Infiltrazioni mafiose e libertà di stampa, “La Scelta” di Sigfrido Ranucci ieri a Ospedaletti

1 luglio 2024 | 12:47
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L’autore e conduttore di Report accolto dal pubblico delle grandi occasioni: «In atto tentativi di arrivare all’oblio di Stato»

Ospedaletti. Il pubblico delle grandi occasioni ha accolto ieri sera nella cornice dell’auditorium comunale di Ospedaletti, l’autore e conduttore del programma d’inchiesta Report, Sigfrido Ranucci. Oltre 500 persone hanno acclamato il giornalista della Rai che per l’occasione ha presentato il suo ultimo libro “La Scelta” (Bompiani 2024). L’evento è stato organizzato dal Comune in collaborazione con la libreria Ubik di Sanremo. A moderare l’incontro Daniela Cassini, letture affidate all’attore Franco La Sacra.

In un contesto blindato per ragioni di sicurezza (Ranucci è uno dei 22 giornalisti italiani attualmente sotto scorta), il volto di Report ha raccontato alcuni capitoli chiave della sua vita, tradotti nel libro. «Un confessionale politico e intimo insieme», come l’ha definito la moderatrice, «che intreccia la carriera di Ranucci come reporter e uomo, padre e marito. Un omaggio alle persone incontrate lungo il proprio cammino di indagatore dei fatti che il potere vuole rimangano nascosti».

Tra i racconti chiave quello dell’inchiesta sull’uso da parte dell’esercito americano del fosforo bianco a Fallujah (il più grande scoop giornalistico della Rai degli ultimi 50 anni), la scoperta dell’ultima intervista di Paolo Borsellino, rilasciata a una troupe francese pochi giorni prima della strage di Capaci. Un documento rimasto inedito fino al 2000, la cui pubblicazione diede il via all’Editto Bulgaro scagliato dal governo Berlusconi contro Luttazzi, Biagi e Santoro. Nella Scelta ci sono anche gli “odori” di Ground Zero dopo l’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle, il caso Parmalat e i capolavori d’arte di Calisto Tanzi ritrovati grazie al lavoro di Ranucci. Tanti altri casi che hanno fatto la storia del giornalismo d’inchiesta italiano.

Prima del dibattito, il frontman di Report è tornato a legarsi all’attualità del Ponente ligure, commentando le parole del prefetto di Imperia, Valerio Massimo Romeo, che nelle scorse settimane ha espressamente detto che nell’ambito degli appalti pubblici degli enti locali a Imperia e provincia “non emergono criticità legate alle infiltrazioni mafiose”. «Secondo me bisogna mettersi d’accordo, nel senso che se uno si aspetta la mafia di una volta che uccide in maniera indiscriminata, ovviamente non ci siamo. La capacità della mafia è stata proprio quella di mimetizzarsi nel tessuto imprenditoriale, sociale, politico e istituzionale. E’ difficilmente percepibile se non quando avvengono dei fenomeni clamorosi», – ha spiegato Ranucci -. «La presenza della ‘Ndrangheta la conferma la sua capacità di sopravvivenza, di essere una delle organizzazioni criminali più potenti al mondo grazie al riciclo dei soldi laddove c’è la possibilità, ovvero un tessuto imprenditoriale buono, che facilita il riciclaggio. Spesso i capitali illeciti finiscono in queste cittadine (il riferimento è alla Riviera dei fiori, ndr), che vivono in un sistema che io definisco un “groviglio armonioso”, dov’è difficilissimo percepire il fenomeno mafioso. Ci vuole una grande competenza investigativa e soprattutto memoria».

La libertà di stampa. Tra i temi toccati da Ranucci c’è stato quello della libertà d’informazione e di stampa. Un altro link alle proposte di legge che il governo Meloni sta portando avanti per impedire la pubblicazione di notizie di cronaca o che mirano a reintrodurre il carcere per i giornalisti. Per il conduttore di Report sono tentativi di creare un “oblio di Stato”. «Ci dimentichiamo che l’Europa, culla della civiltà, ha visto morire in questi ultimi anni cinque giornalisti. Crimini rimasti senza colpevoli. L’Italia è un paese che ha 270 cronisti sotto tutela per il tipo di lavoro che fanno e 22 completamente sotto scorta. In questo contesto, – ha concluso Ranucci -, stanno per essere approvate una serie di leggi liberticide: il carcere per i giornalisti e l’impossibilità di scrivere i nomi degli arrestati. Nel 2025 potrebbe arrivare la tempesta perfetta, l’oblio di Stato, quando entrerà in vigore la riforma Cartabia che consentirà agli imputati di uscire dal processo con il meccanismo dell’improcedibilità. In pochi sanno che con l’improcedibilità, all’imputato è data la possibilità di rendersi anonimo alla collettività e alla giustizia».