tardiva riapertura: «Andava fatto prima – afferma il coltivatore -. Non è vero che dopo una settimana ci avevano paventato questa soluzione. Volevano spostarci all’ex Gil e per quello ci eravamo rifiutati: nessuno voleva andarci, il produttore si voleva spostare , è vero, ma in via Aprosio. Ora speriamo che i nostri clienti, anche francesi, tornino da noi».

«Sono comunque soddisfatto – ha aggiunto Caccamo – Anche perché c’è una bella differenza tra commerciante e agriproduttore. Lo dico col cuore in mano, perché loro (i commercianti, ndr) non vengono alle 2 del mattino per mettere a posto i banchi e per lavorare. Certo, hanno famiglia anche loro, ma comprando il prodotto perdono solo l’incasso per la mancata vendita. Io, invece, ho buttato tantissima roba, perché sono produttore al cento per cento. Ho 400 piante di pomodori nani, di cui non ho preso i soldi neppure per ripagarmi le piante».