Gianni Tozzi Rambaldi compie 100 anni, la storia del musicista di Sanremo che ha suonato con Carosone

15 ottobre 2024 | 08:00
Share0
Gianni Tozzi Rambaldi compie 100 anni, la storia del musicista di Sanremo che ha suonato con Carosone
Gianni Tozzi Rambaldi compie 100 anni, la storia del musicista di Sanremo che ha suonato con Carosone
Gianni Tozzi Rambaldi compie 100 anni, la storia del musicista di Sanremo che ha suonato con Carosone
Gianni Tozzi Rambaldi compie 100 anni, la storia del musicista di Sanremo che ha suonato con Carosone

«La collaborazione con Renato è durata circa tre anni, e sono stati tre anni meravigliosi»

Sanremo. La storia di un luogo non è fatta solamente dagli avvenimenti che vi accadono, ma anche dalle persone che con la loro vita e le loro azioni hanno lasciato il segno. Ed è importante ricordarle, queste persone, specialmente in un giorno così importante come quello del compleanno. Oggi, infatti, compie 100 anni Giovanni Tozzi Rambaldi (detto Gianni), cittadino di Sanremo – più precisamente della zona di Poggio – che nel corso della sua carriera da musicista ha fatto parte anche del celebre sestetto Carosone.

Signor Giovanni, a che età ha iniziato a suonare il sassofono? Come si è avvicinato alla musica? «Ho iniziato a suonare a 14 anni con la banda di Poggio. I membri più anziani man mano morivano, e c’era sempre più bisogno di persone nuove. Così, io e altri ragazzi del paese siamo stati convocati, e ci hanno insegnato le nozioni basilari della musica. Io avrei voluto imparare a suonare il tamburo, mi piaceva, invece mi è toccato il clarinetto. Con il tempo si sono accorti che uno solo eccelleva in tutto il gruppo, ed ero io. Dopodiché ho iniziato a studiare a Sanremo con il maestro Bertazzoni per poi prendere il diploma al conservatorio. Questo, però, non è mai successo, perché il mio maestro è venuto a mancare. Ma io ho continuato a studiare per conto mio, sia il clarinetto, sia il sassofono e l’ocarina. Mi sono fatto da solo, insomma. Tuttavia, da allora ho iniziato a suonare prima con l’orchestrina di Poggio, poi ad Arma di Taggia, e poi a Genova. Da allora mi sono introdotto nelle orchestre di palcoscenico, e ho iniziato a girare per l’Italia.»

Come è nata la collaborazione con Renato Carosone? «C’è stato un periodo in cui suonavo a Milano, e una sera sono andato a sentire Carosone che suonava in un noto locale della città. Avevo 32 anni. A un certo punto, mentre ballavo, sul pianoforte di Carosone ho visto un’ocarina: l’ho presa, e ho iniziato a suonare un verso di una mazurca. Quella è stata la prima volta che Renato mi ha notato, ma in quell’occasione non è successo niente. Tempo dopo, aveva iniziato a girare voce che Carosone avesse sciolto l’orchestra. Io gli ho scritto, e dopo circa un mese lui mi ha risposto facendomi recapitare una lettera in un locale di Milano in cui suonavo. Una sera è venuto a sentirmi suonare, dopodiché mi ha convocato, ed è successa la cosa più bella che potesse accadermi: abbiamo iniziato a lavorare insieme. Lui mi dava del tu, ma io gli ho sempre dato del lei. Andavamo d’accordo, eravamo una famiglia, e lui era un titolare molto serio. La collaborazione con Renato è durata circa tre anni, e sono stati tre anni meravigliosi. La musica che suonavamo con Carosone non era difficile, ma era necessario avere molta scioltezza sul palco, e l’abilità di saper suonare a memoria. Dopo questa esperienza, io ho sempre continuato a suonare»

Grazie alla sua carriera lei ha ricevuto il “Premio Laurano”, che cosa ricorda di quel momento? «Il premio a un cittadino di Sanremo che abbia esportato la “ligusticità” oltreconfine, sì. Mi ha fatto piacere riceverlo, e mi sono stupito. Non me l’aspettavo. Era il 2014. Sono stato invitato al Casinò per la premiazione, e ho suonato l’ocarina. Tutte le persone presenti volevano stringermi la mano, è stato bellissimo. Nonostante questo, però, non mi sono mai montato la testa, sono rimasto lo stesso di sempre.»

A distanza di tanti anni, come si sente quando ripensa a tutto quello che ha fatto? «Il mio non era un lavoro sicuro, e fino a che non ho iniziato la collaborazione con Carosone, ero molto incerto. Se si suonava, si guadagnava, se non si suonava, non si portava a casa niente. Grazie a Renato ho acquisito sicurezza, e ho avuto la possibilità di girare il mondo. Dopo di lui, non ero io che cercavo lavoro, era il lavoro che cercava me. La musica è bellissima, e suonare mi è sempre piaciuto. Sono molto felice di tutto quello che ho fatto. Se potessi tornare indietro, rifarei tutto allo stesso modo.»

A oggi, Giovanni Tozzi Rambaldi risiede in una Rsa genovese, e ha conservato lo stesso carattere dinamico, ironico e determinato che lo ha accompagnato nel corso della sua carriera e della sua vita. In occasione del suo centesimo compleanno, il musicista trascorrerà la giornata circondato dall’affetto di sua figlia Manuela e di tutti i suoi cari, per festeggiare il raggiungimento di un nuovo grande traguardo.