Assemblea pubblica sul Porto commerciale Imperia: «Tutelare le aree funzionali all’operatività dello scalo»
Da mesi la compagnia Maresca chiede di passare sotto l’autorità portuale di Genova
Imperia. «Non siamo contrati a riqualificare aree sottoutilizzate ed in dismissione ma riteniamo sia doveroso tutelare le aree strettamente funzionali alla operatività del porto che possono svilupparsi e diventare opportunità di lavoro in una città dove il lavoro manca». Queste le parole di Giovanni Zecchini, console della compagnia portuale “Lodovico Maresca”: un caso unico, con quattro soci e 90 anni di storia è la più piccola d’Italia.Una concessione passata dalla Regione al Comune di Imperia nei primi anni ’90. Tempi diversi. Ma da mesi ormai la compagnia Maresca chiede di passare sotto l’autorità portuale di Genova che racchiude anche Savona-Vado e Prà.
L’appello nel pomeriggio di oggi durante l’assemblea pubblica che si è svolta nell’aula magna della biblioteca della città, nel cuore di Oneglia, a pochi passi non solo dalla sede della Maresca ma da Calata Cuneo, cuore pulsante del porto commerciale dove in passato è stato protagonista dell’attività commerciale non solo cittadina ma della Liguria e della vicina Francia. Obiettivo della società salvare lo scalo che attualmente registra un traffico di cemento di 40 mila tonnellate all’anno in arrivo da Nizza che dopo essere stoccato riparte con i camion verso il Basso Piemonte.
«Abbiamo l’intenzione- spiega Bruno Rossi, ex dirigente CGIL- Culmv portuali Genova- l’attenzione di cambiare in meglio gli aspetti di indirizzo che questa città ha per il suo sviluppo e anche per la possibilità domani di far sì che i giovani possano tornare ad avere la speranza di lavoro. Questa città da sempre è stata all’avanguardia di industrie estremamente particolari ed importanti legate all’olio, alla pasta si trova in una situazione di marginalità estrema dove tutto il commercio è indebolito e che il porto commerciale sia stato abbandonato dall’amministrazione comunale negli ultimi anni e abbiano indicato solamente la possibilità di sviluppo del turismo e la sensazione che abbiamo è che la parte industriale di questo turismo è stretto e di conseguenza ridotto con margini con grandi potenzialità che questo golfo poteva aspettarsi».
Presente all’incontro anche Riccardo Degl’Innocenti esperto di lavoro portuale che ha parlato del rilancio del porto di Oneglia. «Le possibilità ci sono- ha affermato Degl’Innocenti- e stanno nelle mani di chi decide del Porto di Imperia, la sua autorità che in questo momento è nelle mani nell’amministrazione comunale. Le condizioni di farlo ci sono perché il Porto esiste, funziona, ha bisogno di investimenti e di essere sostenuto. Oggi parleremo di questa contraddizione ossia di un Porto che sembra un po’ lasciato andare a se stesso di cui in modo paradossale si devono occupare i lavoratori per suggerire, invitare le autorità e le categorie imprenditoriali ad entrare in campo per sostenere le sorti del Porto».
«Passare sotto l’autorità portuale di Genova questa è la proposta- prosegue Degl’Innocenti- che fanno i lavoratori e sembra giusta, legittima ed efficace. L’idea che l’attuale concessione delle autorità portuali come sistema, Genova ha sotto di sé, Savona e Vado, Pra e non esclude possa esserci anche Imperia, in questo caso la guida del Porto sarebbe nelle mani di chi di mestiere fa questa attività. Non sono un giurista ma tornare alla regionalità del Porto che è classificato come regionale ha suo tempo fu dato in concessione al Comune , tornare attraverso una procedura ministeriale sostenuta direttamente dalla Regione perché è essenziale chiedere al Ministero che sia inserito nell’attività di sistema di Genova-Savona- Vado«
«Siamo la compagnia portuale più piccola d’Italia con quattro soci e rivendichiamo il fatto che una città che ha basato la sua economia sul porto debba continuare ad utilizzare il porto: anche se i nostri spazi si stanno restringendo sempre di più. A seguito di alcuni incontri che abbiamo fatto a livello nazionale abbiamo scoperto che il gigantismo navale, ossia di costruire navi sempre più grandi con porti che abbiano delle strutture sempre più grosse non servono più, stiamo andando verso la piccola distribuzione, magari con navi grandi che arrivano in un punto e poi navi navi di piccolo tonnellaggio che distribuiscono le merci in giro per il mondo: quindi un porto piccolo può funzionare se c’è la volontà. Adesso al 90-99% sbarchiamo del cemento che arriva da un cementificio di Nizza. Anche se è stato declassato a fine degli anni’90 da porto regionale a porto comunale di fatto questo è un porto internazionale perché la merce arriva dalla Francia. Il nostro intento è fare in modo che Imperia ritorni ad essere un porto di interesse regionale».