Giovani ed insidie dei social le linee guida del dottor Ravera: «Importante dialogo con i genitori»
«Il 98% dei ragazzi ha dichiarato durante una ricerca che non ha il parental control e quindi vuol dire che c’è un libero accesso a tutti contenuti che ci sono nel mondo virtuale»
Imperia. «Da una ricerca che abbiamo fatto sui giovani sulla nostra provincia l’anno scorso che ha coinvolto oltre 4 mila ragazzi di terza media, seconda e quarta superiore, dove abbiamo chiesto agli studenti se avevano il parent control il 98% ha dichiarato di no, quindi vuol dire che c’è un libero accesso a tutti contenuti che ci sono nel mondo virtuale. Questo atto di fiducia mi sembra molto eccessivo tenendo conto dei rischi che sono annessi: pornografia, pedo-pornografia, strumenti come Only Fans dove spesso gli adolescenti pubblicano delle foto compromettenti in cambio di like e di soldi, gioco di azzardo. Vuol dire che questo mondo, che è senza controllo, accede alla psiche , allo sviluppo di questi bambini e ragazzi e potrebbe essere un elemento che alimenta sempre di più aspetti incontrollati». A parlare il dottore Roberto Ravera direttore della struttura complessa di Psicologia dell’ASL1 che lancia un appello alle famiglie sulla necessità di instaurare un dialogo con i propri figli per proteggerli dalle insidie che si nascondono dietro l’uso non controllato dei social media che aggiunge «abbiamo avuto casi di bambini che tramite l’uso di questi social sono venuti in contatto con degli avatar a cui poi hanno mandato fotografie o video indecenti».
« Il significato delle mie parole- prosegue il dottor Ravera- non è fare una dotta discussione sul tema dell’uso dei social nell’adolescenza ma è quello di mettere in guardia le famiglie dal fatto di avere in casa all’oscuro dei genitori uno strumento che è il cellulare, il computer, l’I-pad, nelle mani non solo di ragazzi ma anche di bambini e credo che questo sia un aspetto che richiede una maggiore attenzione. Abbiamo avuto casi di bambini che tramite l’uso di questi social sono venuti in contatto con degli avatar a cui poi hanno mandato fotografie o video indecenti. Ora non possiamo chiedere ad un bambini di essere cosciente di quello che sta facendo perché si tratta di un bambino e spesso l’accesso a questi social e giochi di ruolo sono anche accattivanti ed iniziano attraverso delle banalità attraverso dei giochetti semplici tranne poi creare delle connessioni con avatar dietro cui non si ovviamente chi ci sia e quando si è creato l’unione l’unione, l’amicizia, a questo punto possono iniziare le richieste indecenti».
«Lo scopo di questo del mio messaggio- aggiunge- è quello di sensibilizzare il più possibile i genitori affinché abbiano un controllo su questi strumenti.Vorrei citare un dato, nella ricerca che abbiamo fatto sui giovani sulla nostra provincia l’anno scorso, stiamo parlando di uno studio complesso di oltre 4 mila ragazzi di terza media, seconda e quarta superiore, dove abbiamo chiesto ai ragazzi se avevano il parent control e il 98% ha dichiarato di no, quindi vuol dire che c’è un libero accesso a tutti contenuti che ci sono nel mondo virtuale. Questo atto di fiducia mi sembra molto eccessivo tenendo conto dei rischi che sono annessi: pornografia, pedo-pornografia, strumenti come Only Fans dove spesso gli adolescenti pubblicano delle foto compromettenti in cambio di like e di soldi, gioco di azzardo dove all’inizio non perdono soldi ma si abituano all’idea del gioco d’azzardo che diventa fruibile e per loro piacevole e così vale per tutto il resto. Sempre più spesso con i pazienti giovani e giovanissimi il nostro dialogo è fatto attraverso il loro cellulare dentro il quale hanno tutti i loro contenuti. Vuol dire che questo mondo che è un mondo che è senza controllo, accede alla psiche , allo sviluppo di questi bambini e ragazzi e potrebbe essere un elemento che alimenta sempre di più aspetti incontrollati».
«Non sono qui per fare degli allarmismi- sottolinea il dottor Ravera- però al tempo stesso devo evidenziare in maniera pacata e adeguata che purtroppo e questo noi lo vediamo dalla nostra pratica clinica, sempre più spesso tutto il mondo social, con tutti i suoi effetti è onnipresente nelle situazioni di crisi e patologia che vediamo nei giovani. Vuol dire che in termini di coscienza, di linguaggio, di relazione, una fetta importante della cultura psichica di questi bambini e ragazzi, passa attraverso questo strumento. Ovviamente non possiamo tornare indietro, perché la tecnologia fa passi avanti e questi strumenti sono diventati quasi una nostra appendice, ma questo implica uno sforzo maggiore dal punto di vista educativo soprattutto da parte delle famiglie le quali devono diventare sempre più coscienti e sempre più in grado di sviluppare anticorpi rispetto ad un mondo che si evolve velocemente perché quello che succede è che noi genitori abbiamo una coscienza limitata di questo sviluppo perché ci basiamo sulla nostra conoscenza di questi strumenti ma tutte queste cose vanno avanti con una velocità straordinaria. I ragazzi mi parlano di TikTok ma io ho capito che c’è già altro e quindi vuol dire che gran parte delle cosiddette noi non le conosciamo allora è importante che ci sia questo dialogo che non è solo il controllo ma che ci sia la capacità in qualche modo di riequilibrare il ruolo educativo che non può essere quello del togliere il telefono ma è un qualcosa di co- partecipato cioè che le cose si possono fare insieme, certe esplorazioni possono essere fatte in comune oppure il bambino o il ragazzo può cercare di condividere quello che scopre nel mondo internet con i genitori».
«La pre adolescenza e adolescenza sono periodi della vita difficili. Dobbiamo imparare noi educatori ed in primis i genitori a stabilire un canale di comunicazione con i figli che sia strutturato nel tempo perché molto spesso i genitori si sentono in grado di cercare un dialogo quando ci sono le situazioni di crisi ma le situazioni di crisi possono essere gestite meglio e più positivamente se esiste una continuità dialogica. La maggior parte di questi ragazzi non hanno più la capacità di esprimere con le parole quelle che è il loro mondo interno e purtroppo il mondo dei social media ha contribuito ad impoverire ancora di più la capacità di rispondere ad una domanda semplice “come ti senti?”. Un genitore- conclude- deve sviluppare nel corso di una continuità del tempo delle risorse di dialogo con i bambini e ragazzi perché questo serbatoio di relazione costituisce la forza che ti permette di affrontare i momenti di crisi non esiste un antidoto che eviti agli adolescenti le crisi perché scoprono il mondo della sessualità e scoprendolo finisce il mondo dell’infanzia e questo diventa perturbante quindi l’adolescenza è sempre una crisi ma se tu hai costruito nel tempo un dialogo, forte, importante, diventa un importante elemento nei momenti di crisi perché i ragazzi sentono di potersi fidare dei propri genitori».