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Giovanni Toti torna libero, le prime parole: «Quello che è accaduto è un processo alla politica. Ci difenderemo»

1 agosto 2024 | 13:37
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Giovanni Toti torna libero, le prime parole: «Quello che è accaduto è un processo alla politica. Ci difenderemo»

«I magistrati interpretano le leggi ma la politica quelle leggi le fa. L’autonomia della politica, come quella della giustizia, dovrebbero essere un patrimonio di tutti»

Ameglia. Dopo 86 giorni agli arresti domiciliari, l’ex presidente di Regione Liguria Giovanni Toti è tornato libero. E, come in passato, è tornato sui social, per far sentire la propria voce.

«Sono mancato per un po’, e soprattutto mi siete mancati tanto. Grazie mille a tutti coloro che in questi 86 giorni tramite la famiglia, l’avvocato, e in ogni modo possibile, mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza. È stato il maggior conforto in questi giorni bui». Ha scritto l’ex governatore, in un lungo messaggio affidato al suo profilo Instagram, che ha accompagnato con una foto che lo ritrae sorridente.

Sulla vicenda giudiziaria che lo vede indagato dalla Procura di Genova per corruzione, violazione della legge sui finanziamenti ai partiti, Toti scrive: «Ci difenderemo da ogni accusa, con la coscienza a posto di chi non ha mai intascato un centesimo dei liguri, ma lasciamo una Liguria più ricca: di lavoro, di opportunità, di speranze. Quello che è accaduto in questi tre mesi è un processo alla politica: ai finanziamenti, trasparenti e legali, agli atti, anch’essi legali e legittimi, che abbiamo ritenuto necessari e utili a far crescere la nostra terra. Tutto questo sarà tema di confronto in tribunale. Soprattutto spero sia oggetto di vera e definitiva riflessione della politica. Della politica tutta o, almeno, di coloro che non ritengono di usare opportunisticamente la giustizia a scopo politico. Mai come in questo caso l’autonomia della politica, la sovranità popolare, il suo finanziamento trasparente, la sua possibilità di indirizzare lo sviluppo e la crescita sono stati al centro del confronto tra la giustizia e il potere sovrano che discende dal popolo».

E ancora. «I magistrati interpretano le leggi ma la politica quelle leggi le fa. L’autonomia della politica, come quella della giustizia, dovrebbero essere un patrimonio di tutti. Difficile sperare consapevolezza da chi riempie le piazze di luglio (riempie, insomma…), festeggiando l’aiuto arrivato. Ho fiducia in chi crede nella democrazia liberale e spero colga queste vicende come un definitivo campanello che suona per ricordare l’inerzia di troppi anni».

Sulle dimissioni: «Mi sono dimesso, richiamando tutti voi al voto, perché ora tocca ai cittadini decidere invece la sorte della nostra terra: andare avanti con la Liguria protagonista che abbiamo costruito, o consegnarla alla cappa grigia dell’ipocrisia, della cultura del sospetto, dell’immobilismo, della doppia morale capace di  oscurare già in questi giorni anche il fulgido sole di agosto. Sarebbe un futuro che, se possibile, appare già peggio del passato che ci siamo lasciati alle spalle».