"imperia monti moro e guardiabella”

Progetto parco eolico, il naturalista Alberto Girani: «La zona dove dovrebbe sorgere è un’area a rischio incendi molto elevato»

«Il complesso previsto non consentirebbe di operare efficacemente con i Canadair che devono volare ad una certa distanza dalle pale»

Imperia. Il progetto del parco eolico denominato “Imperia Monti Moro e Guardiabella” in Valle Arroscia, Impero, Media Valle Argentina, Prino e San Lorenzo, da 32 aerogeneratori la cui altezza massima sarà di 209 metri, non solo “deturperebbe” l’entroterra imperiese e rischierebbe di far scomparire le rotte migratorie degli uccelli che dall’Africa migrano in Europa attraverso lo stretto di Gibilterra ma «la zona dove dovrebbe sorgere il Parco Eolico, è un’area dove il rischio di incendi è molto elevato». Ad affermarlo Alberto Girani naturalista ex direttore del Parco di Portofino e attualmente docente all’Università di Genova su tematiche di turismo e sostenibilità aggiungendo che «il complesso previsto non consentirebbe di operare efficacemente con i Canadair che devono volare ad una certa distanza dalle pale eoliche. Questo esempio è esemplificativo di come i costi in questo caso della prevenzione e dello spegnimento degli incendi, i danni derivati agli incendi aumenterebbero in maniera sistematica scaricando costi di impianto, gestione e manutenzione sulla comunità o peggiorando l’ambiente e la vita locale».  

«Sono molto indignato per quello che si sta prospettando con la costruzione di un Parco eolico nell’entroterra di Imperia- spiega il dottor Girani – perché ci troviamo di fronte ad una ipotesi di asservimento di un ampio territorio con profitti che arricchiscono soggetti esterni, a fronte di impedimenti e problemi che rimangono localmente. Sono situazioni che una volta realizzate trasformano irreversibilmente un comprensorio, precludendone altre funzioni in cambio di briciole, che non compenseranno neppure in prospettiva i danni che si genereranno. Un progetto di queste dimensioni invalida la possibilità di usare il territorio come è stato gestito fino adesso e, soprattutto, diventa pericoloso per altri aspetti». «Quello che ad una visione superficiale pare un territorio disabitato e senza funzioni nel quale non accade nulla- prosegue Girani- è un sistema ambientale complesso nel quale avvengono scambi di materia ed energia tra l’area costiera e quella montana. Interessando aree di elevato pregio ambientale (ZSC della Rete Natura 2000) e di valore paesaggistico, il progetto contrasta con gli obiettivi di primo livello della politica Regionale di tutela del paesaggio.  Individuare forme appropriate di gestione per ciascuno dei paesaggi di cui si compone la Liguria, in particolare: tutelando i paesaggi identitari, sia quelli naturali, sia quelli derivanti dalla plurisecolare stratificazione dell’azione antropica, sia quelli contemporanei e salvaguardando i paesaggi minacciati da fattori di rischio o dinamiche di trasformazione, favorendo il recupero e la riqualificazione delle aree compromesse, degradate o prive di specifica identità; favorendo su tutto il territorio ligure le azioni volte al miglioramento del paesaggio in quanto elemento costitutivo del quadro di vita delle popolazioni».

«Nello specifico delle politiche regionali sul paesaggio, considerate le dimensioni del parco eolico proposto sugli equilibri ambientali del territorio si rileva come questo ne indebolisca la resilienza nei confronti rispetto ai fenomeni atmosferici estremi ed agli effetti dei cambiamenti climatici e diventi un fattore di impedimento significativo nel contrastare la propagazione degli incendi boschivi».

«Nello schema allegato estratto dal progetto si capisce che la zona dove dovrebbe sorgere il Parco Eolico, è un’area dove il rischio di incendi è molto elevato e, infatti, gli incendi vi avvengono e lo storico degli ultimi dieci anni ci dice che è necessario intervenire sulla prevenzione affinché non assumano proporzioni più gravi. Ma il complesso previsto non consentirebbe di operare efficacemente con i Canadair che devono volare ad una certa distanza dalle pale eoliche. Questo esempio è esemplificativo di come i costi in questo caso della prevenzione e dello spegnimento degli incendi, i danni derivati agli incendi aumenterebbero in maniera sistematica scaricando costi di impianto, gestione e manutenzione sulla comunità o peggiorando l’ambiente e la vita locale».

(Le tavole allegate al progetto del Parco eolico in provincia di Imperia)

«Dal punto di vista paesaggistico, invece, al di là della normativa, il problema è che tutti quanti abbiamo la percezione che se oggi il turismo interesso in maniera forte la costa si sta manifestando l’esigenza e la necessità di dislocare il turismo su tutta l’area retrostante, favorendo la tendenza spontanea che inizia a manifestarsi in tal senso. Nell’imperiese si comprende benissimo che ci sono potenzialità dello sviluppo turistico nell’entroterra, un turismo meno numeroso, ma più diffuso durante l’anno e con un impatto minore sulla vita della gente. Un turismo che è in equilibrio con le esigenze delle persone. Tutta quell’area che va dalla linea di costa fino all’interno è una zona collinare che ha buone potenzialità che però questo progetto azzererebbe precludendola a questo come ad altri tipi di sviluppo».

«Personalmente- conclude- sono a favore della produzione di energia localmente attraverso l’attivazione di comunità energetiche, perché ritengo che sia necessario produrre energia pulita, ma è necessario capire come e quanta ne produci, per chi e per che cosa. I fondamenti sono che quell’energia lì è prodotta per essere commercializzata e diventa un business dove c’è chi guadagna e c’è un territorio che perde. Perde risorse, ambiente, tradizioni, possibilità e potenzialità in un gioco non condiviso e non trasparente. Non è un caso che si arrivi in piena stagione estiva, con brevi tempi a disposizione per esprimersi a dover analizzare puntualmente un documento da lungo tempo preparato all’insaputa degli interessati. Quindi no grazie, nel merito e nel metodo del progetto».