Attesa per la liberazione di Toti, cosa rimarrà degli arancioni?

27 luglio 2024 | 14:00
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Attesa per la liberazione di Toti, cosa rimarrà degli arancioni?

Il punto con i sindaci Mario Conio e Armando Biasi. L’assessore Scajola: «Spero di rivedere Giovanni la prossima settimana»

Imperia. Le dimissioni di Giovanni Toti riconsegnano il governo della Regione Liguria alla volontà popolare, con le elezioni anticipate che dovrebbero tenersi nei prossimi tre mesi, a fine ottobre o metà novembre in concomitanza al rinnovo del consiglio regionale dell’Emilia Romagna e probabilmente anche dell’Umbria. Un triplo test elettorale per la premier Meloni e tutto il centrodestra.

Le dimissioni del leader regionale degli arancioni segnano un punto di svolta per il movimento fondato Toti, che in provincia di Imperia ha raccolto l’appoggio di tanti amministratori locali e l’adesione di sindaci influenti. Due su tutti: Mario Conio a Taggia e Armando Biasi a Vallecrosia. Per entrambi è arrivata la rielezione a furor di popolo alla scadenza del primo mandato in Comune. Poi c’è il super assessore all’Urbanistica, Marco Scajola, fedelissimo di Toti, suo braccio destro per il Ponente. E’ finita una stagione? Questa la domanda che poniamo ai tre alfieri del civismo ligure, una corrente che alle ultime regionali aveva stravinto, surclassando la concorrenza interna dei partiti tradizionali: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

«Mi sono sempre riconosciuto nel “civismo”, lo prova che da quando faccio politica non ho mai preso una tessera di partito, neanche di Cambiamo in realtà. Mi sono sempre riconosciuto nell’azione del presidente Toti, che ha rappresentato la figura di “sindaco della Liguria”, portando dinamismo nell’Amministrazione pubblica. Fatta salva la verifica della magistratura, spero che non venga delegittimata la persona, – spiega il sindaco di Taggia, Mario Conio -. Rifuggo ogni giudizio affrettato, così come non credo ai complotti, alla magistratura che si vuol sostituire alla politica. Ci sono regole che vanno rispettate sia quando fanno piacere che non. Mal tollero una certa sinistra che si fa guidare dalle antipatie personali, priva di capacità di analisi. Da una parte compiacente con i suoi, tanto da far candidare ed eleggere un’indagata per reati contro la persona (Conio si riferisce al caso Salis, eletta parlamentare europeo). Quei Savonarola che avrebbero voluto le dimissioni dopo 24 ore, come la Schlein che non ha atteso un secondo prima di rilasciare dichiarazioni sulle dimissioni. Vorrei una politica più matura».

«Venendo a Cambiamo – continua Conio -, credo che l’esperienza non si debba disperdere. Tutto un mondo moderato, che secondo me esprime la maggioranza della nostra provincia, non lo vuole. Ci deve essere una capacità di tenere unito il gruppo da parte dei massimi esponenti regionali, Marco Scajola per l’Imperiese e Giacomo Giampedrone per lo Spezzino. L’imminenza del voto ci porta a serrare le fila dei sindaci».

Come si porrà in vista delle regionali. A livello partitico, a chi si sente più affine?: «La mia intenzione è continuare a essere un amministratore civico, concentrato h24 per la mia città, al centro dei miei obiettivi e interessi. In linea generale, per quella che è la mia storia, mi sento affine a Forza Italia. Questo non vuol dire che sia mia intenzione entrarci. Alle europee ho sostenuto l’iniziativa portata avanti dagli Scajola, Claudio e Marco, per un appoggio del mondo civico a chi sostiene i valori del partito popolare europeo. Forza Italia potrebbe essere un ottimo laboratorio “neo-democristiano”, che nella Lega di Salvini non può nascere, così come in Fratelli d’Italia, della quale salvo la premier Giorgia Meloni e l’amico Gianni Berrino, ma che spesso non è in sintonia con la mia sensibilità politica».

Armando Biasi. «Ricordo con dolore e rammarico la violenza subita nel 2013, quando da sindaco fui costretto alle dimissioni per accuse infondate e ridicole, che dopo 3 anni si conclusero con la richiesta di archiviazione da parte dello stesso pm di Genova. Nessuno mi ha risarcito di tutte le violenze morali affrontate. Giovanni è stato trattato come il peggior delinquente, senza il rispetto della dignità e delle regole costituzionali», – premette il sindaco di Vallecrosia -. «Con le sue dimissioni si apre un nuovo scenario. C’è stata già un’esperienza alle politiche di Noi moderati che non ha prodotto un ottimo risultato, perché con il sistema attuale le aree moderate non riescono ad affermarsi a livello nazionale. Mi auguro che l’idea alla base della nascita di Cambiamo, il buon governo dei sindaci e degli amministratori, possa rappresentare un esempio sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Il coinvolgimento dell’area civica rappresentata dagli amministratori locali può essere l’ago della bilancia per la vittoria. Da sindaco civico di Vallecrosia, senza tessere – conclude Biasi -, valuterò le proposte che mi sono arrivate da ambo gli schieramenti per una mia possibile candidatura. Mi sento vicino a chi ha un progetto politico e una classe dirigenziale degna di questo nome. Non ne faccio un ragionamento di bandiera. In passato sono stato segretario provinciale di An e ho fatto parte del Pdl. Oggi, però, non vedo una progettualità che mi soddisfi appieno».

Chi non ritiene sia il momento di affrontare la questione futuro di Cambiamo, almeno prima di aver avuto un contatto diretto con l’ex governatore di nuovo libero, è l’assessore Marco Scajola: «Dal 2015, insieme a Giovanni abbiamo fatto un percorso politico e umano straordinario. Il movimento di Cambiamo si è evoluto nel tempo, fino a includere il nome del presidente nel simbolo. Ora ritengo doveroso rimanere in silenzio e attendere di poterlo nuovamente incontrare il prima possibile».