Parco eolico nell’entroterra di Imperia, le associazioni territoriali: «Assalto all’elevato valore paesaggistico»
«Non cadiamo nell’imbroglio delle multinazionali, le soluzioni alternative ci sono, sono meno impattanti e sono pure più economiche»
Imperia. «Se la Liguria è maglia nera per produzione e consumo di energie rinnovabili (dati Gse e Enea) non lo si deve solo alle nefaste politiche energetiche promosse dalla regione, a partire dal rigassificatore di Vado. Lo si deve anche alla particolarità di un territorio fragile, costretto tra mare e monti che crolla letteralmente verso la costa e non ha la ventosità della Sardegna.
In quest’ottica, fino ad oggi nel Ponente, la cosiddetta “transizione ecologica” era rimasta al palo per la difficoltà a realizzare grossi impianti per la produzione di energia eolica e solare. Ma il progetto del parco eolico con 32 torri alte più di 200 metri nell’area del Parco delle Alpi Liguri, dalla valle dell’Impero alla valle Arroscia, rappresenta un vero e proprio assalto ad un territorio dall’elevato valore paesaggistico, in un’area carsica con presenze di siti archeologici.
Un proposito nei modi e nei tempi che suscita molte contrarietà per ciò che comporta in termini di impatto ambientale, per le infrastrutture e la cementificazione in aree boscate, per le ricadute agli acquiferi montani e alle sorgenti e per gli effetti sugli ecosistemi delle specie migratorie. Un progetto ministeriale calato dall’alto, senza il coinvolgimento delle amministrazioni comunali e delle comunità locali, che dimostra ancora una volta l’approccio estrattivista dei signori del business dell’eolico esclusivamente orientati al profitto a scapito del territorio.
Il tranello delle grandi centrali eoliche è insito nella visione della transizione ecologica: perseverare nell’attuale modello di sviluppo sostituendo semplicemente alle tecnologie delle fonti fossili quelle delle rinnovabili, mantenendo, anzi rinforzando quel modello di crescita infinita della produzione e del consumo che ci ha condotto all’attuale situazione. Per dirla con Guido Viale, occorre una conversione ecologica, per abbandonare un percorso e intraprenderne un altro.
Come quello delle Cer, Comunità Energetiche Rinnovabili, per produrre energia pulita,
democratica e diffusa.
Come l’esperienza di energia collettiva a Gubbio, in Umbria, dove un’intera comunità con una forma d’azionariato popolare dal basso, ha realizzato una pala eolica imponente ma adeguata alle esigenze energetiche, salvaguardando l’ambiente nel suo insieme e scongiurando danni peggiori. E ancora come molte altre che stentano a decollare per lo scarso sostegno alla realizzazione di piccoli impianti diffusi.
D’altronde la Liguria ha rifinanziato solo di recente il bando per lo sviluppo energetico
rinnovabile, al quale hanno partecipato molti enti locali imperiesi, per migliorare i consumi
energetici, ottimizzare i costi e stabilizzare le reti. Non cadiamo nell’imbroglio delle multinazionali, le soluzioni alternative ci sono, sono meno impattanti e sono pure più economiche. La necessaria conversione alle fonti rinnovabili, per contrastare i danni al clima del petrolio e del metano, deve essere condivisa con chi in quel luogo vive e in armonia con il territorio su cui insiste.
Saremo con i Sindaci e le comunità territoriali che chiedono partecipazione sulle scelte che condizionano la vita e i beni comuni, per conoscere ed esprimersi sui temi, che auspichiamo senza ritardi, vengano affrontati nel prossimo Consiglio Provinciale», è quanto dichiarato da Anpi Arma-Taggia, Attac Imperia, Casa Balestra, Ci Siamo in difesa dei beni comuni, Comitato Civico Città di Taggia, Csa “La Talpa e l’Orologio”, Italia Nostra Ponente Ligure, Natura Intemelia, Popoli in Arte Odv, Società della Cura, Teatro dell’Attrito, Usb Imperia.