Il relitto romano del I secolo AC. Come è stato scoperto e cosa nasconde

31 agosto 2024 | 07:22
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Il relitto romano del I secolo AC. Come è stato scoperto e cosa nasconde
Il relitto romano del I secolo AC. Come è stato scoperto e cosa nasconde
Il relitto romano del I secolo AC. Come è stato scoperto e cosa nasconde
Il relitto romano del I secolo AC. Come è stato scoperto e cosa nasconde

Tra Imperia e Sanremo sono 5 i relitti: due navi romane, un bombardiere e due navi da carico abbattute nella prima e seconda guerra mondiale

Santo Stefano al Mare. Nell’agosto del 2006, per la prima volta dopo 2200 anni qualcuno tornava a bordo della nave romana di Santo Stefano al Mare. A 60 metri di profondità al largo degli Aregai, per caso, due istruttori sub fecero una delle scoperte storiche più importanti per l’archeologia subacquea ligure.

Davide Mottola titolare del diving Nautilus TDC e Gigi Borghi salpando dagli Aregai si avviarono verso quella che sembrava una “noiosa” giornata di pesca di calma piatta. Quando l’ecoscandaglio iniziò ad inviare strani segnali, una volta immersi, i due sub si trovarono su quello che sembrava uno scoglio, ma che realizzarono poco dopo assere una distesa di anfore romane, almeno un centinaio. Questo era il prezioso carico di un relitto romano datato tra il I secolo aC e il I secolo dC. Da immersioni successive è emerso che l’imbarcazione stesse trasportando circa 3500 anfore di tipo Dressel, molte delle quali ancora intatte e sotto alla sabbia. A raccontarci la storia del relitto è proprio Davide Mottola.

Cosa avete provato in quel momento? «Un’emozione incredibile. Per tutta la vita abbia sempre fatto ricerca e riuscire ad arrivare ad un relitto di oltre 2mila anni, conservato nel mare ha dato emozioni enormi. Quelli che sembravano cannoni erano invece le bocche delle anfore».

Cosa avete fatto appena scoperto il sito? «Un video perché dovevamo documentare questa super scoperta e poi lo abbiamo denunciato alla soprintendenza per cercare di creare un nuovo punto immersioni e cercare quindi portare tutti i subacquei a vederlo. In realtà è ad una profondità di quasi 60 metri quindi non proprio tutti possono andarci ma è forse anche questo che lo ha lasciato più vergine».

Quali sono le ipotesi sul “naufragio” del relitto? «Se 2200 anni fa, circa, c’erano le condizioni marine attuali, si può pensare che sia stata una grossa sventolata da levante. Questo perché abbiamo osservato una perdita di carico verso la Francia il che fa pensare che ci fosse vento e corrente in quella direzione».
Sul relitto romano da millenni risiede un nuovo “equipaggio”: gronghi enormi, mustelle, capponi, gattucci e aragoste hanno popolato l’intera imbarcazione. «Sì, è una esplosione di vita e di colori che difficilmente è facile spiegare».

Santo Stefano al Mare è particolarmente ricca di tesori marini, ma tutta la zona tra Imperia e Sanremo vede importai relitti. Quali sono? «Abbiamo la presenza di due navi romani, questa ed un’altra ad Imperia, ad una cinquantina di metri. Gli altri relitti sono della prima e della seconda guerra mondiale, il più conosciuto è il Fiat Br 20, affondato a 47 metri qui a Santo Stefano, l’Atlantide o Regin, una nave da carico affondata da un sommergibile inglese il 20 dicembre 1917 ad una profondità di circa 79 metri a Riva Ligure, e la Tirpitz o “il Vapore, nave da carico che fu silurata nel 1941 durante la II guerra mondiale da un sottomarino inglese, davanti a Sanremo».