Progetto Parco eolico, l’ornitologo Valfiorito: «Uccelli vulnerabili a questi impianti, a rischio le rotte migratorie»
«L’impatto maggiore di questi impianti li avrebbero però gli uccelli nidificanti in zona perché comunque queste pale vanno a determinare una perdita di habitat»
Imperia. Il progetto del parco eolico denominato “Imperia Monti Moro e Guardiabella” in Valle Arroscia, Impero, Media Valle Argentina, Prino e San Lorenzo, da 32 aerogeneratori la cui altezza massima sarà di 209 metri, non solo “deturperebbe” l’entroterra imperiese ma rischierebbe di far scomparire le rotte migratorie degli uccelli che dall’Africa migrano in Europa attraverso lo stretto di Gibilterra. Uccelli rapaci ma non solo, «l’impatto maggiore di questi impianti- spiega Rudy Valfiorito, vicepresidente di Natura Intemelia APS (che si occupa delle problematiche ambientali della provincia di Imperia ) e volontario della Lipu che ha partecipato alla raccolta dei dati ortologici per la valutazione del dell’impatto Ambientale del progetto del Parco eolico- li avrebbero però gli uccelli nidificanti in zona perché comunque queste pale vanno a determinare una perdita di habitat cioè in un certo raggio intorno alla pala gli uccelli abbandonerebbero il territorio sia perché potrebbero venire uccisi direttamente dalla pala, sia perché li allontanerebbe proprio il disturbo creato e la modifica dell’habitat relativa non solo alla pala stessa ma anche al cantiere per poterla posizionare quindi a nuove strade “spiamenti”, cementificazioni».
Quale può essere l’impatto del progetto del parco eolico nell’entroterra di Imperia per quanto riguarda le rotte migratorie degli uccelli?
«Siamo su una delle rotte migratorie più importanti d’Europa qua nel ponente ligure lungo la costa si spostano una quantità notevole di uccelli migratori che seguono la costa per trasferirsi dall’Africa all’Europa passando poi dallo stretto di Gibilterra e passano tantissimi rapaci. Qui in provincia di Imperia non ci sono in realtà moltissimi dati relativi a questi migratori perché non ci sono punti di osservazione fissi in cui vengono raccolti i dati però per esempio ce ne sono nei pressi di Genova e quindi si trovano sulla stessa rotta e i dati del capoluogo di regione possono essere presi per buoni anche per la nostra zona visto che sono di uccelli che passano».
Quali sono le specie che popolano o usano l’entroterra per la loro rotta migratoria?
«Abbiamo un un notevole numero di specie e di individui, parlando di rapaci credo che siano più di 20 le specie che migrano su questa rotta migratoria e quasi tutti i rapaci rientrano nelle normative delle convenzioni di tutela internazionali quindi anche nelle direttive comunitarie che tutelano la fauna selvatica. Alcune sono molto particolari come il Biancone per cui dalla Liguria passano tutti i bianconi nidificanti in Italia perché anche quelli del sud del paese per trasferirsi in Africa e fanno il giro da Gibilterra quindi vengono a passare da noi. Oltre ai rapaci migratori l’impatto maggiore di questi impianti li avrebbero però gli uccelli nidificanti in zona perché comunque queste pale vanno a determinare una perdita di habitat cioè in un certo raggio intorno alla pala gli uccelli abbandonerebbero il territorio sia perché potrebbero venire uccisi direttamente dalla pala, sia perché li allontanerebbe proprio il disturbo creato e la modifica dell’habitat relativa non solo alla pala stessa ma anche al cantiere per poterla posizionare quindi a nuove strade “spiamenti”, cementificazioni».
Come queste pale andrebbero ad influire sull’habitat degli uccelli?
«Quei crinali sono attualmente raggiungibili solo a piedi praticamente perché non ci sono strade se non in pochissimi tratti e quindi dovrebbero essere costruite strade nuove completamente che porterebbero di conseguenza ad un maggior afflusso di di gente, di mezzi motorizzati che andrebbero sicuramente a creare un disturbo notevole dove adesso invece non è presente. Ho letto parzialmente per il momento la relazione che la società di ingegneria che ha presentato la relazione al Ministero dell’Ambiente scrive che “non è rilevante che l’impianto perché è un habitat molto comune nelle zone circostanti”, in realtà a me personalmente non sembra così perché si tratta di crinali a prato o pascolo che in realtà sono un ambiente ormai abbastanza raro nelle nostre zone e in continua diminuzione perché purtroppo i pascoli e i prati non vengono più mantenuti come una volta e quindi il bosco li sta abbastanza velocemente soppiantando. Con il cambiamento climatico questi ambienti andranno velocemente a scomparire ed andare ad incidere su un habitat già in regressione è sicuramente abbastanza dannoso per le specie che vi abitano. Ho visto durante il monitoraggio anche specie abbastanza rare come nome l’aquila reale, il grifone, il nibbio reale che si possono vedere lungo tutto il crinale che dal Monte Faudo va verso il colle D’Oggia quindi tutta la zona dell’impianto in pratica. Tutti rapaci particolarmente protetti che in quella zona trovano un habitat ideale e quindi verrebbero notevolmente per lo meno disturbati se non uccisi addirittura perché purtroppo c’è questo rischio che gli uccelli non si rendono conto del pericolo delle pale non avendo vendono mai avuto esperienza»
Queste zone erano già state considerate in passato da altri progetti magari di minore impatto ambientale?
«Avevo già partecipato a un monitoraggio per un altro progetto circa 20 anni fa nella stessa zona del Monte Moro anche se in realtà si trattava di un progetto molto più piccolo con un numero di pale molto più ridotto e 20 anni, fa proprio dalla raccolta dei dati ornitologici, quindi dalla presenza degli uccelli in zona, questo progetto era stato scartato dalla Regione perché si evidenziava un impatto troppo elevato. Quindi mi fa abbastanza strano che invece questo progetto molto più impattante perché di dimensioni nettamente maggiori venga invece approvato nella stessa zona».
«Nel momento in cui si vanno a costruire degli impianti industriali di questa portata è essenziale cercare di minimizzare il danno ambientale e quindi costruirli non solo dove promettono di rendere di più in base al vento però anche dove l’ambiente lo consenta, e secondo noi quella zona è particolarmente delicata quindi andrebbe valutato meglio se farlo lì o da un’altra parte e soprattutto andrebbero valutate meglio le misure di mitigazione e compensazione, cioè quelle opere o quelle metodologie che permettono di minimizzare il danno che a noi leggendo la relazione sembrano abbastanza insufficienti in questo caso. Ci vorrebbero per esempio delle azioni di ripristino degli ambienti naturali più importanti per compensare il danno prodotto»
Questo Parco mette a rischio le specie presenti nel nostro entroterra?
«Assolutamente si potrebbe creare una perdita di biodiversità locale e mettere a rischio anche quelle specie migratrici che poi sono proprietà di tutta Europa perché da noi passano gli uccelli che poi si distribuiranno a nidificare in tutto il continente nella Liguria di Ponente e anche provincia di Imperia. I rapaci per migrare usano il cosiddetto volo veleggiato e cioè sfruttano le correnti d’aria calda che salgono verso l’alto per fare meno fatica durante lo spostamento, si fanno trasportare dal vento e queste correnti ascensionali d’aria calda si formano proprio su questi crinali quindi loro sono obbligati a passare da lì e vanno a ricercare proprio quei punti di passaggio dove andrebbero posizionate le torri eoliche».
(Le foto sono di Luigi Giunta e immortalano Averla piccola, due Grifoni e Biancone)