Ennesima aggressione

Detenuto pretende colloquio con i figli e scatena la sua ira, feriti due agenti nel carcere di Imperia

Hanno riportato una prognosi rispettivamente di 30 e 5 giorni

riviera24 - Sindacati al carcere di Imperia

Imperia. «Ieri pomeriggio a Imperia l’ennesima grave aggressione. A rimetterci sono stati due agenti di polizia penitenziaria che nel tentativo di placare l’ira di un detenuto italiano, giudicabile, in carcere per reati di maltrattamenti in famiglia, che pretendeva un colloquio con i figli, ferendo i due agenti che trasportati al Pronto Soccorso del nosocomio cittadino hanno riportato una prognosi rispettivamente di 30 e 5 giorni». A darne notizia è Fabio Pagani, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

«Peraltro, la Polizia penitenziaria è stretta fra l’incudine della violenza dei detenuti e il martello delle inchieste della magistratura, considerato che pressoché a ogni intervento necessario per ristabilire un minimo di ordine e sicurezza partono le denunce degli stessi autori dei disordini, molto spesso, nel solo tentativo di precostituirsi un alibi. Non è raro, ormai, che le donne e gli uomini del Corpo, solo per fare il proprio dovere, si sentano dire da ristretti che faranno la fine dei colleghi di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia – spiega Pagani – . Del resto, se si considerano anche 52 suicidi fra i detenuti e 5 nella Polizia penitenziaria, omicidi, stupri, violenze e traffici illeciti di ogni genere, il paragone delle odierne prigioni a teatri di guerra non sembra affatto esagerato.

Allora è di tutta evidenza che una situazione emergenziale, anche per il sovraffollamento detentivo, sono 14mila i detenuti in più, e l’insufficienza di operatori, al Corpo di polizia penitenziaria mancano 18mila unità, non possa essere efficacemente affrontata con misure e strumenti ordinari», aggiunge il sindacalista.

«Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il Governo Meloni e il Parlamento tutto ne prendano atto e varino un decreto carceri per affrontare le questioni preminenti e, parallelamente, si avvii un percorso di riforme complessive per l’intero apparato d’esecuzione penale e, particolarmente, per quello inframurario. Presto, nostro malgrado, si toccherà un punto di non ritorno», conclude Pagani .

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