Ferragosto in carcere

Il Partito Radicale visita il carcere a Imperia

«Il sovraffollamento si vede ad occhio, alcune celle che sarebbero piccole anche per un detenuto ne ospitano due»

Imperia. «Come ogni anno il Partito Radicale sta visitando intorno a ferragosto gli istituti penitenziari di diverse città italiane. Nei giorni scorsi ci siamo recati a La Spezia, Marassi, Pontedecimo e Chiavari e, lunedì 19 agosto, una delegazione composta da Stefano Petrella e Luca Robustelli ha visitato la Casa Circondariale di Imperia. Ci hanno ricevuti e accompagnati nel giro delle sezioni con cortesia e disponibilità la direttrice Caterina Tancredi e il comandante Andrea Agostinelli», afferma il Partito Radicale Imperia che aggiunge:

«71 i detenuti presenti sui 53 posti di capienza regolamentare, 32 i definitivi, cinque gli appellanti, 20 gli imputati, meno del 50% gli stranieri (in controtendenza con altri istituti dove arrivano al 70), due gli art.21 (lavoro esterno), lavorano per il carcere alla manutenzione dell’edificio, un solo semilibero.
2 le educatrici su 2 previste, è presente un mediatore culturale, gli agenti previsti dalla pianta organica sono 43, ma al momento gli effettivi sono 37 .

L’assistenza sanitaria ha subito qualche ulteriore taglio, il più pesante e inaccettabile è quello dell’assistenza psichiatrica, con il medico psichiatra presente soltanto una volta al mese, mentre in precedenza faceva ingresso un paio di volte a settimana, la presenza del Ser.T. è affidata alla psicologa (da lunedì a venerdì), non c’è l’h 24, ma un medico è presente ogni giorno dalle 8 alle 20 e su questo i livelli più bassi continua ad averli (con 170 detenuti) Pontedecimo che ne resta privo dalle 14 del sabato alle 8 del lunedì, i locali a disposizione sono solo quelli della piccola infermeria.

Un’altra carenza è che l’unico defibrillatore resti chiuso e inutilizzabile nelle ore notturne, un corso di formazione al personale in merito sarebbe auspicabile e permetterebbe di fronteggiare situazioni di emergenza.

Il giro nelle sezioni presenta una situazione che conosciamo bene con il piano terra e il primo a regime “ordinario” (4 ore al giorno di apertura) e il secondo che ospita 20 detenuti (la sezione a trattamento intensificato) a regime aperto da mattina a sera, l’unica dove si respira un clima migliore. Qui per la verità (e anche a Sanremo e Marassi) le 8 ore minime di apertura delle celle non erano rispettate neanche prima della discutibile (e parziale) applicazione della circolare Renoldi, ma solo compensate con alcune ore di saletta di socialità .

Il sovraffollamento si vede ad occhio, alcune celle che sarebbero piccole anche per un detenuto ne ospitano due, i 3 mq per detenuto al netto di letto e suppellettili in molte non sono rispettati.
Sono presenti dei congelatori di uso comune, a loro la Direttrice ha fatto aggiungere un frigorifero per ogni piano.

I detenuti chiedono notizie del decreto carceri e della proposta di legge di Giachetti sulla liberazione anticipata, ma proprio questa (l’unica davvero utile) è stata per il momento esclusa e rimandata in commissione; molti di loro hanno residui pena brevi o molti brevi, ma non riescono ad accedere alle misure alternative, un uomo sulle stampelle affetto da una sclerosi ha soltanto pochi mesi da scontare e non riesce ad accedervi, ci chiediamo se davvero debba rimanere in carcere.

Un dato senz’altro positivo è la presenza di ventilatori nelle celle, non tutti i detenuti li hanno perchè sono in vendita, ma la presenza di una presa in ogni cella ha aiutato, in altri istituti visitati sono completamente assenti, a Chiavari sono stati resi disponibili solo tre giorni fa.

Altra importante novità è l’attivazione di un impianto di aria condizionata al terzo piano, l’area trattamentale ricavata nel sottotetto dove si trovano le aule scolastiche, la biblioteca, la piccola palestra e la saletta che ospita attività teatrale e il cineforum, una risorsa importante per il carcere prima difficilmente fruibile nei mesi estivi per il gran caldo; era un intervento previsto nella ristrutturazione del 2021 e finalmente è stato portato a termine .

Non sono presenti corsi di scuola media superiore, ci viene spiegato per mancanza di richiesta, nessun detenuto è iscritto al momento al polo universitario, esiste da anni un buon rapporto con alcune associazioni che portano corsi e attività e un discreto numero di volontari fa accesso in istituto.
Le opportunità di lavoro presenti sono solo quelle del lavoro interno (a rotazione) per la mancanza di spazi atti ad ospitarne altre.

Una soluzione praticabile sarebbe quella di aumentare il numero dei detenuti ammessi al lavoro esterno, a Genova negli ultimi mesi è stato fatto con ottimi risultati con la collaborazione determinante del Comune e di alcune associazioni per attività di ristorazione e assistenza disabili in spiaggia, qualcosa del genere potrebbe essere fatto anche a Imperia, ma occorrono dei progetti e la collaborazione del Comune che non può limitarsi a proporre i “lavori di pubblica utilità”, per i quali non è prevista alcuna forma di retribuzione .

I due passeggi sono di limitate dimensioni e quello dedicato alla attività sportiva può ospitare solo pallavolo e pallamano, non c’è spazio per un campetto di calcio (che sarebbe risorsa preziosa). Una questione irrisolta è quella del recupero della vecchia sezione di isolamento nel vano seminterrato, con celle che avevano necessità tutto il giorno di luce artificiale, abbandonata anni fa; si era progettato di spostarvi l’area medica e ora l’amministrazione parrebbe intenzionata a riportarla ad uso detentivo, il Comandante stesso ci ha esternato le sue perplessità in merito; a nostro avviso è totalmente inadatta e potrebbe essere invece possibile recuperare qui spazi per l’attività lavorativa che mancano da sempre.

In conclusione un ragionamento sull’edilizia penitenziaria: Imperia, nonostante i limiti e le criticità dell’edificio che abbiamo cercato di evidenziare, non ha bisogno di un nuovo carcere di dimensioni più importanti e l’idea di realizzarlo in luogo lontano dall’abitato è da respingere, l’esperienza infelicissima di Sanremo che sconta a caro prezzo la sua collocazione dovrebbe insegnare qualcosa.

La prossima realizzazione a Ponente non potrà che essere il nuovo carcere di Savona e sarà opportuno realizzarlo a Savona o in sua immediata prossimità e non a molti km di distanza dalla città e dal Tribunale. Le istituzioni locali potrebbero fare molto per migliorare la situazione della casa circondariale promuovendo progetti per il lavoro e il reinserimento sociale, uno strumento senz’altro utile (a Imperia e Sanremo) resta a nostro avviso la nomina di un garante comunale sul modello di quanto Genova e La Spezia hanno già fatto».

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