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Imperia, l’approvazione dello schema parasociale per Rivieracqua riaccende il dibattito sull’acqua pubblica

21 ottobre 2024 | 19:53
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Imperia, l’approvazione dello schema parasociale per Rivieracqua riaccende il dibattito sull’acqua pubblica
Imperia, l’approvazione dello schema parasociale per Rivieracqua riaccende il dibattito sull’acqua pubblica
Imperia, l’approvazione dello schema parasociale per Rivieracqua riaccende il dibattito sull’acqua pubblica
Imperia, l’approvazione dello schema parasociale per Rivieracqua riaccende il dibattito sull’acqua pubblica

Il sindaco Scajola: «La stragrande maggioranza dei comuni, che si sa sono governati da giunte di sinistra, hanno la gestione dei servizi con una società mista pubblica privata»

Imperia. Si riaccende il dibattito sull’acqua pubblica durante il consiglio comunale di Imperia dove è stato approvato lo schema di regolamento per il controllo congiunto e sub patto parasociale per Rivieracqua: un documento necessario dopo l’ingresso del Comune di Imperia nella società per la gestione del ciclo idrico con la quale il Consiglio comunale ha disposto l’acquisizione di quote di Rivieracqua.

«Un passo avanti» per l’assessore Monica Gatti durante la presentazione della pratica «per il futuro di Rivieracqua con il compimento della gara per l’ingresso del socio privato»

«Questo è un passo indietro- ha affermato il consigliere Ivan Bracco del PD- altro che passo avanti come dite voi, perché la società che gestisce un bene importante come l’acqua sta diventando privata e gestirà tutto il privato, compresi gli aspetti tecnici. Questo è il non rispetto del referendum sull’acqua pubblica. La gestione poteva rimanere pubblica e questa maggioranza ha delle gravi responsabilità. Questo non è un passo avanti, ma è un passo indietro. Questa maggioranza e questi partiti di centrodestra non solo a Imperia hanno sostenuto di fatto che l’acqua diventasse privata. Mi auguro che accada un miracolo e che possa intervenire qualcosa per rispettare il referendum e l’idea degli italiani sull’acqua pubblica».

La scelta del socio privato è stata difesa, invece, da Giovanni Montanari che ha sottolineato come senza l’ingresso del socio privato «la società sarebbe fallita e sarebbe finito tutti, in mano ai privati”»

«Quando io ho assunto l’incarico di Commissario dell’Ato idrico – è intervenuto il sindaco Claudio Scajola-era stato già deliberato dall’Assemblea dei Sindaci, presieduta dalla sinistra, all’unanimità, che fosse l’unica soluzione possibile. L’altra soluzione era il fallimento, quindi 500 aziende che fallivano e quindi come prevede la norma andava a gara e la gara si fa con il privato. C’è un costo perché l’acqua pubblica possa arrivare nelle case o nelle imprese. La stragrande maggioranza dei comuni, che si sa sono governati da giunte di sinistra, hanno la gestione dei servizi con una società mista pubblica privata».